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Il viaggio della vita in treno.

Questo di Adriano è un REGALONE.

I ricordi donati sono sempre regali importanti.

(GRAZIE ADRIANO!)


Il viaggio della vita in treno.

Adriano

Dedicato a Endorsum. Glielo devo.

Cara Endy (ormai ti chiamano in tanti così),

dopo il tuo post di oggi, mi hai fatto ricordare quanto io ami viaggiare, e infatti ogni volta che posso, aereo e treni non mancano mai nelle mie scorrazzate continentali.

Il primissimo viaggio lo feci in aereo all’età di 6 anni, volo Alghero-Pisa effettuato da ATI perché i biglietti costavano un po’ meno di quelli Alitalia.

L’aereo era un McDonnell Douglas DC-9 e si saliva su una scaletta posta in coda all’aereo.

Con gli anni poi ho viaggiato con diverse compagnie e su diversi aerei, inclusi gli ATR-42 e ATR-72, che definirli rumorosi è un eufemismo. Diciamo che un trattore agricolo a piena potenza è più silenzioso. Ovviamente a me capitavano sempre i posti attaccati ai motori, quindi puoi immaginare la gioia che avevo ogni volta che dovevo partire con quei cosi con le ali.

Non mi ricordo invece la prima volta che viaggiai in treno, ma fu dopo (ero sempre piccolo comunque). Ricordo solo che rimasi a bocca aperta quando vidi questo mezzo enorme con delle ruote strane, diverse da tutti gli altri mezzi che avevo visto. E poi era alto, per salire c’erano degli scalini…

Il fatto poi di avere uno zio capotreno mi avvantaggiò non poco sia nei viaggi (anche successivi), sia perché mi portava nelle stazioni a farmi vedere tutti i treni che passavano spiegandomi quali erano e dove andavano.

E allora vai con il mitico E656 Caimano, le carrozze passeggeri prima amaranto e grigie e poi blu e grigie, le varie automotrici ALn 663 e 668, il Pendolino (ETR 450), fino al primo treno ad alta velocità, l’ETR 500. E poi più recentemente i vari ItaloMinuettoJazz e l’ultimo è stato il Rock il mese scorso. Gran bel treno, te lo posso assicurare!

Non dimentico nemmeno i treni merci che ogni tanto passavano e che non finivano mai da quanto erano lunghi e i mezzi speciali per le manutenzioni, così diversi da tutti gli altri ma non per questo meno affascinanti. Visite speciali anche alla stazione di Livorno e nella zona vicino all’interporto.

Vedevo poi treni speciali entrare dentro la ormai ex raffineria ENI (con all’interno il relativo Costiero Gas dove attraccavano grandi navi gasiere) sempre in zona, e molte altre cose ancora.

Ma quello che mi affascinava allora come oggi non erano solo i treni ma anche ciò che vedevo nelle stazioni e chi trovavo poi a viaggiare insieme a me, e di compagni di viaggio di ogni tipo, provenienza ed età ne ho avuti un bel po’.

Dal finestrino i paesaggi a volte sono belli, altre volte troppo rapidi per poter essere visti (e su un Frecciarossa o Italo che va a 300 Km/h è un po’ difficilino scorgere certe cose a quella velocità). Nelle piccole stazioni puoi trovare due persone come decine che non aspettano altro che di salire sulla prima carrozza che gli si para davanti, mentre nelle grandi c’è un mondo a sé, specialmente in quelle molto grandi.

Sentire i racconti di sconosciuti, di persone al telefono o di coppie che parlano, vedere ragazze che tentano di trattenere le lacrime ma non ci riescono nonostante ce la mettano tutta, pensare a tutto questo e riflettere sul tutto e sul nulla allo stesso tempo.

Fermarsi sulla panchina di una stazione piccola per un po’ di tempo e guardare i treni che passano, annunciati dalla classica voce dall’altoparlante, ora che funziona e ora che gracchia un po’ o va ad intermittenza. Sentire se il treno è in orario, in anticipo o in ritardo e di quanto.

Poco importa la sua destinazione, dentro quelle carrozze ci sono persone con i propri problemi, le proprie aspettative, la propria vita, chi è in vacanza e chi al lavoro, chi sta tornando e chi sta partendo.

Tutto all’interno del piccolo spazio di un vagone, singolo o a due piani (tre nel Rock) che sfreccia a velocità variabile trainato insieme agli altri da un locomotore e da una carrozza semipilota.

In fondo, a pensarci bene, la nostra vita sembra proprio un viaggio in treno. Si va ovunque e ogni tanto ci si ferma, si incontrano tanti compagni di viaggio e non si sa mai se arriverà in orario, in anticipo o in ritardo.

Ma forse il bello è proprio questo.

Dedicato a Endorsum. […]

Il viaggio della vita in treno. — L’angolo del Dottor Divago
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Ancora treni?

Sì sì!

Questi sono quelli che mi avete segnalato!

Grazie! 😀

Da Alessandro Gianesini
Da Alessandro Gianesini
Da SabineStuartDeChevalier
Da Adriano
Da Arcadio Lume
Da Tra Italia e Finlandia
Da Kikkakonekka
Da Kikkakonekka (anche se qui il termine “treno” non è letterale, è come dire “il filo del discorso”)
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Chi scrive

Treni!

Chi mi segue sa che ho una certa e malcelata passione per i treni.

Ma perché?

Mah. Davvero, non ne ho idea.

Li metto qui in attesa dell’evento…

Be’, con questi Signori l’unica è lasciarsi ondeggiare, il resto vien da sé.
(Love is a real train · Tangerine Dream)
Tangerine dream – Love On A Real Train
PAT METHENY – Last Train Home
John Coltrane – Blue train
PHILIP AABERG – That Train
Twilight Train – Dan Lebowitz
The Doobie Brothers – Long Train Running
Josh Turner – Long Black Train
HI-LO & Chocolate Puma – Steam Train
The Gap Band – Party Train
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Segnalazioni e una domanda

segnalazione 1!

Ombelicale

Un nome. Un grido di battaglia.

Il blog in questione cerca testi a tema.

Chi ne ha, o decide di scriverne uno, non si faccia problemi: mandi!

Immagine presa da qui

segnalazione 2!

Ripubblico questo raccontino perché mi piace.
E poi voglio fare un dispetto al suo autore.

Rurale

GIANNI

In quella valle si coltivavano pomodori da salsa, ma solo da qualche anno, perché prima, invece, preferivano quelli da merenghe. C’era chi aveva cercato di creare una variante da tango, però niente, lì non attecchivano bene, l’aria era così diversa dall’Argentina da cui provenivano e allora avevano ripiegato sulla salsa, che comunque metteva allegria.

Come ogni sera, con la vanga in mano, il contadino tornava verso casa, dove lo aspettava la cagnetta Milly, una cagnetta poltrona, che stava sempre in salotto, accanto al divano, attenta a che nessuno le si sedesse sopra.

In genere quando il sole tramontava il padrone arrivava, toglieva gli abiti da lavoro, e dopo essersi ripulito dava alla cagnetta la cena, a base di crocchette. Tutto qua, una vita rurale, fatta di piccole cose.


…e poco altro (questo racconto verrà abbandonato all’oblio)


Immagine presa da qui

una domanda

Ho intenzione di iniziare un conto alla rovescia per lanciare una novità del sito: di quanti giorni lo doto?

Intanto che ci pensate allego una musica che ben rende il lavoro matto per finire di preparare la novità in questione.
(Treni… eh!)

PAT METHENY – Last Train Home

risposte

  • Adriano: per il conto alla rovescia direi 7 giorni
  • ivano: Giorni? Giorni??? Te la vuoi prendere comoda eh!? Dài dài, in posizione e… Dieci… nove… otto… 
  • Kikkakonekka: I conti alla rovescia non iniziano quasi sempre da 10?