Ti salvo la vita, piccola, ci penso io. Poi la tua vita diventa mia. Anche quelle dei tuoi discendenti.
Mi è tutto dovuto, con quel che ho speso!
Mammammerica vuole ch’io sia una portaerei nel Mediterraneo per tutte le sue guerre in differita. Mammammerica ha sempre ragione.
Mammammerica mi ama come si amano le colonie: possiamo pure crepare tutti.
Cosa dite? Non è il caso di fare sarcasmo? Sono un’adolescente che si crede furba e che non ha ancora compiuto il suo rito di passaggio, l’emancipazione?
E cosa dovrei mai fare?
Smettere di obbedire? Responsabilizzarmi? Diventare una nazione con il coraggio del ripudio della guerra? Dovrei rinunciare al guadagno da produzione d’armi? Dovrei disintossicarmi?? Dovrei diventare neutrale???
Non ho abbastanza autostima.
Mi crogiolerò nella paura, che basta e avanza.
David Bowie – I’m Afraid of Americans (Official Music Video) [4K Upgrade]
I’M AFRAID OF THE AMERICANS – HO PAURA DEGLI AMERICANI
(Music Bowie/Eno – Lyrics Bowie)
Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny’s in America Low tech at the wheel Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Nobody needs anyone They don’t even just pretend Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny’s in America CHORUS I’m afraid of Americans I’m afraid of the world I’m afraid I can’t help it I’m afraid I can’t I’m afraid of Americans Johnny’s in America Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny wants a brain Johnny wants to suck on a Coke Johnny wants a woman Johnny wants to think of a joke Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny’s in America Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh CHORUS I’m afraid of Americans Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny’s in America Johnny looks up at the stars Johnny combs his hair And Johnny wants pussy in cars Johnny’s in America, uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh I’m afraid of Americans Johnny’s an American Johnny’s an American CHORUS Yeah, I’m afraid of Americans I’m afraid of the words I’m afraid I can’t help it I’m afraid I can’t I’m afraid of Americans God is in America God is in America God is in America, uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uhStinky weather, Fat shaky hands Dopey morning Doc, Grumpy gnomes Little wonder then, little wonder You little wonder, little wonder you Big screen dolls, tits and explosions Sleepytime, Bashful but nude Little wonder then, little wonder You little wonder, little wonder you I’m getting it Intergalactic, see me to be you It’s all in the tablets,
Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny è in America Bassa tecnologia al volante Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Nessuno ha bisogno di nessuno Non fanno neanche finta Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny è in America RITORNELLO Ho paura degli Americani Ho paura del mondo Temo di non poterci far nulla Temo di non potere Ho paura degli Americani. Johnny è in America. Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny vuole un cervello Johnny vuole scolarsi una Coca Johnny vuole una donna Johnny vuole pensare ad uno scherzo Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny è in America Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh RITORNELLO Ho paura degli americani Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Johnny è in America Johnny guarda in su verso le stelle Johnny si pettina i capelli E Johnny vuole la fica in macchina Johnny è in America, Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh Ho paura degli Americani Johnny è Americano Johnny è Americano RITORNELLO Si, ho paura degli Americani Ho paura delle parole Temo di non poterci far niente Temo di non potere Ho paura degli Americani Dio è in America Dio è in America Dio è in America, Uh-uh-uh uh, uh, uh-uh uh-uh-uh
Giuseppe Verdi – La forza del destino – ‘Pace, pace mio Dio’ aria (Anna Netrebko; The Royal Opera)
SCENA VI
Presso la grotta di Leonora. Valle tra rupi inaccessibili, attraversata da un ruscello. Nel fondo a sinistra dello spettatore è una grotta con porta praticabile, e sopra una campana che si potrà suonare dall’interno. La scena si oscura lentamente; la luna apparisce splendidissima. Donna Leonora, pallida, sfigurata, esce dalla grotta, agitatissima. Leonora
LEONORA Pace, pace, mio Dio! Cruda sventura M’astringe, ahimé, a languir; Come il dì primo Da tant’anni dura Profondo il mio soffrir. L’amai, gli è ver! Ma di beltà e valore Cotanto Iddio l’ornò. Che l’amo ancor. Né togliermi dal core L’immagin sua saprò. Fatalità! Fatalità! Fatalità! Un delitto disgiunti n’ha quaggiù! Alvaro, io t’amo. E su nel cielo è scritto: Non ti vedrò mai più! Oh Dio, Dio, fa ch’io muoia; Che la calma può darmi morte sol. Invan la pace qui sperò quest’alma In preda a tanto duol. Va ad un sasso ove sono alcune provvigioni deposte dal Padre Guardiano Misero pane, a prolungarmi vieni La sconsolata vita … Ma chi giunge? Chi profanare ardisce il sacro loco? Maledizione! Maledizione! Maledizione!
– È il primo giorno di primavera, Annarita. – È il primo giorno di primavera, Ferruccio.
E anche quest’anno il rito è compiuto. L’antica promessa pagana ha preso forma, riscaldando in loro la certezza di aver tenuto fede a qualcosa di soprannaturale.
Certo vi è stato qualche particolare fuori posto: le voci arrochite dal tempo, o dall’emozione di trovarsi finalmente di fronte; la forza e la pervasività di una canzone oggi ancor più viva nelle loro menti; l’esitazione (visibile nell’accento carico di sentimento appoggiato sul nome altrui) nel riconoscere la primigenia gerarchia di fede dopo decenni dedicati alle rispettive missioni di vita.
Nella canonica del paese che li ha cresciuti in una fanciullezza carica di ideali e promesse dirette al e dal futuro, riescono ora, trapassati gli anni, a guardarsi finalmente negli occhi.
Le mani di Ferruccio si rifugiano in quelle di Annarita, portando una primula e Annarita ha un piccolo cedimento al ginocchio destro. Ferruccio allunga la mano e l’avambraccio a sostegno del gomito di Annarita e lei veloce raggiunge con la mano libera la spalla di lui.
In un attimo si accorciano tutte le distanze. Non rimane che accennare un passo di valzer.
– Non mi hai detto cosa ci fai qui. – Avevo espresso il desiderio di morire circondato dai canti dei nativi. Figurarsi! Sono stato strappato dalla Missione e riconsegnato al luogo di partenza. Ora sono un vecchio parroco che non potrà far troppi danni, dato il dolore per la privazione del sogno e l’età avanzata. E tu? – Sto terminando la conta dei beni di famiglia al fine di lasciar l’eredità alle consorelle. Per convincermi della necessità del gesto, nell’ultimo decennio mi hanno spostata dall’educativo al gestionale. Una vecchia suora senza parenti non può che pensare alle giovani bisognose di mezzi e aiuti.
Si sorridono. I passi di danza continuano. La musica si consolida tra le menti. Lo sguardo complice fotografa un pensiero comune.
– È il primo giorno di primavera, Annarita. – È il primo giorno di primavera, Ferruccio.
I Dik Dik – Il Primo Giorno Di Primavera (ORIGINAL 1969)
Mi sono presa una pausa riflessiva. Il motivo è presto detto: la realtà mi turba e fatico un bel po’ a essere allegra e scanzonata. Non posso fingere che questo sia ancora il migliore dei mondi possibili.
Vorrei riprendere in mano tutti gli argomenti divertenti che ho messo sul tavolo nei mesi passati, ma prima devo necessariamente dire la mia.
Quindi iniziamo con una metafora che si presta a molte interpretazioni; a ciascuno la propria.
Buon ascolto! (L’esecuzione è super!)
IL TOPO NEL FORMAGGIO di IVAN GRAZIANI
Tu, stai lì fermo, stai lì fermo a guardia del bordello. Io, io vado su, bisogna pure divertirsi un po′. E dimmi, adesso hai fame? C’è lì pronto un carro di letame. E i grandi sentimenti sono brodo per i porci, il topo è nel formaggio. E poi che accidenti hai, non ti va la bella vita? Adesso, adesso, bisogna divorare adesso. Tu, stai lì inchiodato, inchiodato a guardia del sagrato. Io, io vado su, bisogna pure divertirsi un po′. E dimmi, dimmi, dimmi hai paura? La strada non ti sembra più sicura?
Parole appese a un gancio come quarti di vitello l’agnello è stato sgozzato, ma no, ma no, non era innocente. Conosceva la bella vita! Adesso, adesso, adesso, adesso, bisogna divorarlo adesso!
Il topo nel formaggio – IVAN GRAZIANI
Il topo nel formaggio – IVAN GRAZIANI
LA SCRITTA IN SOVRIMPRESSIONE SCOMPARIRÀ AL MINUTO 1.
Evaporata ha scritto un romanzo: UNA FORMULA PER LA LIBERTÀ. A me l’incipit ha messo fame… (leggete l’incipit premendo il FREE PREVIEW in basso a destra.)
Manuel Chiacchiararelli incarna la possibilità di cambiare vita, partendo da un viaggio non solo simbolico. WANDERING ITALIA -un viaggio per riprendersi la vita allungando la lista. (leggete l’incipit premendo il FREE PREVIEW in basso a destra.)
Trattoforte non poteva che mettere in fumetto la sua splendida storia d’amore. Indicatissimo per le personalità romantiche (ok, anche io sono romantica). ATTIMI PUCCIOSI. (leggete l’incipit premendo il FREE PREVIEW in basso a destra.)
2 – Balli!
OK, SÌ, OK 🙂
FATELO! UN CENTRO COMMERCIALE QUALSIASI E OSATEEEEEE!
UN… UN… COS’È? UNA SCUOLA? UNA SCUOLA! OSATEEEEEE!
3 – Canti!
4 – Passatempo!
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DECORAZIONE DELLE FOGLIE: CANDELA IN BARATTOLO (immagine presa qui)
Sapevate che postalmarket e vestro esistono ancora? Fino a ieri ero convinta che questi preistorici sistemi di soddisfacimento onanistico avessero lasciato il globo insieme alla pubertà dei più. Mi sbagliavo ovviamente.
Posty (diminutivo di comodo) campeggia impudico in almeno una edicola del centro di Brescia, credo sia per gli amanti di riedizioni del modernariato, ma non ho osato comprarlo, a causa di un’antico pudore tattile: quante sorprese di varia natura in quelle pagine!
Vestry non so, non l’ho cercato, ma un amico mi ha segnalato il sito, notando il mio entusiasmo incredulo.
Ecco, non so se li comprerete. Forse sì, forse no. A voi.
Questa non è una spazzola per lavarsi la schiena, è un RASOIO ALLUNGABILE con forma esplicita! Capirete quanto mi sia sentita trasportata in un luogo della memoria… Ma approfondiamo gli usi di un tale fantastico oggetto.
Certo, come ho potuto non pensarci? Problemi di schiena, di pancia, insomma, il maschio che si vuole depilare le gambe potrebbe anche avere qualche segno del tempo che passa.
Ringrazio le ragazze VIA Gra per aver esemplificato in modo così lucido l’argomento. Oggi continueremo da un secondo loro video e dalla canzone per indagare le prime esperienze che di una musa fanno una Musa.
In Come nasce una Musa abbiamo visto la genesi, ora ci occuperemo della crescita.
Le tre splendide Muse sono andate incontro al marinaio baffuto con fiducia ed entusiasmo, piene di curiosità e qualche resistenza. In questa fase il marinaio finalmente si connota e scopriamo un iconico Artista polimusico.
Domenica-domenica-domenica, siamo già qui. Se l’idea di uscire per compere, primi freddi da neve, ordinanze comunali vi provoca un po’ di contrarietà, ecco un modo alternativo per trascorrere del tempo in seria leggerezza.
Abbiamo già giocato con le 6 parole, ma voglio proporle in diverse salse.
1° versione: le 6 parole a getto.
Sono quelle che arrivano senza un vero perché. Fotografano il qui e ora.
Che dire, ci sono cascata come una pera cotta, queste parole adesso frullano prendendo tempo. Un male non è.
4° versione: le 6 parole così!
Arte nobile. Grande storia. Tanto rispetto, ma non mi può sfuggire un risvolto domestico: chi decide di sperimentare la tecnica in casa ha già vinto una battaglia, qualsiasi sia il grafema rappresentato. Scrivere a carponi 6 parole con un pennello intriso di colore è comunque un’esperienza da provare! (Accetto cesti natalizi come segno di ringraziamento.)
Buona domenica!
Le mie 6 parole sono state scritte ascoltando questa musica.
“Six Words” di ELBOW – (sei parole)
I’m falling in love with you (Mi sto innamorando di te) I’m falling in love with you (Mi sto innamorando di te) Six words released like birds (Sei parole rilasciate come uccelli) Into the brightening ether (Nell’etere luminoso) And oh to read those words returned (E oh per leggere quelle parole ricambiate) I’m fuzzy, I’ve stumbled onto (Sono confuso, sono inciampato su) Some heavenly escalator (Una scala mobile celeste) And oh to read those words returned (E oh, leggere quelle parole ricambiate) The sky’s gonna open up (Il cielo si aprirà) And I’ll be flooded out to open water (E io sarò sommerso dall’acqua aperta) Six lanes of homeward hearts (Sei corsie di cuori verso casa) Glint into the evening sun (Scintillano nel sole della sera) Weary kids in bottle green (Bambini stanchi in verde bottiglia) Same gait as the ancient scholars (La stessa andatura degli antichi studiosi) Only falling gives you wings like these (Solo la caduta ti dà ali come queste) Last wink of the sinking sun means (L’ultimo ammiccamento del sole che sprofonda significa) I get to see you later (Posso vederti più tardi) You bring my hand to my heart (Tu porti la mia mano al mio cuore) You fling all my plans to the wind (Butti al vento tutti i miei piani) You wrote me a better part (Mi hai scritto una parte migliore) Just in time to wind the clocks to the start (Giusto in tempo per caricare gli orologi alla partenza) I’m part of everything again (Sono di nuovo parte di tutto) Look who loves me (Guarda chi mi ama) Look who loves me, I know (Guarda chi mi ama, lo so) I know the view from up on top of the world (Conosco la vista dalla cima del mondo) Now I know your songbird soul (Ora conosco la tua anima di uccello canterino) You bring my hand to my heart (Tu porti la mia mano al mio cuore) (rip…) Traduzione con https://www.deepl.com/translator
Lo amo già. È stato più forte di me. Dapprima gli ho resistito, ma poi è stata fatta e così sono diventata una grandissima fan di una nuova figura mitologica: il Ticinese a Milano.
Spiego. IlTicinese a Milano è un diversamente italiano che per vari motivi stanzia provvisoriamente sul territorio del nostro bel Paese.
Uso diversamente italiano poiché il termine straniero sarà presto rimosso dal vocabolario-politicamente-corretto. La tendenza si muove in questo senso e lo si evince dalla massiccia sostituzione del lemma.
Qualche esempio. Lo straniero è connotato come:
clandestino (quando dimostra di non avere i requisiti per entrare nella UE);
immigrato (quando, quando, quando? Il concetto di migrazione parla di uno spostamento; con le sue varianti immigrazione ed emigrazione chiede che si specifichino i luoghi di partenza e approdo);
forza lavoro (magari a buon mercato);
nuovo italiano (se di seconda generazione e in attesa del conferimento della cittadinanza, perciò, fino a quel momento, sostanzialmente apolide);
contribuente (eh sì, anche lo straniero paga le tasse e le pensioni di chi ne fruisce… lo straniero passa, stanzia e paga);
turista (per soli due mesi, ma di pacchia per chi lo accoglie);
investitore (altra figura mitologica).
Ma torniamo al Ticinese a Milano, perché appassionarsene?
1) Perché ne sono affascinata. Ogni volta che dal macro passo al micro mi appassiono alle storie personali. 2) Perché mi serve. Lui, il Ticinese a Milano, mi aiuta a capire qualcosa che non è di facile comprensione e lo fa come solo uno svizzero può, ponendo domande precise e pretendendo risposte precise.
LE IPOTESI L’introduzione della certificazione verde rinforzata dal 6 dicembre solleva parecchie domande sulla compatibilità con il pass europeo, il trattamento dei dati sensibili e le modalità di controllo – La normativa europea è chiara, ma il paradosso potrebbe essere dietro l’angolo – L’app Verifica C19 verso l’aggiornamento
Il via libera al super green pass da parte del Consiglio dei ministri sta creando confusione tra i turisti che intendono recarsi in Italia dopo il 6 dicembre. Il nuovo decreto, infatti, fa acqua da più parti, soprattutto per quanto riguarda la compatibilità tra la certificazione verde rinforzata e il pass europeo, il trattamento dei dati sensibili le modalità di controllo.
Italiani no, turisti sì? Anche il quotidiano italiano «Il Sole 24Ore» si è interrogato sul nodo della compatibilità e sul possibile paradosso che potrebbe verificarsi con l’introduzione della certificazione verde rinforzata. In buona sostanza, lo scenario che si potrebbe palesare sarebbe quello in cui il cittadino italiano, non vaccinato o guarito, potrebbe sì vedersi chiudere le porte in faccia di un ristorante o un di cinema, ma la stessa sorte non toccherebbe a un turista svizzero oppure a uno francese perché esonerati da qualsiasi restrizione alla libera circolazione. Una matassa da sbrogliare non di poco conto per il Governo capitanato da Mario Draghi visto anche l’avvicinarsi del periodo natalizio. La normativa europea in materia di certificazione sanitaria non lascia spazio a libere interpretazioni e stabilisce che il pass UE – ottenibile con certificato di vaccinazione, guarigione o con tampone negativo – venga accettato da tutti gli Stati membri. Inoltre, si legge sul sito dell’UE, «gli Stati membri dovranno astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato Covid digitale dell’UE, a meno che esse non siano necessarie e proporzionate per tutela della salute pubblica» e, in tal caso, gli Stati devono «informare la Commissione e tutti gli altri membri e giustificare tale decisione». Fonti di governo riferiscono tuttavia che, per i turisti stranieri, varranno le medesime regole che dovranno rispettare gli italiani. Tradotto: chi non è vaccinato potrà sì entrare in Italia e soggiornare in albergo con il tampone, ma non potrà andare al cinema, a teatro e nemmeno a mangiare nei ristoranti al chiuso.
Risposte in questo senso non sono ancora arrivate dal Governo italiano, proviamo quindi a sollevare qualche domanda sul procedimento di verifica che dovrebbe avvenire per quanto riguarda il super green pass e i certificati sanitari adottati dagli altri Stati membri UE. Premessa: ricordiamo che dal 6 dicembre fino al 15 gennaio i vaccinati o i guariti potranno accedere a ristoranti, locali, eventi e manifestazioni culturali e sportive, mentre con il tampone negativo ci si potrà unicamente recare al lavoro e utilizzare i mezzi pubblici. Detto questo, ipotizziamo che un ticinese munito di tampone negativo si rechi in treno a Milano il 7 dicembre e, dopo essere arrivato in stazione Centrale, decida di prendere la metropolitana incappando in un controllo. L’app di verifica del controllore è diversa da quella del ristoratore? Teoricamente, dovrebbe dare luce verde sulla metropolitana e luce rossa all’entrata del ristorante. La domanda in questo caso allora è lecita: l’applicazione come fa a distinguere dove si trova il ticinese? Al momento non ci sono risposte chiare sul procedimento.
La questione della privacy Il problema della compatibilità tra il super green pass e il pass europeo è collegato inevitabilmente alla questione della tutela dei dati sensibili. Le criticità non sono di poco conto, visto che in Italia nessuno avrebbe diritto – a parte le autorità – di chiedere se una persona è vaccinata o meno. Ecco, il problema nasce proprio qui. Pare evidente, dal punto di vista tecnico, che con due tipi di permesso (super green pass e green pass base, ndr) occorrerà distinguere anche il documento che comprova l’avvenuta vaccinazione o il tampone. I ristoratori, ad esempio, dovranno avere la possibilità di distinguere chi può entrare e chi no. Parecchi grattacapi, quindi, per il Garante della privacy.
A tal proposito, appare chiaro che non ci sarà una nuova applicazione per eseguire i controlli. Verifica C19, oramai consolidata fra gli esercenti, sarà «semplicemente» aggiornata. I dettagli sono ancora da definire, ma secondo fonti di governo all’interno della stessa app vi saranno due funzioni distinte: la verifica del super green pass e quella del green pass di base. L’esercente, promettono sempre le fonti governative, non verrebbe a conoscenza dello stato vaccinale del cliente: la privacy, insomma, verrebbe salvaguardata. Ma, appunto, per il momento siamo ancora nel campo delle ipotesi. Pasquale Stanzione, il garante, ha ribadito più volte che vanno assolutamente evitate «discriminazioni in base alle scelte vaccinali» oltre alla necessità di garantire sempre «la riservatezza» in merito alle «scelte da ciascuno compiute in ordine alla profilassi vaccinale»
Controlli sui mezzi pubblici? «Impossibile» L’obbligo del green pass base sui mezzi pubblici si prospetta come un flop clamoroso. I dubbi sulla reale fattibilità aumentano ora dopo ora e i controlli sembrano fare acqua da tutte le parti, senza contare il caos e i rallentamenti nelle corse. Secondo diversi media italiani, tra le ipotesi al vaglio del Governo ci sarebbero l’utilizzo dell’esercito e l’allungamento dei turni del personale, anche se l’idea ventilata sta facendo storcere il naso ai sindacati. Al Ministero dell’Interno, però, l’unica cosa chiara di questa disposizione pare essere l’impossibilità di controllare ogni persona che sale su un treno regionale o prende la metropolitana. L’Azienda dei Trasporti Milanesi, da noi contattata, fa sapere che attualmente non è giunta nessuna comunicazione da parte del Governo, nonostante stia circolando la bozza di un documento (non ancora firmato dalle autorità) in cui non si esclude la possibilità di limitare ai soli treni regionali l’obbligo del green pass.
Mesi, ti eri detto. Quanti mesi. Prima di. E quel giorno era giunto docile, senza forzare la presa, semplicemente aspettando. Poi avevi dovuto rivolgere una richiesta, diretta, decisa, ma senza enfasi e il gioco si era messo in moto: i tempi maturi, la situazione giusta e l’avevi lasciata venire. Sì. Fin sotto il tuo sguardo.
Ah, quanta bellezza! Vestita solo di coriacea resistenza, ancora, anche così, impudente e nuda.
La tua saliva bloccata intorno alla lingua. La curiosità sfrenata. Le mani immobili e timorose d’errori. Lo sguardo affamato, di una visione esplicita, per te, tutta per te.
Pronto, in fondo pronto ad averla, a toccarla. Pronto a scoprirne il sapore segreto. La sola idea a farti aprire le labbra, e a leccarle, di punta, con il brivido del bagnato accarezzato dall’aria. I denti a morsa, imprigionando il labbro inferiore, per trattenere un pensiero proibito.
Lei lì, come mai prima. Distesa, sicura in offerta. Quasi violenta su quel bianco e in attesa di un gesto, di un’intenzione.
E tu ancora assente, presente, consapevole d’essere senza quella speciale perizia per addentrarti. In lei. Intimamente.
Il coraggio forse, o l’audacia. Magari.
Facesti l’unica cosa sbagliata e l’aggredisti, incapace d’altro. Al tocco della lama lei schizzò via. Dal piatto. Rossa di vergogna, per te.
– Le porto un’altra arogosta?
– No, non la merito.
Dua Lipa – We’re Good I’m on an island Even when you’re close Can’t take the silence I’d rather be alone I think it’s pretty plain and simple We gave it all we could It’s time I wave goodbye from the window Let’s end this like we should and say we’re good We’re not meant to be like sleeping and cocaine So let’s at least agree to go our separate ways Not gonna judge you when you’re with somebody else As long as you swear you won’t be pissed when I do it myself Let’s end it like we should and say we’re good No need to hide it Go get what you want This won’t be a burden if we both don’t hold a grudge I think it’s pretty plain and simple We gave it all we could It’s time I wave goodbye from the window Let’s end this like we should and say we’re good We’re not meant to be like sleeping and cocaine So let’s at least agree to go our separate ways Not gonna judge you when you’re with somebody else As long as you swear you won’t be pissed when I do it myself Let’s end it like we should and say we’re good Now you’re holding this against me Like I knew you would I’m trying my best to make this easy So don’t give me that look, just say we’re good We’re not meant to be like sleeping and cocaine So let’s at least agree to go our separate ways Not gonna judge you when you’re with somebody else As long as you swear you won’t be pissed when I do it myself Let’s end it like we should and say we’re good
Sono su un’isola Anche quando sei vicino Non sopporto il silenzio Preferisco essere solo Penso che sia abbastanza chiaro e semplice Abbiamo dato tutto quello che potevamo È il momento di salutare dalla finestra Finiamola come dovremmo e diciamo che siamo a posto Non siamo fatti per essere come il sonno e la cocaina Quindi almeno accettiamo di andare per la nostra strada Non ti giudicherò quando sarai con qualcun altro Finché giuri che non ti incazzerai quando lo farò io Finiamola come dovremmo e diciamo che siamo a posto Non c’è bisogno di nasconderlo Vai a prendere quello che vuoi Questo non sarà un peso se entrambi non serbiamo rancore Penso che sia abbastanza chiaro e semplice Abbiamo dato tutto quello che potevamo È il momento di salutare dalla finestra Finiamola come dovremmo e diciamo che siamo a posto Non siamo fatti per essere come il sonno e la cocaina Quindi almeno accettiamo di andare per la nostra strada Non ti giudicherò quando sarai con qualcun altro Finché giuri che non ti incazzerai quando lo farò io Finiamola come dovremmo e diciamo che siamo a posto Ora me lo stai rinfacciando Come sapevo che avresti fatto Sto facendo del mio meglio per renderlo facile Quindi non guardarmi così, dì solo che siamo a posto Non siamo fatti per essere come il sonno e la cocaina Quindi almeno accettiamo di andare per la nostra strada Non ti giudicherò quando sarai con qualcun altro Finché giuri che non ti incazzerai quando lo farò io Finiamola come dovremmo e diciamo che siamo a posto Tradotto con http://www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)
La Costituzione della Repubblica Italiana dovrebbe essere conosciuta da tutti, dovrebbe essere insegnata come si deve nelle scuole. Chiunque dovrebbe poterne discutere in piena libertà e con cognizione di causa, in fondo si tratta della legge fondamentale dello Stato. Invece i costituzionalisti sorridono e vorrebbero essere gli unici a dialogare su di essa. Anche se questa pretesa di dover essere gli unici a interpretare la (ribadisco) legge fondamentale -su cui poggia tutta la costruzione statale da cui dipendono doveri e libertà (la vita!) di tutti- ha un chiaro sapore di classe sacerdotale, ha comunque un suo senso: la Costituzione contiene varie espressioni gonfie di retorica, e la retorica fa rima con vaghezza (vi dico di sì 😀 ); inoltre lascia ampi spazi vuoti, che inevitabilmente devono essere riempiti quando bisogna metterla in pratica. Abbiamo bisogno dei sacerdoti per interpretare quella vaghezza e per offrirci valide deduzioni su quegli spazi- pur se è inevitabile che fra loro le opinioni siano discordanti. Proprio uno scritto di uno di quei sacerdoti ha reso chiaro ai miei occhi le conseguenze di qualcosa che nella Costituzione non viene detto esplicitamente, qualcosa che mi ha fatto fare un salto sulla sedia e di cui non so quanti si rendano conto:
“Il Governo non è un organo a termine: esso rimane in carica, infatti, sin quando le Camere non gli revochino la fiducia o non decida di dimettersi.”
“Il Governo può dimettersi anche[…]: in seguito ad elezioni generali, al fine di accertare la permanenza del rapporto fiduciario. Una norma di correttezza costituzionale vuole che il Governo si dimetta anche se le elezioni abbiano confermato la maggioranza al potere; ma, secondo un’altra norma di correttezza, il Presidente della Repubblica respingerà le dimissioni.”
(Diritto costituzionale – Temistocle Martines)
Secondo la più bella del mondo potremmo benissimo avere un Governo permanente. Al tempo mi è venuto un brivido ma mi sono sùbito tranquillizzato, convinto che una situazione del genere sia solo un caso di scuola, impossibile da riscontrare nella realtà. Dopo uno stato di emergenza così prolungato però sono più suggestionabile… Ma andrà tutto bene. Non vi sembra così inquietante? Ora provate a rileggere le citazioni con questa musica in sottofondo…
– Hai lasciato gli occhiali nel lavabo… – Impossibile! – Ti dico di sì. – Li hai spostati tu per farmi sembrare rincoglionito. – No. – Sì! – No ti dico, non c’è nessun bisogno che ti aiuti in questo. – Puttana! – Abbiamo passato da tempo quella fase. – Zoccola! – Anche quella. – Bel mignottone porco. – Ah, quella poi. – Sceriffa! – Durata poco. – Moglie! – Ma mi prendi in giro? – Suocera! – Ok, ti sei rincoglionito. – No!!! – Ma sentiti! – Mh, non hai torto. – E quindi? – Badante! – Badante no! Facciamo che li ho spostati io?
Ho promesso a Paola un’ode alla polenta, in virtù di una comune passione. Ma ho fatto il passo più lungo della gamba, non sono brava a poetare. Per distrarre lettrici e lettori esigenti, accompagnerò all’ode una canzone e la ricetta base.
Ogni nuova ode o ricetta dedicata al cibo salvavita è benvenuta!
Pulenta de facil digestion, e per culpa de la scarsa sustanza… me se compagna sot al braccet bela contenta per la robetta bona, beeela grasa e de forte sapor !
In quella valle si coltivavano pomodori da salsa, ma solo da qualche anno, perché prima, invece, preferivano quelli da merenghe. C’era chi aveva cercato di creare una variante da tango, però niente, lì non attecchivano bene, l’aria era così diversa dall’Argentina da cui provenivano e allora avevano ripiegato sulla salsa, che comunque metteva allegria.
Come ogni sera, con la vanga in mano, il contadino tornava verso casa, dove lo aspettava la cagnetta Milly, una cagnetta poltrona, che stava sempre in salotto, accanto al divano, attenta a che nessuno le si sedesse sopra.
In genere quando il sole tramontava il padrone arrivava, toglieva gli abiti da lavoro, e dopo essersi ripulito dava alla cagnetta la cena, a base di crocchette. Tutto qua, una vita rurale, fatta di piccole cose.
…e poco altro (questo racconto verrà abbandonato all’oblio)
«Sono stanca, voglio dormire.» Disse assecondando le palpebre. E il lenzuolo l’avvolse morbido. «150 anni.» Finì di dire. E il piumino la coprì fino alle labbra. Le porte si sbarrarono, così le finestre; la temperatura variò. Un profumo di lavanda irruppe nell’aria e il mondo si chiuse fuori.
La dimora sprofondò nella terra. Il tetto divenne un parcheggio, di quelli belli, verniciati di fresco, pieno di vita diurna, di incontri notturni, ricco di rollii, chiacchiere e del prezioso disinteresse al luogo.
Quando un’amministrazione locale decise di sostituirlo con un parcheggio sotterraneo, arrivarono dei sacralizzatori di terreno, che lo sacralizzarono. Al posto del parcheggio fu edificata una piccola struttura lignea sotto la quale iniziarono a essere dispensati buoni auspici di varia natura, per modiche cifre.
La struttura presto si trasformò in uno stabile in muratura e al cambio di religione potè sfoggiare un’enorme insegna luminosa gialla visibile da diversi chilometri di distanza. Il culto fu florido e lo stabile conobbe una ricca vita diurna, incontri notturni, scalpiccii, chiacchiere e un prezioso interesse al luogo.
Quando giunse l’abolizione dei culti, lo stabile fu raso al suolo. Al suo posto comparve un cerchio di terra battuta adibito all’insegnamento dell’equitazione. Non durò a lungo, la nuova tipologia di governo dimostrò in poco cupidigia e sul cerchio fu costruito un palazzetto cilindrico.
Quanti rumori concilianti il sonno da quella meraviglia architettonica! Ma fu troppo sensibile all’usura. Esplosioni programmate le fecero vibrare le palpebre. Cambiò il fianco d’appoggio e continuò a dormire.
In sostituzione del palazzetto cilindrico fu innalzata una grande scultura moderna; metalli con memoria cambiavano continuamente lo schema compositivo, per la gioia di tutti. Terminati gli anni dell’abbuffata tecnologica, alla scultura furono assegnati schemi naturalistici e, tra una figura d’aria e una floreale, lei aprì gli occhi. Il tempo era infine passato.
La dimora emerse. Nel trambusto, i metalli confusi cercarono strutture nella terra mossa e poi nei muri. Non potendo più eseguire gli schemi si raccolsero intorno alle parti metalliche della casa e scoprirono, con sorpresa, di potersi aggregare in nuovi schemi-non schemi già attivi. Cambiamento.
Quando lei alzò il busto seduta sul letto, notò gli insoliti spessori per casa e anche qualche libera iniziativa, come le ciabattine in lega leggerissima e un paio di orecchini filiformi appoggiati sul piumino. Sorrise. Sbadigliò e salutò il giorno.
CONTINUA…
Per chi vuole provare la lettura con un accompagnamento musicale, questa è la mia proposta.
Nature and Organisation – Skeletontonguedworld And as she sleeps around her bed The blinding deadbled world spins Black sightless firepierced black universe Empty the fire as she sleeps The sleepy skeletontongued world Massed blast of storms and sand rolls Oh lovely world – come alive for me The longtongued god is not real He drags the chain clasped in his wickerfingered hands This brother is paperthin – form but no substance Neverlived so he is not dead This is man’s fear made trash… …And as you light the incense stick I pray that your fingers may burn
E mentre lei dorme intorno al suo letto Il mondo accecante e stordito gira Universo nero senza vista e pietrificato dal fuoco Vuoto il fuoco mentre lei dorme Il sonnolento mondo dalla lingua di scheletro Un’esplosione massiccia di tempeste e rotoli di sabbia Oh, bel mondo, prendi vita per me Il dio dalla lingua lunga non è reale Trascina la catena stretta nelle sue mani di vimini Questo fratello è di carta sottile – forma ma non sostanza Non ha mai vissuto quindi non è morto Questa è la paura dell’uomo resa spazzatura… …E mentre accendi il bastoncino d’incenso Prego che le tue dita possano bruciare Tradotto con http://www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)
Quel giorno lì cambierà la pagina di apertura e ci sarà un po’ più di ordine per cercare vecchie e nuove cose.
Quel giorno lì ci sarà un raccontino, meglio, l’incipit del Romanzo breve in cerca di immagini.
Quel giorno lì la colonna sonora sarà questa qui.
Si capisce che mi mancate? 🙂
Buon fine agosto a tutti!
Nature and Organisation – Skeletontonguedworld
And as she sleeps around her bed The blinding deadbled world spins Black sightless firepierced black universe Empty the fire as she sleeps The sleepy skeletontongued world Massed blast of storms and sand rolls Oh lovely world – come alive for me The longtongued god is not real He drags the chain clasped in his wickerfingered hands This brother is paperthin – form but no substance Neverlived so he is not dead This is man’s fear made trash……And as you light the incense stick I pray that your fingers may burn
E mentre lei dorme intorno al suo letto Il mondo accecante e stordito gira Universo nero senza vista e pietrificato dal fuoco Vuoto il fuoco mentre lei dorme Il sonnolento mondo dalla lingua di scheletro
Un’esplosione massiccia di tempeste e rotoli di sabbia
Oh, bel mondo, prendi vita per me Il dio dalla lingua lunga non è reale Trascina la catena stretta nelle sue mani di vimini Questo fratello è di carta sottile – forma ma non sostanza Non ha mai vissuto quindi non è morto Questa è la paura dell’uomo resa spazzatura…… E mentre accendi il bastoncino d’incenso
Dopo l’ultimo articolo di ilnoire, mi è stato impossibile astenermi. Di seguito il guanto di sfida.
“L’anello di congiunzione tra passato e presente… il rimasuglio di quella stirpe che erano i dinosauri, uccelli che tutt’ora sono le creature (dopo i micro organismi e le zanzare) più resistenti e forti della Terra. Un paio di (innocui) uccelli di scogliera scacciano un orso affamato a colpi di becco… becco con cui spaccano il guscio delle ostriche. Ed ecco il là per un nuovo racconto (potresti scriverlo tu!).”
È così che ilnoire mi ha buttato una provocazione creativa. La raccolgo. (E qui la sua ripubblicazione! Grazie 🙂 )
Buona lettura!
Che quel becco abbia scacciato un orso, è ormai storia (ne porta ancora i segni). Che quello stesso becco abbia aperto l’ostrica, invece, è storia in divenire.
Stremato dopo il lungo viaggio, la vista di cibo pronto su una barca a vela bialbero è un dono, il dono di benvenuto in questo luogo caldo.
E il dono è raccolto in un canestro metallico di facile accesso, quindi lo si ghermisce, lo si porta in alto e dall’alto lo si lascia cadere su una pietra: che s’apra. E poi ancora a picco, sulle valve esposte, a mangiarne.
Così, da resto, il guscio vuoto ha ora la sua storia, rotolando a riva, trovando alla fine un assetto non banale, incastrandosi tra cocci levigati e sassi appena baciati dall’acqua dolce.
«Serrate i ranghi! Serrate i ranghi!» Esclama l’uomo con gli auricolari e fermo sulla battigia. L’ordine è indiscutibile ed è l’unico sensato per evitare il declino. Dall’altro capo della conversazione si odono rumori di una serrata confusa; disordine; mezze frasi. L’incombenza del declino agita l’uomo e gli provoca un reflusso esofageo, ma si piega, raccoglie la conchiglia vuota per ricevere conforto dal toccarne l’interno liscio. Sembra funzionare.
Raddrizza la schiena. Parte un altro ordine. «Che non si dica! Che non si nomini la sconfitta!» Invece eccola che si autoavvera: la perdita. Ma non della partita, che chissà se di quella importa ancora. Ma di lei.
«Lei lei. Mia bella lei. Dove sei? Chi si avvicina alle tue labbra? Chi si riscalda il cuore?» Si domanda a voce bassa l’uomo. (Come se non lo sapesse, con tutti i pedoni perduti in piccoli passi. Ce n’è una lista: quello bellicapelli, quello senzacapelli, quello dallo sguardo sprezzante, quello dallo sguardo intenso…) «Lei lei. Mia bella lei. Cosa fai? Cosa farai? Smetterai di giocare alla cazzo?» Si domanda con voce isterica l’uomo. (Giocatrice non certo scaltra, no, ha solo quel maledetto intuito e quei maledetti pedoni a regina, in una moltiplicazione infinita di mosse a spruzzo. A spruzzo, porcaputtana! Come si fa a giocare in modo così arrangiato e far cadere uno a uno i pezzi migliori?)
«Le sono rimasto sotto io!» Grida una torre. «Ce l’ho! Ce l’ho!» Gli risponde il cavallo impagliato. Silenti gli alfieri, suicidati quando troppo vicini.
«Che manica d’imbecilli! … Regiiiina!» E con moto di stizza lancia in acqua la conchiglia vuota.
La Regina non ama occuparsi del lavoro sporco, soprattutto se per garantire il successo al Re (eh no!) e la malavoglia la prende in un modo così indolente e sfacciato da provocarle l’arresto, a un passo da lei.
«No, no, noooooooo! Perché devo occuparmi di tutto io? Sempre! Pezzi di scacchiera malandati! Pezzi di scacchiera usata! Pezzi di sc-ACCO!» Urla l’uomo.
Una speranza! Finalmente una mossa buona! Ci voleva ingegno-astuzia-conoscenza da giocatore esperto e così non perderà, in ordine: la faccia, la speranza, lei.
Peccato, l’ordine dei 3 elementi è errato.
La conchiglia ritorna al piede, spinta dalla scia di un motoscafo. Lì, da vuoto, gli lambisce un vuoto. Poi rotola in risacca. (Ma questa è un’altra storia.)
IL BLOG CHIUDE PER FERIE. SI RIAPRE A SETTEMBRE. BUONE VACANZE A TUTTI!
Вера Брежнева – Я не святая Ты понимаешь, тут такое дело – В двух словах не скажешь то, что накипелось давно. Ты понимаешь, я сказать хотела – Был то плюс, то минус, а теперь вдруг стало равно. [Переход]: Не потому, что мне так кажется; Не потому, что всё надоело мне – А потому что не хочу каяться И разбираться, кто виноват. Я не могу в пол силы любить тебя И потому мне снова покоя нет. И потому, когда душа мается – Я повторяю эти слова: [Припев]: Я не святая и грехи свои точно знаю, Но ты не хочешь их делить на двоих. Я не святая, иногда мы не совпадаем – Только взять себя в руки, я смогу если в руки твои. Я не святая и грехи свои точно знаю, Но ты не хочешь их делить на двоих. Я не святая, иногда мы не совпадаем – Только взять себя в руки, я смогу если в руки твои. [Куплет 2, Вера Брежнева]: Ты понимаешь, тут такое дело – Просто утомилась, то взлетать, то падать на дно. Ты понимаешь, я сказать хотела: Был то плюс, то минус – а теперь вдруг стало равно. [Переход]: Не потому, что мне так кажется; Не потому, что всё надоело мне – А потому что не хочу каяться И разбираться, кто виноват. Я не могу в пол силы любить тебя И потому мне снова покоя нет. И потому, когда душа мается – Я повторяю эти слова: [Припев]: Я не святая и грехи свои точно знаю, Но ты не хочешь их делить на двоих. Я не святая, иногда мы не совпадаем – Только взять себя в руки, я смогу если в руки твои. Я не святая и грехи свои точно знаю, Но ты не хочешь их делить на двоих. Я не святая, иногда мы не совпадаем – Только взять себя в руки, я смогу если в руки твои. [Инструментал] [Припев]: Я не святая и грехи свои точно знаю, Но ты не хочешь их делить на двоих. Я не святая, иногда мы не совпадаем – Только взять себя в руки, я смогу если в руки твои.
Vera Brezhneva – Non sono una santa Vedi, il fatto è questo. Non puoi dire in due parole quello che si è accumulato per così tanto tempo Sai, stavo per dire. C’era un più o un meno, e ora è tutto uguale. [Transizione]: Non perché ne ho voglia; Non è perché ne ho avuto abbastanza. È perché non voglio pentirmi E non voglio sapere di chi è la colpa. Non posso amarti la metà di quanto dovrei Ecco perché non posso riposare di nuovo. Ed è per questo che quando la mia anima soffre Ripeto queste parole: [Coro]: Non sono una santa e conosco i miei peccati, Ma non vuoi condividerli. Non sono una santa, a volte non corrispondiamo. Posso prendere me stesso nelle mie mani solo se ti tengo nelle mie mani. Non sono una santa e conosco i miei peccati, Ma non vuoi condividerli. Non sono una santa, a volte non siamo uguali Posso prendere me stesso nelle mie mani solo se è nelle tue mani [distico 2]: Sai, il fatto è questo – Sono solo stanco, ora vado su e ora vado giù. Sai, volevo dire: C’era un più, poi un meno – E ora è improvvisamente uguale. [Transizione]: Non perché ne ho voglia; Non è perché sono annoiato È perché non voglio pentirmi E non voglio sapere di chi è la colpa. Non posso amarti la metà di quanto dovrei Ecco perché non posso riposare di nuovo. Ed è per questo che quando la mia anima soffre Ripeto queste parole: [Coro]: Non sono una santa e conosco i miei peccati, Ma non vuoi condividerli. Non sono una santa, a volte non corrispondiamo. Posso prendere me stesso nelle mie mani solo se ti tengo nelle mie mani. Non sono una santa e conosco i miei peccati, Ma non vuoi condividerli. Non sono una santa, a volte non siamo uguali Posso prendere me stesso nelle mie mani solo se è nelle tue mani. [Strumentale] [Coro]: Non sono una santa e conosco i miei peccati con certezza, Ma non vuoi condividerli. Non sono una santa, a volte non corrispondiamo. Posso prendere me stesso nelle mie mani solo se è nelle tue mani Tradotto con http://www.DeepL.com/Translator (versione gratuita)
Ancora non è dato sapere di preciso che tipo di racconto sfornerà Endorsum, io sono sicuro delle sue doti di scrittrice surreale \ reale \ tecnicamente preparata (in particolare sulle muse). Ella ha deciso di sfruttare un mio spunto, datole involontariamente, sia chiaro, perché di fatto, neanche io so essere così musa (ma si dirà muso?) E allora ecco un post preparatorio, dove si caldeggia, si inneggia a un racconto che arriverà presto, e sarà sempre tardi, perché l’attesa brucia come il sudore negli occhi. Che sia allora un racconto nero, gotico, gore? Chissà…
Confidiamo in te Endorsum, so che non deluderai l’attesa.
Ps.: di che colore dominante sarà il nuovo racconto? Già perché secondo la teoria del sottoscritto, ogni racconto ha una sua dominante cromatica. Blu? Nero? Viola? Rosso? Ancora è presto, ma restate collegati a questo (o al suo, meglio) blog, perché appena lo pubblicherà, sarà di sicuro un arcobaleno.
Grazie alle stupende e talentuose ragazze VIA Gra – eh, mai nome fu più programmatico – inizia una nuova fase delle 8 sfumature di musa.
Queste incantevoli Muse (dall’Ucraina con furore!) ci accompagneranno durante le prossime trattazioni, avendo prima di me affrontato alcuni temi di fondamentale importanza.
Nulla sarà più come prima!
E nel frattempo consiglio lo studio della biologia e dell’anatomia.
(Immagino non noterete l’accordo armonico delle voci, ma sappiate che anche quello è splendido.)
VIA Gra – Biology (in fondo all’articolo troverete il testo della canzone.)
Оглянутся, пригнутся не успела / Популярность, как буря, налетела / Моё юное тело у страны захотело / Боже, как это всё мне надоело / Что не слово, то водопады мести / Что не особь, то руки не на месте / Сердце требует мести, даже лет через двести / Это время я не забуду если, если [Предприпев] Не забуду если, если Не забуду если, если Не забуду если, если, если Живу! [Припев] Биология, биология, биология Анатомия, изучи её до конца Биология, биология, биология Анатомия И хотелось бы, но нельзя [Куплет 2] Топ модели завидуют карьере / Опасаются жёны миллионеров / Папарацци засели у меня на постели / Боже, как это всё мне надоело / Все подруги когда приходят в гости / Бутербродами давятся от злости / Сердце требует мести, даже лет через двести / Это время я не забуду если …
TRADUZIONE FINALE (di DeCa)
Guardati indietro, non abbiamo tempo per essere normali /La popolarità, come una tempesta, volò /Il mio giovane corpo voleva rimanere tranquillo/Dio, quanto siamo stanche di tutto questo /Che non è solo una parola, che prevede vendetta /E ciò che non è speciale, allora è fuori posto /Il cuore chiederà vendetta anche tra duecento anni /Questa volta non dimenticherò se, se[Pre-ritornello]Non dimenticherò se, se
Non dimenticherò se, se Non dimenticherò se, se, se
Vivo!
[Coro]Biologia, biologia, biologia Anatomia, studiala fino in fondo Biologia, biologia, biologia Anatomia
E vorrei, ma non posso[Verso 2]Le top model sono gelose delle loro carriere /Hanno paura delle mogli dei milionari /I paparazzi ci seguivano anche nel nostro letto /Dio, quanto siamo stanche di tutto questo /Tutti i miei amici quando vengono a trovarci /Sono ripieni di rabbia come panini/Il cuore chiede vendetta, anche tra duecento anni /Questa volta non dimenticherò se un…
Non ho tempo per guardare indietro, non ho tempo per abbassarmi / La popolarità, come una tempesta, è arrivata / Il mio giovane corpo voleva / Dio, come mi ha dato fastidio / Ogni parola, le cascate di vendetta / Ogni singola persona, le mani sono fuori posto / Il mio cuore esige vendetta, anche tra duecento anni / Non dimenticherò questa volta se, se[Pre-coro]Non dimenticherò se, se, se Non dimenticherò se, se, se Non dimenticherò se, se, se Vivrò![Coro]Biologia, biologia, biologia Anatomia, imparare tutto Biologia, biologia, biologia Anatomia
E vorrei poterlo fare, ma non posso[distico 2]Le top model sono gelose delle loro carriere # Le mogli dei milionari sono spaventate # I paparazzi sono sul mio letto # Dio, sono stufo di tutto questo # Tutte le mie ragazze quando vengono a trovarmi # Soffocano con i loro panini # Il mio cuore esige vendetta, anche tra duecento anni # Non dimenticherò mai questa volta se
Come detto in precedenza, la Musa, essendo Musa, è soggetta alla condizione d’inarrivabile (condizione statica) e al bisogno d’amore (condizione dinamica);
per raggiungere un certo stato di benessere psicofisico, spera nel raggiungimento di un equilibrio tra le due condizioni;
poiché tale equilibrio è di fatto irrealizzabile, ricorre alla gestione dinamica alla cazzo, ovvero, fa un po’ come le viene;
innamorarsi di un Muso è il tipico esempio di gestione dinamica alla cazzo;
essendo il Muso strutturalmente simile alla Musa, quanto detto per lei vale anche per lui.
CONTINUIAMO
MUSA E MUSO: INNAMORAR-SI.
Dalla gestione dinamica alla cazzo alla trasformazione in Artista.
Esiste un momento fatale nella vita di una Musa ed è quello che coincide con l’innamoramento per un Muso (e viceversa). Tale momento è fatale per un unico motivo: trasforma la Musa e il Muso in Artisti. Ebbene sì. Ma vediamo come ciò sia possibile.
INNAMORAR-SI
Stanca e delusa dal proprio ruolo d’ispiratrice, la Musa sente l’esigenza di un amore vero, concreto, totalizzante, salvifico. Chi può capire appieno i suoi stati d’animo? Chi vive la sua stessa realtà esaltante e ricca di frustrazioni tutte da esplorare? Chi può riempire i buchi emotivi che la professione alimenta rendendoli sempre meno colmabili? Solo la sua versione al maschile, lui, il pari, il Muso.
Innamorarsi del Muso (e viceversa) è innamorarsi di se stessi, all’ennesima potenza: esaltante!
LA METAFORA DELLA FRUTTA
Iniziamo con la metafora della mela. L’ipotesi è che in amore si sia una metà di mela alla ricerca della parte mancante, identica, ma speculare. Questa favola, al pari di quella che istituisce l’esistenza del principe azzurro, riempie di aspettative chiunque, nella speranza di trovare chi permetterà di sperimentare l’Uno, l’unione ultima e appagante. La versione di sé, dalle diverse fattezze, è in apparenza il ritrovamento di un tesoro a lungo cercato. Il problema, a incontro avvenuto, è che non può sfuggire come lui sia una mezza banana e lei una mezza pera. Lontani dall’ideale? Ottimi per la macedonia.
LA RELAZIONE SENTIMENTALE
Luogo di infinite proiezioni, la relazione sentimentale tra i due è movimentata. Le accuse portate da una o dall’altra parte sono in genere speculari e vere per entrambe le parti. L’accanimento contro un comportamento o un difetto conduce presto alla rassegnazione e all’accettazione di un dato di fatto: esiste una spiccata similarità. Le richieste sono vane e la competizione accesa. Ciò implica che Musa e Muso si lascino, si ritrovino, si lascino, si ritrovino, si lascino, si ritrovino: all’infinito.
IL SODALIZIO
Eppure la Musa e il Muso godono di una qualche complementarietà, fisica indubbiamente, ma anche strettamente lavorativa (in qualità d’ispiratori) e questa, quando l’unione si realizza, è portatrice di uno scambio professionale assai proficuo.
DEL FALLIMENTO
A una lettura attenta non può sfuggire come il fallimento sia insito nella formulazione, ma tale fallimento usa forme talmente bizzarre che si potrebbe essere tentati dal non considerarlo un vero fallimento, ma l’opera d’arte di chi è sempre e solo stata il soggetto di opere d’arte: il fallimento della relazione tra Musa e Muso è un’opera a sé stante di immane bellezza.
IL SENSO ESTETICO
Al senso estetico della coppia così formata, non può sfuggire come tale fallimento rappresenti la loro vera ed esclusiva Opera d’Arte. (Il termine fallimento a questo punto è tranquillamente archiviabile, dato il risultato.) All’Opera d’Arte andranno quindi rivolete le energie per far sì che non scompaia, che non si dissolva e resti, nel tempo, fonte di narrazioni, ispirazioni continue e riconoscimento da parte di tutti. (Qui gli esempi abbondano, a ciascuno rintracciare il preferito.)
STAMPELLE
Musa e Muso, quando si incontrano e si amano, sono destinati a diventare l’una la stampella dell’altro (e viceversa) fino alla vecchiaia. Considerando che Musa e Muso godono spesso di un’autonomia economica, professionale e perfino emotiva (alimentati narcisisticamente dall’opera dell’Artista), questo essere stampellari a lungo è una vera e miracolosa Opera in sé.
IN SINTESI
Per quanto l’innamoramento tra Musa e Muso sia frutto di una gestione dinamica alla cazzo delle proprie esigenze emotive, rappresenta il momento di svolta: la trasformazione in Artisti.
P.S. Quanto scritto vale anche per amori tra Musa e Musa e tra Muso e Muso.
Adriano L’innamoramento tra Musa e Muso è vietato dalla Convenzione di Ginevra in quanto potenzialmente letale a causa della Sindrome dei Sentimenti Offesi (SSO) che i due potrebbero sviluppare a vicenda.
Se la giocano in base al principio che se gli opposti si attraggono, i simili si respingono.
L’importante è che i due non si salutino mai a vicenda dicendosi “Ciao cara” e “Ciao caro”. MAI!!!
Stolti coloro che fecero questo errore anche se in buona fede perché ne pagheranno le conseguenze fino al giorno del giudizio. Ma la conseguenza più importante tra i Musi/Artisti che si uniscono è proprio l’unione, sia carnale che spirituale, e tanto più essa è profonda e tanto più dovranno usare pomate per leviare i dolori dei traumi che si infliggono a vicenda.
Kogarashi E qui si svelano le regole, con tanto di melodia al seguito che …..fischietto
ivano f Non avrei pensato che questo viaggio finisse nel romanticismo. Perché è questo che ci vedo sotto sotto (ma non così tanto sotto dopotutto), del continuo perdersi e ritrovarsi mi rimane negli occhi solo il ritrovarsi. O forse non ci vedo poi così bene. 😀
zoppaz (antonio zoppetti) “Nella relazione che si instaura tra Musa e Muso, la Musa vede nel Muso (e/o viceversa) delle rappresentazioni piacevoli (o spiacevoli) di ciò che accade durante il processo artistico. È il Transfert. Oltre a gestire il transfert della Musa, il Muso (e/o viceversa) ha il compito di non lasciarsi andare al controtransfert. In questo caso, è Il Muso a proiettare le proprie esperienze sulla Musa (e/o viceversa) in maniera incosciente.” (Sigmund Freud, “Studi sull’isteria”)
eleonorabergonti Muso e Musa insieme per la vita finché morte non li separi… a meno che uno dei due non tradisca e scatti il divorzio con tanto di alimenti super salati, 😉 .
Testo della canzone
Gluboko – di Nadija Dorofejeva e MONATIK Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Sono amico della mia testa, sembra che vada tutto bene, ma Я дружу с головой, вроде бы всё хорошо, но Va bene, ma aspetta. Всё хорошо, но стой. Da qualche parte non c’è pace Где-то покоя нет I tram tacciono, respirali Трамваи молчат, им дышать È molto tardi. Уже очень поздно. Sì, è molto tardi. Да, очень поздно. Non ci conosciamo, no (assolutamente) Мы не знакомы, нет (абсолютно) Sì, siamo estranei, ma Да, мы незнакомы, но Vedo che sei pericoloso Я же вижу – ты опасна ed è meraviglioso И это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso Иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo che sei pericoloso Я же вижу, ты опасен E questo è inutile. И это напрасно. Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché siamo profondi Ведь мы глубоко In profondità Глубоко Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi vedo l’assenza di gravità Глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi vedo il pericolo Глубоко в твоих глазах вижу опасность ed è meraviglioso, altrimenti sarebbe noioso И это прекрасно, иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Nel profondo dei tuoi occhi voglio volare Глубоко в твоих глазах хочу лететь Probabilmente mi sentirò più calmo Мне, наверно, станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней È così pericoloso volerti Так опасно тебя хотеть Ed è pericoloso restare senza di te И без тебя остаться опасно Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Vedo che sei pericoloso, ed è meraviglioso Я же вижу – ты опасна, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a torturarmi Начинай, мучай меня Vedo che sei pericoloso ed è inutile Я же вижу, ты опасен, и это напрасно Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché posso vedere l’assenza di gravità nel profondo dei tuoi occhi Ведь я глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глаза Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso, inizia Иначе было бы скучно, начинай Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко Così profondo Так глубоко Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко
Lo so il tarlo ha lavorato a lungo. Quasi tutti vi siete chiesti a più riprese chi è, chi è? maledicendo il mio sadico posticipare.
Lo so, questo articolo potrebbe sembrare il prenditempo in vista dell’ultima parte dedicata alla Musa e al Muso in amore (mercoledì visibile su ogni schermo).
Ma l’agognata rivelazione saprà far rileggere il testo con una consapevolezza nuova! Grazie ADRIANO per l’eccellente lavoro e per aver dato il tuo contributo a questa importantissima impresa divulgativa.
CRICK: attrezzo utile alla sostituzione della ruota di scorta.
Sebbene la Musa sia per antonomasia la ruota di scorta silenziosa di ogni Artista, il Muso va oltre, trovandosi un po’ al di sotto di tale condizione in quanto utile come attrezzo per montare l’estro creativo di chi trae ispirazione da esso. Tutto qui? Certo che no. Come ogni buon attrezzo che si rispetti, anche il Muso bisogna oliarlo ogni tanto con complimenti e affini affinché dia il meglio di sé come oggetto ovunque l’Artista ne tragga un qualche tipo di godimento (per il suo estro).
SANTINO SUL PARABREZZA: figura da appendere ben in vista ma allo stesso tempo nascosta nel classico angolino in basso.
Come la classica funzione del santino sul parabrezza è quella di protezione degli occupanti dell’abitacolo di ogni autovettura degna di tale nome da incidenti e altre nefaste sorti, così il Muso offre protezione all’Artista dalle sorti non sempre benevole della propria arte e della vita stessa, pur non potendo compiere quel miracolo tanto sperato che lo porterebbe ad altri livelli, ma non più a quello di Muso. E quindi? E quindi lì resta, sul parabrezza.
ANTENNA AUTORADIO/PARAFULMINE: antenna atta allo scarico di diverse energie.
Purtroppo può succedere che l’Artista subisca ciò che possiamo definire con il termine scientifico di “Sgamo”, ovvero che il suo estro e la sua arte non siano poi quelli da sempre dichiarati, mostrandosi per ciò che è veramente. Il Muso, in questo caso, ha una doppia funzione: quella di parafulmine per l’artista (“Ma no, ma che dici? È stato LUI a volere queste cose, non io…”) e quella di sireno che con il suo canto ammalia chi lo ascolta facendo dimenticare i problemi precedenti. In ogni caso al povero Muso si aggiunge anche la condizione di cornuto e mazziato. Nooo! Sì. Una volta esaurito il suo scopo, si ritrae nell’apposita fessura in caso di fine delle ostilità o di scampato pericolo.
Il Muso esiste. Ha anch’esso a che fare con un mezzo a 4 ruote, pluriaccesoriato.
(Nel testo è introdotto un pezzetto scritto da un/una scrittore/scrittrice fantasma/fantasma: di chi si tratta e che parte ha la sua firma?)
IL MUSO È
CRICK: attrezzo utile alla sostituzione della ruota di scorta.
Sebbene la Musa sia per antonomasia la ruota di scorta silenziosa di ogni Artista, il Muso va oltre, trovandosi un po’ al di sotto di tale condizione in quanto utile come attrezzo per montare l’estro creativo di chi trae ispirazione da esso. Tutto qui? Certo che no. Come ogni buon attrezzo che si rispetti, anche il Muso bisogna oliarlo ogni tanto con complimenti e affini affinché dia il meglio di sé come oggetto ovunque l’Artista ne tragga un qualche tipo di godimento (per il suo estro).
SANTINO SUL PARABREZZA: figura da appendere ben in vista ma allo stesso tempo nascosta nel classico angolino in basso.
Come la classica funzione del santino sul parabrezza è quella di protezione degli occupanti dell’abitacolo di ogni autovettura degna di tale nome da incidenti e altre nefaste sorti, così il Muso offre protezione all’Artista dalle sorti non sempre benevole della propria arte e della vita stessa, pur non potendo compiere quel miracolo tanto sperato che lo porterebbe ad altri livelli, ma non più a quello di Muso. E quindi? E quindi lì resta, sul parabrezza.
ANTENNA AUTORADIO/PARAFULMINE: antenna atta allo scarico di diverse energie.
Purtroppo può succedere che l’Artista subisca ciò che possiamo definire con il termine scientifico di “Sgamo”, ovvero che il suo estro e la sua arte non siano poi quelli da sempre dichiarati, mostrandosi per ciò che è veramente. Il Muso, in questo caso, ha una doppia funzione: quella di parafulmine per l’artista (“Ma no, ma che dici? È stato LUI a volere queste cose, non io…”) e quella di sireno che con il suo canto ammalia chi lo ascolta facendo dimenticare i problemi precedenti. In ogni caso al povero Muso si aggiunge anche la condizione di cornuto e mazziato. Nooo! Sì. Una volta esaurito il suo scopo, si ritrae nell’apposita fessura in caso di fine delle ostilità o di scampato pericolo.
In un turbinìo continuo di frutti di varia natura, Antonello e Clotilde tentano di rinnovare il loro amore cercando di imitare il comportamento delle calamite a poli ora alternati ora uguali, ma tutto ciò che riescono ad ottenere è l’imitazione del verso dei capibara durante la stagione degli amori.
Vedendo che la situazione è più bloccata dell’intestino di uno stitico, cercano conforto e risposte nella musica, ma ahiloro la situazione è più intricata del solito in quanto troveranno rispettivamente degli psicopatici che parlano di libertà e struggimenti tra pesche, mele e altre robe strane.
Preso atto della situazione ormai irreversibile, Antonello si spoglierà di tutti i suoi averi e correrà nudo in giro per le strade cantando “Grazie Roma” mentre Clotilde si convertirà al nazifemminismo estremo colorandosi di viola e facendosi chiamare Ill*.
Anch’io pensavo “Banane e lampone”, ma mi hanno preceduto. Mi viene anche in mente “Peach” (Prince) “Lemon tree” (Fools garden), e “Strawberry fields forever” (Fab 4)
Sì, ci risiamo. Dopo il primo momento di disvelamento (QUI) è ora di nuovi elementi.
L’intervista è stata rilasciata nel parcheggio di un supermercato (per spegnere ogni velleità dell’intervistatore), ciascuno a cavallo della propria bicicletta.
Intervistatore: «Bel posto…»
endorsum: «Procediamo.»
Intervistatore: «Bella bicicletta. È sua?»
endorsum: «No. Non volevo risalisse a me in nessun modo.»
Intervistatore: «Ma tutta questa privacy?»
endorsum: «È solo per i troppo curiosi, come Lei. Procediamo.»
Intervistatore: «Ok. Parliamo d’altro. Finalmente un avatar! Ci si chiede se sia un suo ritratto.»
endorsum: «È un dono del disegnatore Aldo Terminiello (aka Qin Aode 秦奥德). Non sono io, l’artista non ha voluto fotografie, ha preferito giocare con le immagini prodotte dalla propria fantasia. Il risultato è stupendo.»
Intervistatore: «A quando una fotografia vera? Magari anche esplicita?»
endorsum: «Domanda inopportuna. Andiamo avanti.»
Intervistatore: «Leggo tra i miei appunti che è stata eletta a personaggio porno-fantasy?»
endorsum: «Un divertente gioco di specchi con andream2016. L’autore ha creato materiali originali, giocosi, fruibili tra gli Extra-Lenny.»
Intervistatore: «A proposito di Lenny, che fine ha fatto?»
endorsum: «Lo Story-Lenny, sì, l’esperienza è stata entusiasmante, hanno partecipato in molti, ma ho allungato troppo i tempi. Errore mio. Penso riproporrò tutte e tre le ultime puntate insieme, per chiudere l’avventura e poi pensare a darle una veste.»
Intervistatore: «Però è iniziata la nuova avventura degli Ultracorpi. Me ne parla?»
endorsum: «Una sfida nata con Ale Marcotti, un gioco che poi ha preso la mano a diverse persone. Sto tenendo uno storico degli articoli dedicati e costruendo un contenitore in grado di dar spazio e risalto a tutti i fantastici contributi. È una bellissima esperienza diimprovvisazione narrativa multimediale, se proprio devo trovare un termine, ed è nata da sola, spontaneamente.»
Intervistatore: «Non è l’unica iniziativa che alimenta le interazioni con chi la segue. 8 sfumature di musa sta diventando una rubrica fissa. Sono curioso: c’è qualcosa di riferibile a Lei?»
endorsum: «8 sfumature di musa è un’esplorazione, in chiave ironica, di alcune dinamiche di reciproca seduzione tra frequentatori della rete. Si nutre di continui spunti offerti dalla realtà (non per forza la mia), ma la travalica, trasformandola nell’oggetto di studio di una nuova disciplina scientifica: la musalogia.»
Intervistatore: «E perché non musologia?»
endorsum: «Musologia è un vocabolo molto usato, presto diventerà un sinonimo di museologia, data la frequenza dell’errore; musalogia prende atto del fatto che le muse siano molte più dei musi, poiché gli artisti sono, all’oggi, molti più delle artiste. In una situazione di parità si potrà pensare a una nuova definizione. Ultima considerazione pretestuosa: nella mitologia classica, musi non ce ne sono (male!).»
Intervistatore: «Immagino un dibattito serratissimo. Ma continuiamo. E degli ex? Eh? Degli ex che mi dice?»
endorsum: «Gli EX sono un argomento succoso e irresistibile, stimolano la mia fantasia. Penso che continuerò la serie a lungo, almeno fino a quando non si sarà esaurita la vena creativa sull’argomento. È un esercizio che mi serve anche per mettere a fuoco alcune relazioni tra i personaggi dei nuovi romanzi in opera.»
Intervistatore: «Nuovi romanzi?»
endorsum: «Sì, sto costruendo le trame di 2 diversi testi. Ma ne parlerò a lavoro terminato.»
Intervistatore: «Ora però devo chiederle… cosa sta facendo?»
endorsum: «Abbasso un po’ la sella… diceva?»
Intervistatore: «Sì. C’è un bar qui vicino?»
endorsum: «Deve andare in bagno?»
Intervistatore: «Non possiamo sederci a bere un caffè?»
endorsum: «No, prendo il caffè solo per condividere un momento di piacevolezza.»
Intervistatore: «Va bene, va bene. Dicevamo. Ho visto che ha pubblicato una parte del suo secondo romanzo, Il Metodo. Poi ha smesso. Perché?»
endorsum: «La pubblicazione in rete gli ha permesso di compiere un piccolo passo, ma non voglio dire nulla. È il motivo per cui ho tolto i capitoli.»
Intervistatore: «Ok, parliamo allora del suo rapporto con Chuck Palahniuk. I bene informati sostengono che segua il suo blog.»
endorsum: «Sì.»
Intervistatore: «E che le abbia lasciato un commento.»
endorsum: «Mah!»
Intervistatore: «In che rapporti siete?»
endorsum: «Mah!»
Intervistatore: «Lei è insop… torniamo al blog. Lo considera ancora uno strumento congeniale alla reclamizzazione del suo inedito?»
endorsum: «Vediamo.»
Intervistatore: «Viene a prendere un caffè con me? Sarò piacevole.»
endorsum: «Non lo è stato fino adesso, dubito che possa esserlo in seguito.»
Intervistatore: «Posso stupirla?»
endorsum: «Vado. Buona giornata.»
Intervistatore: «Aspetti! Un’ultima domanda. Lei con ciclicità mensile sparisce per qualche giorno.»
endorsum: «Così pare. Vado.»
Intervistatore: «Aspetti! Mi dica qualcosa della sua vita privata, io…»
endorsum: «Lei sta lavorando. Vado.»
Intervistatore: «Aspetti! Posso dirle che la trovo…»
endorsum: «No, non voglio che dica nulla su come mi trova. Arrivederci.»
il conflitto, nella Musa, tra condizione e bisogno;
la figura del Muso;
l’emblematico rapporto tra Musa e Muso.
Si inizia!
La Musa e lacondizione d’Inarrivabile.
Come abbiamo avuto modo di approfondire fin qui, la Musa si ritrova costantemente nella condizione d’Inarrivabile. Ciò è dovuto all’essenza stessa del suo ruolo; ogni Musa ispiratrice, per alimentare la creatività dell’artista, deve essere bellezza lontana che insuffla e gonfia l’anelito nei suoi confronti (ok, l’immagine è volutamente allusiva). Il desiderio, unito all’impossibilità di soddisfarlo, crea il corpus ispirativo.
Morto il desiderio, si cambia Musa. Su ciò, la consapevolezza di ogni Musa è variabile. Talvolta ne è pienamente consapevole e altre meno, anche nell’arco di una singola giornata.
Poiché la condizione d’Inarrivabile è alla base dell’esser Musa, potremmo definirla una CONDIZIONE STATICA.
La Musa e il Bisogno d’Amore.
Ciò che statico non è, è l’ondivago Bisogno d’Amore. Non è sufficiente sentirsi anelate e adorate, prima o poi il Bisogno d’Amore fa capolino.
Ondivago perché si muove a onde: arriva e sbatte sull’arena, ma poi retrocede veloce in risacca, ciclicamente. Chiameremo il Bisogno d’Amore una CONDIZIONE DINAMICA.
La Musa e l’equilibrio.
Affinché la Musa possa vivere in un ottimale stato psicofisico, è auspicabile il raggiungimento dell’equilibrio tra la CONDIZIONE STATICA e la CONDIZIONE DINAMICA (condizione d’Inarrivabile e Bisogno d’Amore).
La cattiva notizia è che la frase appena letta è un mistificazione, ma fa sempre il suo effetto (è una balla vestita bene). L’equilibrio è una leggenda.
L’altra cattiva notizia è che non sempre la CONDIZIONE STATICA e la CONDIZIONE DINAMICA si alternano, spesso sono compresenti.
La buona notizia c’è ed è: mettiamo via l’idea di equilibrio e rispolveriamo quella di gestione dinamica alla cazzo.
La Musa e lagestione dinamica alla cazzo.
È quella che ciascuna trova. È costosa, difficile, a volte semplicissima ed è sintetizzabile con l’arte dell’arrangiarsi. Ebbene sì, ognuna ha le proprie risorse e i propri modi per vivere la situazione e spesso non sono replicabili, ma ciò non toglie che un buon consiglio non possa servire ad altre Muse in difficoltà. Chi ha consigli?
Innamorarsi di un Muso è un esempio di gestione dinamica alla cazzo. Questo è l’argomento del prossimo incontro.
ivano f (L’unico contributo -scontato- che mi sento di offrire è che una balla, se ben vestita, può fare molta strada)
Alessandro Gianesini La musa fa quasi sempre una brutta fine, sopratutto se l’artista si sente un dio greco!
alemarcotti Trovare altro muso con un bel muso… Male non può fare…
Adriano Un consiglio alle Muse per evitare poi di finire nel bidone dell’indifferenziata degli artisti, è quello di trasformarsi in artiste a loro volta. Se ispirano ad altri disegni, dipinti, canzoni e poesie, perché non sfruttare a loro volta la stessa cosa verso chi le ha elevate a tal rango?
eleonorabergonti Un consiglio alle Muse in difficoltà? Riciclarli come concorrenti in qualche reality show, così tornano ad essere popolari.
romolo giacani Così a brutto muso, ti direi che bisogna sempre cercare di fare buon muso a cattivo gioco!
Giuseppe Grifeo L’unica via di successo e di sopravvivenza per le muse è scendere in sciopero e isolarsi in eremitaggio. L’umanità “creante” implorerà disperata il loro ritorno. Solo così le muse domineranno in via definitiva. Tira più un neurone di musa…
In attesa di terminare il Bollettino dell’Osservatorio, ricco di novità importantissime, lascio qui una canzone che ho riconosciuto subito. Come ogni buona canzone in risonanza, ha aperto lo schedario dei ricordi ed ecco cosa ho trovato.
Ho 15 anni. Dopo varie peripezie, finalmente mi trovo una band coi controcazzi: poca esperienza sul palco, ma ottimi elementi. Trascorriamo alcuni mesi a conoscerci, sperimentare, cercando affinità, sonorità comuni, suonando senza scopo. Poi s’ingrana: siamo pronti.
Ho 16 anni. L’uscita dalla sala prove coincide con la data in una discoteca new wave in voga. L’occasione non è di quelle che capitano spesso e prepariamo una signora scaletta: pezzi nostri e qualche cover.
La sera del concerto è stata fantastica. Anche senza me.
VIDEO E TESTO SONO PREPARATORI E INTRODUTTIVI ALL’ARGOMENTO.
Gluboko – Nadija Dorofejeva, MONATIK Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Sono amico della mia testa, sembra che vada tutto bene, ma Я дружу с головой, вроде бы всё хорошо, но Va bene, ma aspetta. Всё хорошо, но стой. Da qualche parte non c’è pace Где-то покоя нет I tram tacciono, respirali Трамваи молчат, им дышать È molto tardi. Уже очень поздно. Sì, è molto tardi. Да, очень поздно. Non ci conosciamo, no (assolutamente) Мы не знакомы, нет (абсолютно) Sì, siamo estranei, ma Да, мы незнакомы, но Vedo che sei pericoloso Я же вижу – ты опасна E va bene И это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso Иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo che sei pericoloso Я же вижу, ты опасен E questo è inutile. И это напрасно. Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché siamo profondi Ведь мы глубоко In profondità Глубоко Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi vedo l’assenza di gravità Глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi vedo il pericolo Глубоко в твоих глазах вижу опасность E va bene, altrimenti sarebbe noioso И это прекрасно, иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Nel profondo dei tuoi occhi voglio volare Глубоко в твоих глазах хочу лететь Probabilmente mi sentirò più calmo Мне, наверно, станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней È così pericoloso volerti Так опасно тебя хотеть Ed è pericoloso restare senza di te И без тебя остаться опасно Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Vedo che sei pericoloso, e va bene Я же вижу – ты опасна, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a torturarmi Начинай, мучай меня Vedo che sei pericoloso ed è inutile Я же вижу, ты опасен, и это напрасно Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché posso vedere l’assenza di gravità nel profondo dei tuoi occhi Ведь я глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глаза Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso, inizia Иначе было бы скучно, начинай Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко Così profondo Так глубоко Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко
Qui-qui il rigo azzurrino su cui scrivere dritta. Là-là il ranuncolo arancio fiorito in un dì. Su-su il cielo burgundo che tocca le dita. Lì-lì lo spazio aperto che chiama il domani. Giù-giù le scale che se cadi carezzano. E i pepi di fresia che nel volo mi speziano. E il ficomoro che ha un nome progràmmico. E un po’ di alloro. Che male non sta. Stando alla spiaggia come sto alla cadrega, questo è l’impulso a non esser stratega. Stando alla cima come sto al mio divano, credo che oggi ho toccato lontano. Liscio la treccia, aggroviglio un risvolto, placo la genesi e struscio l’arrocco. Macino passi, volto la carta, scopro un sorriso e mi vesto da Re. Se questo è il gaudio di un giorno qualunque, gioco a pescare e il pesce son me.
Vasco Rossi – Bolle di sapone Quando alla musica vuoi dare un nome ci metti sopra le parole Quando la musica c’ha le parole… ding! la puoi chiamare anche per nome: la tua prima canzone la tua prima canzone Quando alla musica vuoi dare aria lascia scorrere le dita su qualsiasi cosa che faccia rumore… ding! Ci puoi trovare la tua canzone Magari una canzone d’amore Magari una canzone d’amore Per le parole non preoccuparti è più facile di quello che pensi Come le bolle di sapone… ding! se soffi piano vengono da sole Anche le parole Anche le parole Perché la musica non ha orecchi non ha padroni, ma che maledetti viene fuori dal rumore… ding! Come la luce nasce dal sole Come la luce dal sole Come le bolle di sapone.
Cammina impettito, come pretende l’impresa. Lo sguardo è risoluto e sa già dove posarsi: in avanti. La ghiaia lascia il posto all’erba, foglie di rami bassi gli carezzano i capelli, una ragnatela l’accompagna per un tratto, attaccata alla fronte. Il sole appare e scompare tra chiome. Nessuna nuvola. Quando raggiunge la poccia il respiro si blocca, e riprende piano. Niente sorriso d’incontro, non distrazioni, il momento è solenne. Si avvicina al ciglio, alla postazione che ha decretato sua, e si accuccia. I sandaletti chiusi sprofondano nel fango, fino a mezza punta. Un’occhiata svelta allo specchio: l’acqua torbida ha il pelo immobile. È ora. Il braccio si allunga terminando nell’indice. Un’esitazione, in quel dito tutto il tempo, intero. L’immerge lento e inizia una minuta danza concentrica nell’enorme caffellatte. Arriva un girino. Arrivano altri girini. L’indice resta immobile al contatto con le testine codate. La voce da torace schiacciato è sottilissima, volutamente, non c’è alcun bisogno di gridare ciò che sta per dire. – Non sarete pesci per sempre. Un sospiro paziente e il dito si muove scomposto. I girini scompaiono e lui si rimette in piedi. La voce però resta in sussurro. – Tra poco avrete le zampe. E riprende la strada del ritorno.
Aspettando il prossimo Story-Lenny… – Sì? eleonorabergonti ha avuto un’idea. – Quale? I FILM! – Cioè? I film di Lenny! Ma non quelli veri. – No. Quelli finti. – Ce ne sono? Un casino! – Non ho capito. Ma non proprio i film. – Ah, ma com’è che oggi sei così vaga? Ma no, è suspance!
Di seguito elencherò le declinazioni in chiave Lenny dei titoli dei film che Eleonora ha ideato. Il gioco è aperto a tutti.
(Grazie Eleonora!)
The return of Lenny Lenny vs Narratore Agente segreto Lenny Bond: missione Cara Lenny Potter e lo scontro contro il Narratore Lenny Poppins: un tato tuttofare Scusa, ma ti chiamo Lenny Lennyorcista La leggenda di Lenny, Cara e il Narratore La grande bellezza (di Lenny) Torna a casa Lenny Alla ricerca di Lenny La la Lenny Lenny-Hur Lenny: la nuova bambola assassina The Lennyator The Iron Lenny Lenny è il vagabondo
ESEMPIO DI MUSO IN QUADRUPLICE COPIA Geoff Castellucci – SIXTEEN TONS | Low Bass Singer Cover
Il video è un gentile omaggio proveniente dalla Galassia dei Musi. Grazie Ragazzi!
E) Chiusura dei lavori, ringraziamenti e saluti.
8 SFUMATURE DI MUSA. Ma perché 8? 8 sono gli elementi dell’enunciazione, o meglio, grazie a una metafora automobilistica, una Musa è così descrivibile: veicolo, forma, abitacolo, motore, autoscuola, voglia, ispirazione, destinazione (ebbene sì, ho utilizzato la classica associazione Donna = Automobile. L’ho fatto.). La scelta del numero e degli elementi è puramente arbitraria; andando dritta al punto direi che mi piaceva così… l’8 ha una linea così femminile!
BREVE CORSO DI SOPRAVVIVENZA PER MUSE. Era davvero indispensabile? No! In più, quanto scritto non cambierà nulla nelle pratiche di ciascuna. So che ammettere l’inutilità di un corso di sopravvivenza è inusuale, ma è generalmente veritiero. Quale utilità allora? Dunque, direi che abbiamo riso, pensato, cazzeggiato. Se c’è un’indicazione che vorrei restasse è questa: in caso di attenzioni moleste, furti (o uso improprio) di materiale personale, ricatti, non esitate a rivolgervi qui: Cyberstalking(sito informativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni).
Bene, il breve corso termina qui. È però in preparazione una giornata di corso avanzato, un aggiornamento vero e proprio. Resto a disposizione per dubbi, suggerimenti e scambio di opinioni: endorsement@virgilio.it
Che dire ancora? I dolci che avete portato e che abbiamo “spazzolato” insieme in pausa caffè erano favolosi, grazie. Grazie anche per i numeri di telefono di arigiani, massaggiatori, parrucchieri, meccanici, cuochi, sarti, guide e per la fondamentale individuazione di canneti. Grazie a tutte e a tutti per l’attenzione e i preziosissimi contributi, in particolare (in rigoroso ordine di apparizione)Camelia Nina, Centoquarantadue, BD, unallegropessimista, zipgong, andream2016, Nonna Pitilla, Adriano! Alla prossima!
Вера Брежнева – “Мамочка” (Vera Brezhneva – Mamochka) (consiglio a ogni musa la visione per intero del video, fortemente attinente all’argomento! ok, il video è ironico…) Vorrei ascoltarti – Siediti più vicino e dammi un buon consiglio – Da quando ha preso la mia anima? – Non lo so, ma il tuo amuleto non mi salverà – (RIT.)Mamma, mi chiedo di lui con la margherita – Mi ama – non mi ama – Mamma, è tranquillo, come un grande fiume – E io sono come una barca in quel fiume – Non si può spiegare cosa c’è in lui – Non è negli altri, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso – È incomprensibile per i miei amici – È diverso, lo so, lui è unico Mamma, mi chiedo di lui con la margherita Mi ama – non mi ama Mamma, è tranquillo, come un grande fiume E io sono come una barca dentro quel fiume.(rit. 3 volte).
14) “Da quando ho accettato la videochiamata non mi dedica più nulla.” DELLA GRADEVOLEZZA: oh, questo è un problema, non si corrisponde all’immagine idealizzata. Non c’è soluzione. L’aver dato indicazioni precise, o meno, conta poco. Un rifiuto è sempre duro da accettare, ma va fatto. Regalatevi una coccola speciale e voltate pagina, non siete in assoluto sbagliate, semplicemente non siete giuste per l’Artista, capita anche alle migliori e il video è lì a dichiararlo, quindi, si ritorni all’antico e potente vecchio adagio: chi non vi ama non vi merita!
15) “Da quando ci siamo incontrati non mi dedica più nulla.” DELLA SPIACEVOLEZZA: spiace, ma non è scattata la scintilla. Magari la gradevolezza c’era, ma la compatibilità a pelle non è stata invitata all’appuntamento, e ve ne siete accorte. In qualche modo ne siete anche rimaste sollevate e non avete fatto nulla, nulla, nulla, per far funzionare l’incontro. In certe occasioni si ha addirittura voglia di scappare. Ecco, la prossima volta osate: scappate!
16) “Da quando glie l’ho data non mi dedica più nulla.” LA SINDROME DA TROFEO: sì, bellissimo, ambito, agognato trofeo. Qual è il posto di un trofeo? Sulla mensola (a prender polvere). TIMOR PANICO: esiste e vive in mezzo a noi. Il panico è un animaletto poco docile che usa saltar fuori quando meno ci si aspetta e l’Artista può esserne vittima al pari degli altri. Troppo coinvolgimento duole a chi si teme in amore. Scordatevi d’essere la terapia! INCASTRI: eh, niente, non ha gradito la vostra particolare mossa dell’aragosta. Qualche domanda potete pur porvela: che non vada bene per tutti? che non vada bene proprio con nessuno? è ora di rinnovare il parco posizioni magiche? Le domande sane non guastano, ma con cautela, siete Muse.
17) “Da quando non ho accettato di dargliela, mi dedica cose terribili.” IL CAMPANELLO D’ALLARME: c’è un solo modo per dirlo: ARIA!!!
18) “Da quando non gliel’ho data mi dedica cose bellissime. (Camelia Nina)“ L’ETERNO VIRGINEO: ecco, la situazione è assai confortevole e appagante per il piccolo e amato Ego… ma la carne?
19) “Continua a dedicarmi canzoni di Gigi D’Alessio. (Centoquarantadue)“ DELL’ESTRANEITÀ: c’è qualcosa, qualcosa che non capite, non vi spiegate quella sensazione di estraneità che coglie a un tratto, il dubbio sonoro di un equivoco, il fastidio fisico, la nausea mattutina, un senso di stanchezza… siete incinte!E non è la notizia peggiore: il padre è lui! Gli amanti di Giggino hanno lo spermatozoo veloce, è ora che lo sappiate.
20) “Son stanca de esser corteggiata dalli defunti vaginae!“ LO SEGAIOLO STOLTO: esso appare se la Divina Musa è provvista sopratutto di mammella procace, e per levarsi dalle caviglie siffatto sfrangiator d’organi altrui, ella allontanerà dalla sottana – anco per non esser accusata di pulcredine o impudicizia – a colpi di cilicio lo molesto impestatore spacciatosi per principe dell’arte. (by Adriano)
I VOSTRI CONSIGLI
unallegropessimista Dice: Comunque dipende per chi si fa la musa. A pittori la devi dare. Marta Marzotto il culo di Renato Gottuso. Amanda Lear Savator Dalì Ai poeti assolutamente non devi dargliela, continueranno a scrivere poesie. Petrarca e Laura, Dante e Beatrice. I cantanti vi dedicheranno canzoni all’inizio e alla fine della storia. Ramazzotti Hunziker, Ligabue e Donatella Missori. Gli scrittori al massimo un libro. Quindi come vedi dipende per chi diventi musa. In ogni caso se vuoi essere eterna musa non devi dargliela mai.
zipgong Dice: ritorniamo alla lectio magistralis. Primo. Non dargliela. Secondo. Non dargliela ma con il contorno. Terzo. Il dolce alla fine ci vuole. Dai, dagliela.
andream2016 Dice: Ok! Dialogo: Musato: “oh mia musa ecco un quadro a te ispirato” Musa: “fa schifo!” Musato: “ma è un’ode alla tua bellezza!!” Musa: “te lo dico io che fare, prendi la tua «ode» arrotolala e ficcatela su per il deretano! E se insisti ti denuncio per stalking!!” Della serie « i musati sono bestie anco loro, muse, non feriteli »
Come va la scrittura? (Bene.) Fammi un po’ leggere: “Il Pifferaio Magico, eliminati tutti i riferimenti culturali, si svegliò senza peso. Leggero, etereo, librante. Andò a sbattere contro il muro dei ricordi, si fece un ematoma grosso così e decise che suonare lo avrebbe aiutato sia a liberarsi dal dolore dell’amata ita, sia dal dolore alla fronte.” (Che c’è?) No, pensavo. Chi è questo? (Subito devi arrivare alla conclusione che debba essere qualcuno. Non è mai così, lo sai da te, non mi ispiro a Musi.) Lo dici sempre, anche con il Piccolo racconto andino… chi è il neozelandese? (Un personaggio di fantasia!) Ti piace molto? (È ardito.) E perché sbatte contro il muro? Cosa hai combinato questa volta? (Ma niente, dai, le solite cose.) Quali solite cose? (Ma sì, le solite incomprensioni.) Incomprensioni? (Superficialità.) Tu? (Ma ti pare? Lui!) Un altro? (Eh…) E che ha fatto? (Bionda.) Ti ha dato della bionda? (E mi ha chiamata Giulia.) Porco! (Artista.)
My Heart Will Go On – Recorder By Candlelight by Matt Mulholland
12) “Ho scoperto che altre donne sono certissime che l’opera sia stata dedicata a loro.” L’OPERA POLIVALENTE: è quell’opera ispirata che, guarda un po’, ha valore per più persone. Ora, non parliamo di una semplice immedesimazione, un sentire universale, la capacità dell’opera di parlare a molti cuori, no, qui si parla di una rete a strascico. Cos’è una rete a strascico? La rete a strascico è l’opera, creata da un abile Artista, composta da riferimenti a più Muse. Ciascuna coglierà il riferimento unico e univoco e considererà l’opera a sé dedicata, felice. È indubbiamente una tecnica che implica cura e attenzione, ma il suo rapporto impegno/benefici la rende in assoluto la più economica. Quando le Muse hanno occasione di confrontarsi sull’arte che hanno ispirato, capita che la costernazione si presenti di fronte a quell’unico prodotto comune a tutte. Non mancano esclamazioni tipo: “la rosa è il mio fiore, io sono la rosa dai petali vellutati e dal profumo intensissimo!”; “il mare è la metafora del suo sentimento da quando ha iniziato a dedicarmi opere!”; “la luna, cazzo, sono sempre stata la sua luna!”. Ebbene sì, l’opera polivalente ha dentro tutto. Ma indaghiamola con attenzione, per riconoscerla. CARATTERISTICHE DELL’OPERA POLIVALENTE: 1) Presenza di più immagini simboliche (che una Musa si complimenta per l’uscita dal conseueto codice amoroso, credendo d’ispirare, di tanto in tanto, un soffio di eccentrica novità!); 2) Vaghezza (l’occhio è di fuoco, dolce, luminoso, i capelli son di seta, morbidi, sul viso, tra le dita, il seno è… il capezzolo è un bocciolo turgido, i fianchi morbidi, le mani bellissime; scordatevi colorazioni, forme effettive, tutto ciò che identifica, scordatevi soprattutto il nome!); 3) Richiesta (sì, perché c’è chi ha dato e chi deve dare; chi ha dato che si replichi, chi deve dare cosa sta aspettando ancora?); 4) Collocazione a-temporale (vaghezza + metafora; l’attimo è inevitabilmente elevato e prende le sembianze di un immaterico vissuto, sia pur carnale, impossibile da piazzare qui o lì nel tempo, nello spazio, nella situazione reale.). Che fare quando ci si accorge della polivalenza dell’opera? Una cosa faticosissima: cercare le altre Muse e parlarsi. Ma questo farà sparire l’Artista! Oh, sì, capisco. Come si fa a sapere se un’opera è genuina e dedicata solo a me? Il metodo più sicuro? L’opera non pubblica, bensì privata. Certo, l’Artista seriale lo è anche in questo e invierà molteplici opere personalissime tutte uguali, ma che fatica! Comunque non rischierete che quella nata per voi serva smaccatamente e pubblicamente da esca per altre Muse… sempre antipatico, no?
13) “Mi corteggia in modo serrato e non so come arginare la cosa.” LO STOP: lo so, è brutto, è la morte della Musa interiore, ma quando la cosa vi asfissia è arrivato il momento di prendere aria. Quanta aria, vedete un po’ voi. Di vero c’è solo una cosa: se vi sentite a disagio, c’è qualcosa di sbagliato, da indagare: FATELO!
IL CONSIGLIO IN PIÙ
Le altre Muse sono risorse importanti. Non lasciatevi mettere in competizione e aiutatevi, perché il momento della sostituzione, che piaccia o meno, arriva per tutte.
È andino. (Sì). È un piccolo racconto andino. (Sì). Ci vogliono le Ande. (Uff). L’hai appena scritto. (Bene). Hai presente la catena montuosa? (Non ne ho voglia). Ma come! (Eh). Non è difficile, piazzaci qualcosa da scoprire, lì. (No). No? (Non ne ho voglia). Mettici quacluno almeno! (Sì, figurati, per poi lasciarmi trascinare chissà dove). Là! (Appunto, ci sei andata tu sulle Ande?). E che vuol dire? E Salgari? Ma che dico Salgari, De Amicis! (A parte che De Amicis da quelle parti c’è stato. Comunque, grossa fatica). Allora cosa vuoi fare? (Cancello “andino”). No! È così musicale! (Ecco, la musica, adesso ascolto un po’ di musica.) Prima chiudi il racconto. (Non ci penso proprio). Non vedo altre forme di distrazione all’orizzonte. (Lo dici tu!). Cosa stai facendo? (Ginnastica). Ma quando mai! (Adesso. Mi preparo per andare sulle Ande). Ma quando mai? (Ipocrita).
Dieci minuti dopo…
L’andino ti chiama. (Mh). Balla tutto e fa smorfie ammiccanti. (Mh). È pieno di sentimento. (Certo). Accarezza i cespugli, cammina scalzo e si strofina contro l’albero. (Uff). É corredato da oggetti vagamente allusivi. (Non avevo dubbi). Si è lavato i capelli con il tuo shampoo preferito. (Bastardo…). È triste. (Io non lo volevo scrivere il racconto andino!)
Leo Rojas – El Condor Pasa – Versione in quechua – “Yaw kuntur llaqtay urqupi tiyaq maymantam qawamuwachkanki, kuntur, kuntur apallaway llaqtanchikman, wasinchikman chay chiri urqupi, kutiytam munani, kuntur, kuntur. Qusqu llaqtapim plazachallanpim suyaykamullaway, Machu Piqchupi Wayna Piqchupi purikunanchikpaq” – Versione in italiano – Oh maestoso Condor delle Ande portami a casa mia, sulle Ande Oh Condor Voglio tornare alla mia amata terra e vivere con i miei fratelli Inca, che è ciò che più rimpiango Oh Condor A Cuzco, nella piazza principale aspettami affinché sul Machu Picchu e sull’Huayna Picchu andremo a passeggiare. (testo e traduzione da qui)
Alcuni ventilano l’ipotesi che IL METODO non l’abbia scritto io. Mi sta bene (TESI). Non mi sta bene (ANTITESI). SINTESI: non è importante.
Come insegna D.E. Westlake, si possono scrivere generi diversi con più pseudonimi (mi spiace Joanne, il tuo tentativo è fallito).
Ciò che importa è che la storia del romanzo IL METODO sia interamente contenuta in X, e nel suo sequel.
BENVENUTI NEL MIO MONDO!
FAOUZIA – You don’t even know me I walk into a crowded room Entro in una stanza affollata Everybody staring Tutti mi fissano What did I, what did I do wrong? Cosa ho fatto, cosa ho fatto di male? What did I, what did I do wrong? Cosa ho fatto, cosa ho fatto di male? Oh, you see what you wanna see Oh, tu guardi solo ciò che vuoi vedere But you don’t even know me Ma tu nemmeno mi conosci What did I, what did I do now? Cosa ho fatto, cosa ho fatto adesso? What did I, what did I do now? Cosa ho fatto, cosa ho fatto adesso? You’re acting like you’re brilliant Ti comporti come fossi sicuro But you don’t know Ma tu non sai Yeah, you don’t know Si, tu non sai You don’t know a thing at all Tu non sai nulla You don’t know about the way I am when I am all alone Tu non sai nulla riguardo a come sto quando sono sola You don’t even know Non sai nemmeno Where I kept the way I’ve grown Dove conservo come sono cresciuta You don’t know about the way I love so deeply to my bones Tu non sai proprio nulla riguardo al mio modo di amare così profondamente fino alle mie ossa You don’t even know me Tu non mi conosci nemmeno Woah, woah Woah, woah I walk it off and brush away L’ho superato e l’ho scartato Everything you say Tutto ciò che dici ‘Cause I don’t care, I don’t care Perché non mi importa, non mi importa I don’t Non mi I don’t care, I don’t care Non mi importa, non mi importa I don’t Non mi He said she said over it Lui parlò, lei gli rispose a tono You’re acting like you’re brilliant Ti comporti come fossi sicuro But you don’t know Ma tu non sai Yeah, you don’t know Si, tu non sai You don’t know a thing at all Tu non sai nulla You don’t know about the way I am when I am all alone Tu non conosci come sto quando sono sola You don’t even know Non sai nemmeno Where I kept the way I’ve grown Dove conservo come sono cresciuta You don’t know about the way I love so deeply to my bones Tu non sai proprio nulla riguardo al mio modo di amare così profondamente fino alle mie ossa You don’t even know me Tu non mi conosci nemmeno Woah Woah You don’t even know me Tu non mi conosci nemmeno Woah You don’t even know Tu proprio non conosci You don’t know a thing at all Tu non sai nulla You don’t know about the way I am when I am all alone Tu non conosci come sto quando sono sola You don’t even know Tu proprio non conosci Where I kept the way I’ve grown Dove conservo come sono cresciuta You don’t know about the way I love so deeply to my bones Tu non sai proprio nulla riguardo al mio modo di amare così profondamente fino alle mie ossa You don’t even know me Tu non mi conosci nemmeno You don’t even know me Tu nemmeno mi conosci Oh Oh
7) “Ha iniziato a chiedermi di mandargli immagini di parti del mio corpo per aiutare l’ispirazione.” L’IMMAGINE: che dire, va a gusti. Alla Musa può piacere essere un po’ esibizionista, sia pur protetta dall’immancabile promessa “tengo l’immagine per me, ma se vuoi la cancello all’istante”. Attente a cosa mandate però, oh Muse, potreste pentirvene amaramente ritrovando la vostra patonza a grandezza innaturale sbattuta sui muri della vostra città, o usata in promiscui giri d’affari che non vi riguardano, ma che esistono. L’immagine è tante cose: un trofeo di guerra (e va esposto come ogni buon trofeo, se no che trofeo è?), una stimolazione immaginifico-ghiandolare, un feticcio, un oggetto contro il quale scaricare ire, un simulacro, uno strumento ricattatorio; perciò pensate e valutate con attenzione, uscite per un attimo dallo stato confusional-narcisistico e riflettete sulle conseguenze. E la fiducia? …AHAHAHAHAHAHAHAH! Quindi che foto mando? Il gomito! Un ottimo consiglio, qualora le richieste fossero incessanti e fastidiose, lo fornisce Biagina Danieli(nel commento del : “N.7 uhhhhhh….una volta, ma tempo fa, ho inviato foto di un Pisellone enorme, ha smesso di rompere” Per spirito di servizio, segnalo un luogo in cui poter trovare qualche pezzo d’arte che ben si presta alla situazione (grazie Andream per arricchire ogni giorno il nostro triste immaginario): cazzi fantastici e dove trovarli – prima parte cazzi fantastici e dove trovarli – seconda parte
8) “Non vuole che risponda ad altri maschi.” LA GELOSIA: l’artista polimusico (con più Muse) è, con ogni probabilità, anche un ottimo esternatore di gelosia. E annessi. Il fatto di dedicare le proprie attenzioni a più Muse lo induce a credere che tutti siano poli-qualcosa e ciò lo porta a simpatiche forme di: stizza, muso, aggressività verbale, dispettucci, sputtanamento, provocazione di senso di colpa, sminuimento, bullismo, sarcasmo, offese in pubblico e in privato, stalking informatico, violazione della privacy. Se le cose dovessero farsi pesanti, oltre a limitare le forme di accesso alle vostre pagine, è una denuncia ciò che ci vuole: Cyberstalking (sito informativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni)
9) “Ho finito i complimenti, ne vuole sempre di nuovi o si offende.“ DELL’INSAZIABILE: lo sapete in molte, si parte da un “che carino” e si arriva a “hai sconvolto la mia concezione di eurismo, costringendomi continuamente (ma continuamente continuamente) a trovare significati nuovi e, seppur non volendo, a trovare (ancora trovare e continuamente trovare) inedite suggestioni a O-G-N-I SINGOLA parola (suono, forma, quello che è…).” Fermate subito la progressione! Non sapete dove potrà infilarvi, anche a rate mensili, se non siete in grado di dire di no! Preparetevi, i capicci non mancheranno, quindi addestratevi tramite qualche seduta con piccoli despoti figli di parenti o amici (la vostra figliolanza è sconsigliata, poiché è necessario un ambito in cui il distacco risulti fin da subito elemento salutarissimo). Appena pronte, regalatevi uno stop, un passo indietro e sì, rischiate tutto, di nuovo, su ciò che davverò sentite per l’opera: che carino!
All’inizio ho gradito, ma con il tempo si sono presentati problemi pratici, esistenziali e addirittura emotivi!
Musa in un momento di sconforto
Ecco allora alcuni pratici consigli per affrontare al meglio l’evenienza.
D) Il piccolo compendio di sopravvivenza.
1) “Mi ha dedicato un racconto: bruttissimo.” L’ABUSO DI BUONA CREANZA: sì, diciamolo, non tutto ciò che ispiriamo esce col buco e sì, diciamolo, a forza di compiacere l’artista si incorre in indicibili malori. La vostra buona creanza è un problema. Florida e bella, polposa come un frutto maturo, la buona creanza si presterà a essere fraintesa e violata, continuamente violata, in una parola: abusata. Per quanto possa costare, non siate troppo entusiaste di fronte a un’arte brutta, è diseducativo per l’artista e non lo aiuterà a raggiungere le vette dell’Arte. Lo fate per l’Arte, l’Artista e per il vostro stato psico-fisico. Dite che è brutto!
2) “Una poesia, bella era bella, ma non ho capito nulla.” LA MANCATA COMPRENSIONE DELL’OPERA: oh, talvolta le parole, come le forme e le note, sono messe insieme con una logica molto personale. Sì, è come pensate… alla cazzo! La comprensione fugge, con il senso; sono di fatto una bella coppia e quando scappano lo fanno alla grande, lasciandovi interdette. Non abbiate timori, non siete voi a essere ignoranti e stupide e non coltivate pudori inutili, ditelo: non ho capito.
3) “Sono finita in un quadro astratto e non mi sono trovata.” “Continua a rappresentarmi bionda: sono castana.” MANCATA COINCIDENZA DI ATTRIBUTI FISICI E MORALI: duole, fa male, sì, non è sbagliato sentire le urla del vostro piccolo Narciso interiore, ha tutte le ragioni del mondo. Quando l’Artista esagera e vi proietta addosso un’immagine ideale troppo lontana, il dubbio è lecito e va esplicitato: hai cambiato musa?
4) “Continua a dedicarmi liriche chiamandomi con il nome della ex-moglie.” IL NOME ERRATO: Santissimo Ragazzo, ma, ma, ma! Non si sorride davanti al nome errato, non si nicchia, non si sorvola perché solo voi sapete quanta acidità di stomaco provoca, quindi, prevenire l’ulcera è prioritario. La Musa qui non può lasciar correre. È indispensabile una strigliata con la spazzola dai denti di ferro. Pretendete di essere chiamate per nome ogni volta che vi rivolge la parola. L’alternativa è l’uso della succinta frase, terribile da sentirsi porre, “come mi chiamo io?” spruzzata a pioggia sulle conversazioni.
5) “Mi ha dedicato una canzone riciclando un vecchio testo.” IL RICICLO: qui, Signore mie, è utile la prova. Le sensazioni non contano, è indispensabile la flagranza di reato. Certo, l’Artista avrà un bel dire che il suo linguaggio artistico è composto da quei cinque elementi lì, ma plagiare se stesso a fronte di differenti Muse è un’onta più per lui che per voi. Perciò non esitate, siate magnanime nella sottolineatura e, permettendovi anche di sbottare, affermate il vero: ma l’hai riciclato!
6) È SERIALE L’essere polimusico di un Artista non è in assoluto un tratto disdicevole. Lo diventa quando si dichiara innamorato. Perdutamente innamorato. Poichè la condizione del perdutamente innamorato comporta un notevolissimo consumo di energie psico-fisiche, è chiaro che il moltiplicarsi in analoghe dichiarazioni ad altre Muse nasconde una forma menzognera, atta a mantenerevi in compiacenza. La responsabilità non è delle colleghe, bensì della leggerezza con la quale l’Artista dichiara il suo perduto amore. Ecco, siate il suo amore perduto e permettetevi un sonante e liberatorio ma vaffanculo!
I VIDEO MUSICALI SONO STATI UNA PARTE INTEGRANTE DELLA STORIA. LI RACCOLGO QUI, SE QUALCUNO VUOLE GODERSELI SENZA GIRONZOLARE TROPPO PER IL BLOG. BUONA VISIONE E BUON ASCOLTO.
(PER CHI VOLESSE FARSI UN’IMMERSIONE NELLO SCOPPIETTANTE MONDO DELLA PERPETUA, QUI È DOVE TUTTO È NATO.)
Nick Cause – Belladonna of Sadness
Depeche Mode –Heaven
LUCIANO PAVAROTTI – Pagliacci
Brunori Sas – Il mondo si divide
Melga – Dicono che sono pazzo
BRUNO MARS – Grenade
Canzoniere Grecanico Salentino – Taranta
BellyActing “O’ Sarracino” –Rivali in Amore
Daniele Vit – Non ti credo più
MIMOSA – Terza Guerra
AC/DC – Hells Bells
Annibale – Liberami
Sara Lyn performs Tribal Fusion Belly Dance in FISSION
ABBA – Cassandra
BARBARA HANNINGAN & GSO – MYSTERIES OF THE MACABRE