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Dei

@didiluce ha scattato attimi che trovo di un’infinita serena intimità. La ringrazio per avermeli concessi. Ringrazio anche il Muso per il rischio preso!
Ho provato ad aggiungere il testo.

Buona visione e buona lettura!


Dei

Ti ricordi quando il mondo tra le mani era perfetto? Ancora piccolo, ma grandioso e alla nostra portata. Sfera che rifletteva sogni, vi si nutriva, e noi pure. Beati, lì, rapiti, a giocare agli Dei.

Fotografia di @didiluce photo blog

Poi abbiamo alzato lo sguardo, ricordi? Attirati finalmente dall’intorno. La natura ci ha soffocati di bellezza e il mondo si è schiacciato ai poli.

Fotografia di @didiluce photo blog

E poi noi. Sai. Ci siamo visti strani, per la prima volta. Senza capire abbiamo mescolato tutto, anche i nostri profili. E non c’è stata gioia più grande. E il mondo ha inclinato l’asse.

Fotografia di @didiluce photo blog

Ti ricordi poi come andò? Mi senti? Ricordi come andò poi?


MUSALOGIA?

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Il viaggio della vita in treno.

Questo di Adriano è un REGALONE.

I ricordi donati sono sempre regali importanti.

(GRAZIE ADRIANO!)


Il viaggio della vita in treno.

Adriano

Dedicato a Endorsum. Glielo devo.

Cara Endy (ormai ti chiamano in tanti così),

dopo il tuo post di oggi, mi hai fatto ricordare quanto io ami viaggiare, e infatti ogni volta che posso, aereo e treni non mancano mai nelle mie scorrazzate continentali.

Il primissimo viaggio lo feci in aereo all’età di 6 anni, volo Alghero-Pisa effettuato da ATI perché i biglietti costavano un po’ meno di quelli Alitalia.

L’aereo era un McDonnell Douglas DC-9 e si saliva su una scaletta posta in coda all’aereo.

Con gli anni poi ho viaggiato con diverse compagnie e su diversi aerei, inclusi gli ATR-42 e ATR-72, che definirli rumorosi è un eufemismo. Diciamo che un trattore agricolo a piena potenza è più silenzioso. Ovviamente a me capitavano sempre i posti attaccati ai motori, quindi puoi immaginare la gioia che avevo ogni volta che dovevo partire con quei cosi con le ali.

Non mi ricordo invece la prima volta che viaggiai in treno, ma fu dopo (ero sempre piccolo comunque). Ricordo solo che rimasi a bocca aperta quando vidi questo mezzo enorme con delle ruote strane, diverse da tutti gli altri mezzi che avevo visto. E poi era alto, per salire c’erano degli scalini…

Il fatto poi di avere uno zio capotreno mi avvantaggiò non poco sia nei viaggi (anche successivi), sia perché mi portava nelle stazioni a farmi vedere tutti i treni che passavano spiegandomi quali erano e dove andavano.

E allora vai con il mitico E656 Caimano, le carrozze passeggeri prima amaranto e grigie e poi blu e grigie, le varie automotrici ALn 663 e 668, il Pendolino (ETR 450), fino al primo treno ad alta velocità, l’ETR 500. E poi più recentemente i vari ItaloMinuettoJazz e l’ultimo è stato il Rock il mese scorso. Gran bel treno, te lo posso assicurare!

Non dimentico nemmeno i treni merci che ogni tanto passavano e che non finivano mai da quanto erano lunghi e i mezzi speciali per le manutenzioni, così diversi da tutti gli altri ma non per questo meno affascinanti. Visite speciali anche alla stazione di Livorno e nella zona vicino all’interporto.

Vedevo poi treni speciali entrare dentro la ormai ex raffineria ENI (con all’interno il relativo Costiero Gas dove attraccavano grandi navi gasiere) sempre in zona, e molte altre cose ancora.

Ma quello che mi affascinava allora come oggi non erano solo i treni ma anche ciò che vedevo nelle stazioni e chi trovavo poi a viaggiare insieme a me, e di compagni di viaggio di ogni tipo, provenienza ed età ne ho avuti un bel po’.

Dal finestrino i paesaggi a volte sono belli, altre volte troppo rapidi per poter essere visti (e su un Frecciarossa o Italo che va a 300 Km/h è un po’ difficilino scorgere certe cose a quella velocità). Nelle piccole stazioni puoi trovare due persone come decine che non aspettano altro che di salire sulla prima carrozza che gli si para davanti, mentre nelle grandi c’è un mondo a sé, specialmente in quelle molto grandi.

Sentire i racconti di sconosciuti, di persone al telefono o di coppie che parlano, vedere ragazze che tentano di trattenere le lacrime ma non ci riescono nonostante ce la mettano tutta, pensare a tutto questo e riflettere sul tutto e sul nulla allo stesso tempo.

Fermarsi sulla panchina di una stazione piccola per un po’ di tempo e guardare i treni che passano, annunciati dalla classica voce dall’altoparlante, ora che funziona e ora che gracchia un po’ o va ad intermittenza. Sentire se il treno è in orario, in anticipo o in ritardo e di quanto.

Poco importa la sua destinazione, dentro quelle carrozze ci sono persone con i propri problemi, le proprie aspettative, la propria vita, chi è in vacanza e chi al lavoro, chi sta tornando e chi sta partendo.

Tutto all’interno del piccolo spazio di un vagone, singolo o a due piani (tre nel Rock) che sfreccia a velocità variabile trainato insieme agli altri da un locomotore e da una carrozza semipilota.

In fondo, a pensarci bene, la nostra vita sembra proprio un viaggio in treno. Si va ovunque e ogni tanto ci si ferma, si incontrano tanti compagni di viaggio e non si sa mai se arriverà in orario, in anticipo o in ritardo.

Ma forse il bello è proprio questo.

Dedicato a Endorsum. […]

Il viaggio della vita in treno. — L’angolo del Dottor Divago