Intervistatore: «Non è l’unica iniziativa che alimenta le interazioni con chi la segue. 8 sfumature di musa sta diventando una rubrica fissa. Sono curioso: c’è qualcosa di riferibile a Lei?»
endorsum: «8 sfumature di musa è un’esplorazione, in chiave ironica, di alcune dinamiche di reciproca seduzione tra frequentatori della rete. Si nutre di continui spunti offerti dalla realtà (non per forza la mia), ma la travalica, trasformandola nell’oggetto di studio di una nuova disciplina scientifica: la musalogia.»
Intervistatore: «E perché non musologia?»
endorsum: «Musologia è un vocabolo molto usato, presto diventerà un sinonimo di museologia, data la frequenza dell’errore; musalogia prende atto del fatto che le muse siano molte più dei musi, poiché gli artisti sono, all’oggi, molti più delle artiste. In una situazione di parità si potrà pensare a una nuova definizione. Ultima considerazione pretestuosa: nella mitologia classica musi non ce ne sono (male!).»
Grazie alle stupende e talentuose ragazze VIA Gra – eh, mai nome fu più programmatico – inizia una nuova fase delle 8 sfumature di musa.
Queste incantevoli Muse (dall’Ucraina con furore!) ci accompagneranno durante le prossime trattazioni, avendo prima di me affrontato alcuni temi di fondamentale importanza.
Nulla sarà più come prima!
E nel frattempo consiglio lo studio della biologia e dell’anatomia.
(Immagino non noterete l’accordo armonico delle voci, ma sappiate che anche quello è splendido.)
VIA Gra – Biology (in fondo all’articolo troverete il testo della canzone.)
Оглянутся, пригнутся не успела / Популярность, как буря, налетела / Моё юное тело у страны захотело / Боже, как это всё мне надоело / Что не слово, то водопады мести / Что не особь, то руки не на месте / Сердце требует мести, даже лет через двести / Это время я не забуду если, если [Предприпев] Не забуду если, если Не забуду если, если Не забуду если, если, если Живу! [Припев] Биология, биология, биология Анатомия, изучи её до конца Биология, биология, биология Анатомия И хотелось бы, но нельзя [Куплет 2] Топ модели завидуют карьере / Опасаются жёны миллионеров / Папарацци засели у меня на постели / Боже, как это всё мне надоело / Все подруги когда приходят в гости / Бутербродами давятся от злости / Сердце требует мести, даже лет через двести / Это время я не забуду если …
TRADUZIONE FINALE (di DeCa)
Guardati indietro, non abbiamo tempo per essere normali /La popolarità, come una tempesta, volò /Il mio giovane corpo voleva rimanere tranquillo/Dio, quanto siamo stanche di tutto questo /Che non è solo una parola, che prevede vendetta /E ciò che non è speciale, allora è fuori posto /Il cuore chiederà vendetta anche tra duecento anni /Questa volta non dimenticherò se, se[Pre-ritornello]Non dimenticherò se, se
Non dimenticherò se, se Non dimenticherò se, se, se
Vivo!
[Coro]Biologia, biologia, biologia Anatomia, studiala fino in fondo Biologia, biologia, biologia Anatomia
E vorrei, ma non posso[Verso 2]Le top model sono gelose delle loro carriere /Hanno paura delle mogli dei milionari /I paparazzi ci seguivano anche nel nostro letto /Dio, quanto siamo stanche di tutto questo /Tutti i miei amici quando vengono a trovarci /Sono ripieni di rabbia come panini/Il cuore chiede vendetta, anche tra duecento anni /Questa volta non dimenticherò se un…
Non ho tempo per guardare indietro, non ho tempo per abbassarmi / La popolarità, come una tempesta, è arrivata / Il mio giovane corpo voleva / Dio, come mi ha dato fastidio / Ogni parola, le cascate di vendetta / Ogni singola persona, le mani sono fuori posto / Il mio cuore esige vendetta, anche tra duecento anni / Non dimenticherò questa volta se, se[Pre-coro]Non dimenticherò se, se, se Non dimenticherò se, se, se Non dimenticherò se, se, se Vivrò![Coro]Biologia, biologia, biologia Anatomia, imparare tutto Biologia, biologia, biologia Anatomia
E vorrei poterlo fare, ma non posso[distico 2]Le top model sono gelose delle loro carriere # Le mogli dei milionari sono spaventate # I paparazzi sono sul mio letto # Dio, sono stufo di tutto questo # Tutte le mie ragazze quando vengono a trovarmi # Soffocano con i loro panini # Il mio cuore esige vendetta, anche tra duecento anni # Non dimenticherò mai questa volta se
Come detto in precedenza, la Musa, essendo Musa, è soggetta alla condizione d’inarrivabile (condizione statica) e al bisogno d’amore (condizione dinamica);
per raggiungere un certo stato di benessere psicofisico, spera nel raggiungimento di un equilibrio tra le due condizioni;
poiché tale equilibrio è di fatto irrealizzabile, ricorre alla gestione dinamica alla cazzo, ovvero, fa un po’ come le viene;
innamorarsi di un Muso è il tipico esempio di gestione dinamica alla cazzo;
essendo il Muso strutturalmente simile alla Musa, quanto detto per lei vale anche per lui.
CONTINUIAMO
MUSA E MUSO: INNAMORAR-SI.
Dalla gestione dinamica alla cazzo alla trasformazione in Artista.
Esiste un momento fatale nella vita di una Musa ed è quello che coincide con l’innamoramento per un Muso (e viceversa). Tale momento è fatale per un unico motivo: trasforma la Musa e il Muso in Artisti. Ebbene sì. Ma vediamo come ciò sia possibile.
INNAMORAR-SI
Stanca e delusa dal proprio ruolo d’ispiratrice, la Musa sente l’esigenza di un amore vero, concreto, totalizzante, salvifico. Chi può capire appieno i suoi stati d’animo? Chi vive la sua stessa realtà esaltante e ricca di frustrazioni tutte da esplorare? Chi può riempire i buchi emotivi che la professione alimenta rendendoli sempre meno colmabili? Solo la sua versione al maschile, lui, il pari, il Muso.
Innamorarsi del Muso (e viceversa) è innamorarsi di se stessi, all’ennesima potenza: esaltante!
LA METAFORA DELLA FRUTTA
Iniziamo con la metafora della mela. L’ipotesi è che in amore si sia una metà di mela alla ricerca della parte mancante, identica, ma speculare. Questa favola, al pari di quella che istituisce l’esistenza del principe azzurro, riempie di aspettative chiunque, nella speranza di trovare chi permetterà di sperimentare l’Uno, l’unione ultima e appagante. La versione di sé, dalle diverse fattezze, è in apparenza il ritrovamento di un tesoro a lungo cercato. Il problema, a incontro avvenuto, è che non può sfuggire come lui sia una mezza banana e lei una mezza pera. Lontani dall’ideale? Ottimi per la macedonia.
LA RELAZIONE SENTIMENTALE
Luogo di infinite proiezioni, la relazione sentimentale tra i due è movimentata. Le accuse portate da una o dall’altra parte sono in genere speculari e vere per entrambe le parti. L’accanimento contro un comportamento o un difetto conduce presto alla rassegnazione e all’accettazione di un dato di fatto: esiste una spiccata similarità. Le richieste sono vane e la competizione accesa. Ciò implica che Musa e Muso si lascino, si ritrovino, si lascino, si ritrovino, si lascino, si ritrovino: all’infinito.
IL SODALIZIO
Eppure la Musa e il Muso godono di una qualche complementarietà, fisica indubbiamente, ma anche strettamente lavorativa (in qualità d’ispiratori) e questa, quando l’unione si realizza, è portatrice di uno scambio professionale assai proficuo.
DEL FALLIMENTO
A una lettura attenta non può sfuggire come il fallimento sia insito nella formulazione, ma tale fallimento usa forme talmente bizzarre che si potrebbe essere tentati dal non considerarlo un vero fallimento, ma l’opera d’arte di chi è sempre e solo stata il soggetto di opere d’arte: il fallimento della relazione tra Musa e Muso è un’opera a sé stante di immane bellezza.
IL SENSO ESTETICO
Al senso estetico della coppia così formata, non può sfuggire come tale fallimento rappresenti la loro vera ed esclusiva Opera d’Arte. (Il termine fallimento a questo punto è tranquillamente archiviabile, dato il risultato.) All’Opera d’Arte andranno quindi rivolete le energie per far sì che non scompaia, che non si dissolva e resti, nel tempo, fonte di narrazioni, ispirazioni continue e riconoscimento da parte di tutti. (Qui gli esempi abbondano, a ciascuno rintracciare il preferito.)
STAMPELLE
Musa e Muso, quando si incontrano e si amano, sono destinati a diventare l’una la stampella dell’altro (e viceversa) fino alla vecchiaia. Considerando che Musa e Muso godono spesso di un’autonomia economica, professionale e perfino emotiva (alimentati narcisisticamente dall’opera dell’Artista), questo essere stampellari a lungo è una vera e miracolosa Opera in sé.
IN SINTESI
Per quanto l’innamoramento tra Musa e Muso sia frutto di una gestione dinamica alla cazzo delle proprie esigenze emotive, rappresenta il momento di svolta: la trasformazione in Artisti.
P.S. Quanto scritto vale anche per amori tra Musa e Musa e tra Muso e Muso.
Adriano L’innamoramento tra Musa e Muso è vietato dalla Convenzione di Ginevra in quanto potenzialmente letale a causa della Sindrome dei Sentimenti Offesi (SSO) che i due potrebbero sviluppare a vicenda.
Se la giocano in base al principio che se gli opposti si attraggono, i simili si respingono.
L’importante è che i due non si salutino mai a vicenda dicendosi “Ciao cara” e “Ciao caro”. MAI!!!
Stolti coloro che fecero questo errore anche se in buona fede perché ne pagheranno le conseguenze fino al giorno del giudizio. Ma la conseguenza più importante tra i Musi/Artisti che si uniscono è proprio l’unione, sia carnale che spirituale, e tanto più essa è profonda e tanto più dovranno usare pomate per leviare i dolori dei traumi che si infliggono a vicenda.
Kogarashi E qui si svelano le regole, con tanto di melodia al seguito che …..fischietto
ivano f Non avrei pensato che questo viaggio finisse nel romanticismo. Perché è questo che ci vedo sotto sotto (ma non così tanto sotto dopotutto), del continuo perdersi e ritrovarsi mi rimane negli occhi solo il ritrovarsi. O forse non ci vedo poi così bene. 😀
zoppaz (antonio zoppetti) “Nella relazione che si instaura tra Musa e Muso, la Musa vede nel Muso (e/o viceversa) delle rappresentazioni piacevoli (o spiacevoli) di ciò che accade durante il processo artistico. È il Transfert. Oltre a gestire il transfert della Musa, il Muso (e/o viceversa) ha il compito di non lasciarsi andare al controtransfert. In questo caso, è Il Muso a proiettare le proprie esperienze sulla Musa (e/o viceversa) in maniera incosciente.” (Sigmund Freud, “Studi sull’isteria”)
eleonorabergonti Muso e Musa insieme per la vita finché morte non li separi… a meno che uno dei due non tradisca e scatti il divorzio con tanto di alimenti super salati, 😉 .
Testo della canzone
Gluboko – di Nadija Dorofejeva e MONATIK Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Sono amico della mia testa, sembra che vada tutto bene, ma Я дружу с головой, вроде бы всё хорошо, но Va bene, ma aspetta. Всё хорошо, но стой. Da qualche parte non c’è pace Где-то покоя нет I tram tacciono, respirali Трамваи молчат, им дышать È molto tardi. Уже очень поздно. Sì, è molto tardi. Да, очень поздно. Non ci conosciamo, no (assolutamente) Мы не знакомы, нет (абсолютно) Sì, siamo estranei, ma Да, мы незнакомы, но Vedo che sei pericoloso Я же вижу – ты опасна ed è meraviglioso И это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso Иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo che sei pericoloso Я же вижу, ты опасен E questo è inutile. И это напрасно. Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché siamo profondi Ведь мы глубоко In profondità Глубоко Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi vedo l’assenza di gravità Глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi vedo il pericolo Глубоко в твоих глазах вижу опасность ed è meraviglioso, altrimenti sarebbe noioso И это прекрасно, иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Nel profondo dei tuoi occhi voglio volare Глубоко в твоих глазах хочу лететь Probabilmente mi sentirò più calmo Мне, наверно, станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней È così pericoloso volerti Так опасно тебя хотеть Ed è pericoloso restare senza di te И без тебя остаться опасно Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Vedo che sei pericoloso, ed è meraviglioso Я же вижу – ты опасна, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a torturarmi Начинай, мучай меня Vedo che sei pericoloso ed è inutile Я же вижу, ты опасен, и это напрасно Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché posso vedere l’assenza di gravità nel profondo dei tuoi occhi Ведь я глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глаза Vedo il pericolo ed è meraviglioso Я вижу опасность, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso, inizia Иначе было бы скучно, начинай Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко Così profondo Так глубоко Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко
Lo so il tarlo ha lavorato a lungo. Quasi tutti vi siete chiesti a più riprese chi è, chi è? maledicendo il mio sadico posticipare.
Lo so, questo articolo potrebbe sembrare il prenditempo in vista dell’ultima parte dedicata alla Musa e al Muso in amore (mercoledì visibile su ogni schermo).
Ma l’agognata rivelazione saprà far rileggere il testo con una consapevolezza nuova! Grazie ADRIANO per l’eccellente lavoro e per aver dato il tuo contributo a questa importantissima impresa divulgativa.
CRICK: attrezzo utile alla sostituzione della ruota di scorta.
Sebbene la Musa sia per antonomasia la ruota di scorta silenziosa di ogni Artista, il Muso va oltre, trovandosi un po’ al di sotto di tale condizione in quanto utile come attrezzo per montare l’estro creativo di chi trae ispirazione da esso. Tutto qui? Certo che no. Come ogni buon attrezzo che si rispetti, anche il Muso bisogna oliarlo ogni tanto con complimenti e affini affinché dia il meglio di sé come oggetto ovunque l’Artista ne tragga un qualche tipo di godimento (per il suo estro).
SANTINO SUL PARABREZZA: figura da appendere ben in vista ma allo stesso tempo nascosta nel classico angolino in basso.
Come la classica funzione del santino sul parabrezza è quella di protezione degli occupanti dell’abitacolo di ogni autovettura degna di tale nome da incidenti e altre nefaste sorti, così il Muso offre protezione all’Artista dalle sorti non sempre benevole della propria arte e della vita stessa, pur non potendo compiere quel miracolo tanto sperato che lo porterebbe ad altri livelli, ma non più a quello di Muso. E quindi? E quindi lì resta, sul parabrezza.
ANTENNA AUTORADIO/PARAFULMINE: antenna atta allo scarico di diverse energie.
Purtroppo può succedere che l’Artista subisca ciò che possiamo definire con il termine scientifico di “Sgamo”, ovvero che il suo estro e la sua arte non siano poi quelli da sempre dichiarati, mostrandosi per ciò che è veramente. Il Muso, in questo caso, ha una doppia funzione: quella di parafulmine per l’artista (“Ma no, ma che dici? È stato LUI a volere queste cose, non io…”) e quella di sireno che con il suo canto ammalia chi lo ascolta facendo dimenticare i problemi precedenti. In ogni caso al povero Muso si aggiunge anche la condizione di cornuto e mazziato. Nooo! Sì. Una volta esaurito il suo scopo, si ritrae nell’apposita fessura in caso di fine delle ostilità o di scampato pericolo.
Il Muso esiste. Ha anch’esso a che fare con un mezzo a 4 ruote, pluriaccesoriato.
(Nel testo è introdotto un pezzetto scritto da un/una scrittore/scrittrice fantasma/fantasma: di chi si tratta e che parte ha la sua firma?)
IL MUSO È
CRICK: attrezzo utile alla sostituzione della ruota di scorta.
Sebbene la Musa sia per antonomasia la ruota di scorta silenziosa di ogni Artista, il Muso va oltre, trovandosi un po’ al di sotto di tale condizione in quanto utile come attrezzo per montare l’estro creativo di chi trae ispirazione da esso. Tutto qui? Certo che no. Come ogni buon attrezzo che si rispetti, anche il Muso bisogna oliarlo ogni tanto con complimenti e affini affinché dia il meglio di sé come oggetto ovunque l’Artista ne tragga un qualche tipo di godimento (per il suo estro).
SANTINO SUL PARABREZZA: figura da appendere ben in vista ma allo stesso tempo nascosta nel classico angolino in basso.
Come la classica funzione del santino sul parabrezza è quella di protezione degli occupanti dell’abitacolo di ogni autovettura degna di tale nome da incidenti e altre nefaste sorti, così il Muso offre protezione all’Artista dalle sorti non sempre benevole della propria arte e della vita stessa, pur non potendo compiere quel miracolo tanto sperato che lo porterebbe ad altri livelli, ma non più a quello di Muso. E quindi? E quindi lì resta, sul parabrezza.
ANTENNA AUTORADIO/PARAFULMINE: antenna atta allo scarico di diverse energie.
Purtroppo può succedere che l’Artista subisca ciò che possiamo definire con il termine scientifico di “Sgamo”, ovvero che il suo estro e la sua arte non siano poi quelli da sempre dichiarati, mostrandosi per ciò che è veramente. Il Muso, in questo caso, ha una doppia funzione: quella di parafulmine per l’artista (“Ma no, ma che dici? È stato LUI a volere queste cose, non io…”) e quella di sireno che con il suo canto ammalia chi lo ascolta facendo dimenticare i problemi precedenti. In ogni caso al povero Muso si aggiunge anche la condizione di cornuto e mazziato. Nooo! Sì. Una volta esaurito il suo scopo, si ritrae nell’apposita fessura in caso di fine delle ostilità o di scampato pericolo.
Sì, ci risiamo. Dopo il primo momento di disvelamento (QUI) è ora di nuovi elementi.
L’intervista è stata rilasciata nel parcheggio di un supermercato (per spegnere ogni velleità dell’intervistatore), ciascuno a cavallo della propria bicicletta.
Intervistatore: «Bel posto…»
endorsum: «Procediamo.»
Intervistatore: «Bella bicicletta. È sua?»
endorsum: «No. Non volevo risalisse a me in nessun modo.»
Intervistatore: «Ma tutta questa privacy?»
endorsum: «È solo per i troppo curiosi, come Lei. Procediamo.»
Intervistatore: «Ok. Parliamo d’altro. Finalmente un avatar! Ci si chiede se sia un suo ritratto.»
endorsum: «È un dono del disegnatore Aldo Terminiello (aka Qin Aode 秦奥德). Non sono io, l’artista non ha voluto fotografie, ha preferito giocare con le immagini prodotte dalla propria fantasia. Il risultato è stupendo.»
Intervistatore: «A quando una fotografia vera? Magari anche esplicita?»
endorsum: «Domanda inopportuna. Andiamo avanti.»
Intervistatore: «Leggo tra i miei appunti che è stata eletta a personaggio porno-fantasy?»
endorsum: «Un divertente gioco di specchi con andream2016. L’autore ha creato materiali originali, giocosi, fruibili tra gli Extra-Lenny.»
Intervistatore: «A proposito di Lenny, che fine ha fatto?»
endorsum: «Lo Story-Lenny, sì, l’esperienza è stata entusiasmante, hanno partecipato in molti, ma ho allungato troppo i tempi. Errore mio. Penso riproporrò tutte e tre le ultime puntate insieme, per chiudere l’avventura e poi pensare a darle una veste.»
Intervistatore: «Però è iniziata la nuova avventura degli Ultracorpi. Me ne parla?»
endorsum: «Una sfida nata con Ale Marcotti, un gioco che poi ha preso la mano a diverse persone. Sto tenendo uno storico degli articoli dedicati e costruendo un contenitore in grado di dar spazio e risalto a tutti i fantastici contributi. È una bellissima esperienza diimprovvisazione narrativa multimediale, se proprio devo trovare un termine, ed è nata da sola, spontaneamente.»
Intervistatore: «Non è l’unica iniziativa che alimenta le interazioni con chi la segue. 8 sfumature di musa sta diventando una rubrica fissa. Sono curioso: c’è qualcosa di riferibile a Lei?»
endorsum: «8 sfumature di musa è un’esplorazione, in chiave ironica, di alcune dinamiche di reciproca seduzione tra frequentatori della rete. Si nutre di continui spunti offerti dalla realtà (non per forza la mia), ma la travalica, trasformandola nell’oggetto di studio di una nuova disciplina scientifica: la musalogia.»
Intervistatore: «E perché non musologia?»
endorsum: «Musologia è un vocabolo molto usato, presto diventerà un sinonimo di museologia, data la frequenza dell’errore; musalogia prende atto del fatto che le muse siano molte più dei musi, poiché gli artisti sono, all’oggi, molti più delle artiste. In una situazione di parità si potrà pensare a una nuova definizione. Ultima considerazione pretestuosa: nella mitologia classica, musi non ce ne sono (male!).»
Intervistatore: «Immagino un dibattito serratissimo. Ma continuiamo. E degli ex? Eh? Degli ex che mi dice?»
endorsum: «Gli EX sono un argomento succoso e irresistibile, stimolano la mia fantasia. Penso che continuerò la serie a lungo, almeno fino a quando non si sarà esaurita la vena creativa sull’argomento. È un esercizio che mi serve anche per mettere a fuoco alcune relazioni tra i personaggi dei nuovi romanzi in opera.»
Intervistatore: «Nuovi romanzi?»
endorsum: «Sì, sto costruendo le trame di 2 diversi testi. Ma ne parlerò a lavoro terminato.»
Intervistatore: «Ora però devo chiederle… cosa sta facendo?»
endorsum: «Abbasso un po’ la sella… diceva?»
Intervistatore: «Sì. C’è un bar qui vicino?»
endorsum: «Deve andare in bagno?»
Intervistatore: «Non possiamo sederci a bere un caffè?»
endorsum: «No, prendo il caffè solo per condividere un momento di piacevolezza.»
Intervistatore: «Va bene, va bene. Dicevamo. Ho visto che ha pubblicato una parte del suo secondo romanzo, Il Metodo. Poi ha smesso. Perché?»
endorsum: «La pubblicazione in rete gli ha permesso di compiere un piccolo passo, ma non voglio dire nulla. È il motivo per cui ho tolto i capitoli.»
Intervistatore: «Ok, parliamo allora del suo rapporto con Chuck Palahniuk. I bene informati sostengono che segua il suo blog.»
endorsum: «Sì.»
Intervistatore: «E che le abbia lasciato un commento.»
endorsum: «Mah!»
Intervistatore: «In che rapporti siete?»
endorsum: «Mah!»
Intervistatore: «Lei è insop… torniamo al blog. Lo considera ancora uno strumento congeniale alla reclamizzazione del suo inedito?»
endorsum: «Vediamo.»
Intervistatore: «Viene a prendere un caffè con me? Sarò piacevole.»
endorsum: «Non lo è stato fino adesso, dubito che possa esserlo in seguito.»
Intervistatore: «Posso stupirla?»
endorsum: «Vado. Buona giornata.»
Intervistatore: «Aspetti! Un’ultima domanda. Lei con ciclicità mensile sparisce per qualche giorno.»
endorsum: «Così pare. Vado.»
Intervistatore: «Aspetti! Mi dica qualcosa della sua vita privata, io…»
endorsum: «Lei sta lavorando. Vado.»
Intervistatore: «Aspetti! Posso dirle che la trovo…»
endorsum: «No, non voglio che dica nulla su come mi trova. Arrivederci.»
il conflitto, nella Musa, tra condizione e bisogno;
la figura del Muso;
l’emblematico rapporto tra Musa e Muso.
Si inizia!
La Musa e lacondizione d’Inarrivabile.
Come abbiamo avuto modo di approfondire fin qui, la Musa si ritrova costantemente nella condizione d’Inarrivabile. Ciò è dovuto all’essenza stessa del suo ruolo; ogni Musa ispiratrice, per alimentare la creatività dell’artista, deve essere bellezza lontana che insuffla e gonfia l’anelito nei suoi confronti (ok, l’immagine è volutamente allusiva). Il desiderio, unito all’impossibilità di soddisfarlo, crea il corpus ispirativo.
Morto il desiderio, si cambia Musa. Su ciò, la consapevolezza di ogni Musa è variabile. Talvolta ne è pienamente consapevole e altre meno, anche nell’arco di una singola giornata.
Poiché la condizione d’Inarrivabile è alla base dell’esser Musa, potremmo definirla una CONDIZIONE STATICA.
La Musa e il Bisogno d’Amore.
Ciò che statico non è, è l’ondivago Bisogno d’Amore. Non è sufficiente sentirsi anelate e adorate, prima o poi il Bisogno d’Amore fa capolino.
Ondivago perché si muove a onde: arriva e sbatte sull’arena, ma poi retrocede veloce in risacca, ciclicamente. Chiameremo il Bisogno d’Amore una CONDIZIONE DINAMICA.
La Musa e l’equilibrio.
Affinché la Musa possa vivere in un ottimale stato psicofisico, è auspicabile il raggiungimento dell’equilibrio tra la CONDIZIONE STATICA e la CONDIZIONE DINAMICA (condizione d’Inarrivabile e Bisogno d’Amore).
La cattiva notizia è che la frase appena letta è un mistificazione, ma fa sempre il suo effetto (è una balla vestita bene). L’equilibrio è una leggenda.
L’altra cattiva notizia è che non sempre la CONDIZIONE STATICA e la CONDIZIONE DINAMICA si alternano, spesso sono compresenti.
La buona notizia c’è ed è: mettiamo via l’idea di equilibrio e rispolveriamo quella di gestione dinamica alla cazzo.
La Musa e lagestione dinamica alla cazzo.
È quella che ciascuna trova. È costosa, difficile, a volte semplicissima ed è sintetizzabile con l’arte dell’arrangiarsi. Ebbene sì, ognuna ha le proprie risorse e i propri modi per vivere la situazione e spesso non sono replicabili, ma ciò non toglie che un buon consiglio non possa servire ad altre Muse in difficoltà. Chi ha consigli?
Innamorarsi di un Muso è un esempio di gestione dinamica alla cazzo. Questo è l’argomento del prossimo incontro.
ivano f (L’unico contributo -scontato- che mi sento di offrire è che una balla, se ben vestita, può fare molta strada)
Alessandro Gianesini La musa fa quasi sempre una brutta fine, sopratutto se l’artista si sente un dio greco!
alemarcotti Trovare altro muso con un bel muso… Male non può fare…
Adriano Un consiglio alle Muse per evitare poi di finire nel bidone dell’indifferenziata degli artisti, è quello di trasformarsi in artiste a loro volta. Se ispirano ad altri disegni, dipinti, canzoni e poesie, perché non sfruttare a loro volta la stessa cosa verso chi le ha elevate a tal rango?
eleonorabergonti Un consiglio alle Muse in difficoltà? Riciclarli come concorrenti in qualche reality show, così tornano ad essere popolari.
romolo giacani Così a brutto muso, ti direi che bisogna sempre cercare di fare buon muso a cattivo gioco!
Giuseppe Grifeo L’unica via di successo e di sopravvivenza per le muse è scendere in sciopero e isolarsi in eremitaggio. L’umanità “creante” implorerà disperata il loro ritorno. Solo così le muse domineranno in via definitiva. Tira più un neurone di musa…
VIDEO E TESTO SONO PREPARATORI E INTRODUTTIVI ALL’ARGOMENTO.
Gluboko – Nadija Dorofejeva, MONATIK Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Sono amico della mia testa, sembra che vada tutto bene, ma Я дружу с головой, вроде бы всё хорошо, но Va bene, ma aspetta. Всё хорошо, но стой. Da qualche parte non c’è pace Где-то покоя нет I tram tacciono, respirali Трамваи молчат, им дышать È molto tardi. Уже очень поздно. Sì, è molto tardi. Да, очень поздно. Non ci conosciamo, no (assolutamente) Мы не знакомы, нет (абсолютно) Sì, siamo estranei, ma Да, мы незнакомы, но Vedo che sei pericoloso Я же вижу – ты опасна E va bene И это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso Иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Vedo che sei pericoloso Я же вижу, ты опасен E questo è inutile. И это напрасно. Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché siamo profondi Ведь мы глубоко In profondità Глубоко Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi vedo l’assenza di gravità Глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi vedo il pericolo Глубоко в твоих глазах вижу опасность E va bene, altrimenti sarebbe noioso И это прекрасно, иначе было бы скучно Inizia a tormentarmi Начинай, мучь меня Nel profondo dei tuoi occhi voglio volare Глубоко в твоих глазах хочу лететь Probabilmente mi sentirò più calmo Мне, наверно, станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней Diventerà più calmo Станет спокойней È così pericoloso volerti Так опасно тебя хотеть Ed è pericoloso restare senza di te И без тебя остаться опасно Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Orgoglioso, luminoso Гордая, яркая Vedo che sei pericoloso, e va bene Я же вижу – ты опасна, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso. Иначе было бы скучно. Inizia a torturarmi Начинай, мучай меня Vedo che sei pericoloso ed è inutile Я же вижу, ты опасен, и это напрасно Assolutamente inutile Абсолютно напрасно Perché posso vedere l’assenza di gravità nel profondo dei tuoi occhi Ведь я глубоко в твоих глазах вижу невесомость Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глазах Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность, и это прекрасно Qualunque cosa tu voglia, sarò solo per Всё, что ты захочешь – буду только за Nel profondo dei tuoi occhi. Глубоко в твоих глазах. Tutto mi è così familiare Мне всё так знакомо Nel profondo dei tuoi occhi Глубоко в твоих глаза Vedo il pericolo e va bene Я вижу опасность, и это прекрасно Altrimenti sarebbe noioso, inizia Иначе было бы скучно, начинай Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Sei pericoloso, lo è sicuramente Ты опасна, это безусловно Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Mi ecciti Ты волнуешь меня Ti eccito Я волную тебя Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко Così profondo Так глубоко Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Oggi sono una sirena, creo onde Сегодня я русалка, я создаю волны Così profondo Так глубоко
Arriva un momento in cui, Muse, si cede a un corteggiamento sfiancante costituito da opere rivolte alla vostra persona. Ci si infatua dell’Artista. Come già detto, l’evento è pericoloso e portatore di sciagure e sconforto, ma accade. È quando iniziate a pretendere che dalle parole l’Artista passi ai fatti.
I fatti, quali fatti? Dove sono? Erano qui, giuro, erano qui un secondo fa! Ma dove sono finiti? Onde evitare di farvi trascinare in procrastinazioni ventennali, attaccheremo frontalmente la retorica del sacrificio, una delle scuse più utilizzate dall’Artista messo spalle al muro.
VITA D’ARTISTA
L’Artista ha una vita, un quotidiano, uno spazzolino da denti, un appartamento, parenti vicini e lontani, spesso ha un lavoro, impegni, una macchina, un animale domestico e, in sintesi, un tran-tran che lo tiene occupato a orari fissi o variabili. Come voi. Traduce i suoi sogni in opere, che voi ispirate. Sogni destinati a restar tali. Poiché sono destinati a restar tali, i sogni non devono concretizzarsi ed è esattamente qui che prende piede la retorica del sacrificio.
SACRIFICARE IL SOGNO O LA REALTÀ?
Il pensiero è ardito, ma eccolo: per non sacrificare il sogno se ne sacrifica la sua realizzazione. Ovvero, per non perdere il Sogno e per mantenerlo fresco e confortante, si sacrifica ciò che potrebbe renderlo reale. Non solo, il vero colpo di genio dell’Artista è: sacrificare la realizzazione del sogno fingendo di sacrificare il sogno stesso.
QUALCHE UTILE DISTINGUO
Inutile dire che di sacrificio si parli un po’ a sproposito. Il sacrificio vero ha a che fare con l’altro, non ci sono mezze misure. Si sacrifica la propria vita scambiandola con quella altrui: o con la morte, o con una continua e pervicace dedizione a qualcuno, fino alla propria morte interiore (che alla lunga alla lunga e alla lunga coincide con quella fisica). Anche il sacrificio per un Ideale, inteso come l’atto d’immolarsi, ha a che fare con una possibile, futuribile, auspicabile vita migliore altrui.
Di cosa si parla allora quando l’Artista ricorre alla retorica del sacrificio? Il sacrificio invocato dall’Artista è, a tutti gli effetti, compiaciuta autocommiserazione che, in quanto tale, ha lo scopo di nobilitare ciò che è dato come immutabile. Esempio: “sacrifico i miei sogni di gloria per dedicarmi con amore alle piccole gioie del vivere.” Ciò che è sacrificato (e già abbiamo visto che la parola è abusata) non è il sogno di gloria, quanto la realizzazione del sogno, e ciò lo rende vivo in qualità di sogno. In questo c’è una gustosa e compiaciuta autocommiserazione descrivibile con: “oh, povero me, me tapino.”
CAS
Denominare sacrificio la compiaciuta autocommiserazione solipsistica (CAS) è depauperare il senso potente del termine.
Che fare dunque? Diamo alla CAS un altro nome.
Che nome? TORTELLONE.
Qual è il senso di questa operazione? Ripristinare una gerarchia tra i significati.
Come si agisce? Ogni volta che la CAS (Compiaciuta Autocommiserazione Solipsistica) si presenta vestita di un profumato abito nuovo, basta non chiamarla sacrificio, ma TORTELLONE.
ESEMPLIFICANDO:
1) Se l’Artista ti sta raccontando che è eroico nel rinunciare all’amore della sua vita perché non lo merita, fermati Musa, usa la parola magica e dillo: cazzo, è un tortellone! D’incanto capirai che, senza troppe seghe mentali, l’Artista rinuncia all’amore della sua vita perché non vuole un’estranea in giro per casa dalle 8 del mattino alle 24 (che sul dormire c’è sempre la politica dei letti separati ad aiutare).
2) L’Artista ti dice che rinuncia all’amore della sua vita perché sua moglie non può vivere senza di lui. A parte che sua moglie vive senza di lui ormai da 15 anni, ma fingiamo di credere che questa triste realtà non sia in essere… dillo: cazzo, è un tortellone! E scoprirai che la sua rinuncia è dovuta al mutuo trentennale, all’impossibilità di pagare alimenti e che le loro scopate extra i due coniugi riescono comunque a farsele senza che vi siano troppi drammi, fastidiosi contraccolpi emotivo/economici e coscienze lacrimanti.
L’APPELLO
non sacrifichiamo il sacrificio sull’ara candida ogni volta che ci fa comodo, lasciamolo a occuparsi di questioni più importanti e osiamo, osiamo dare il loro nome alle cose, chiamiamo la compiaciuta autocommiserazione solipsistica TORTELLONE!
L’ESTREMA SINTESI
L’artista si nutre di sogni, per questo non li può realizzare, verrebbe meno la materia prima della sua opera.
La musa però cerca di diventare realtà.
L’artista, anche per non essere scortese, accampa scuse.
Propongo alle muse, per evitare di perdersi in infiniti rinvii, di chiamare le scuse con il termine TORTELLONE, per riuscire a vedere la questione sotto una diversa lente.
Ciò le aiuterà a considerare le giuste fattezze di una scusa banale che si è ammantata dell’affascinante retorica del sacrificio.
*Metodo brevettato endorsum.
8 sfumature di musa – breve corso di sopravvivenza per muse
Armin Glatter – The reader (Ungheria, 1861-1916) olio su tela, 70 x 50cm – immagine presa qui
IN ATTESA DEL CORSO DI AGGIORNAMENTO PER MUSE, ECCO QUI UN UTILE BIGINO A RIASSUMERE ALCUNI CONCETTI DI BASE E I 20 SUGGERIMENTI ESSENZIALI A OGNI MUSA PER NON PERIRE DI SCONFORTO.
A) L’oggetto del contendere: l’Amore.
Musa (musa) oh mia musa…
artista a caso
Di quell’amore dichiarato, cantato, declarato, inutile dirlo, le tracce sono tutte nell’opera che la musa ispira. E lì resta. Dell’amore purissimo e profondo esiste solo un costrutto linguistico, visivo, sonoro vuoto. D’altro, vuoto. Questo è ciò che la musa deve sapere e tener sempre a mente, poiché ella è mezzo e mai fine.
B) Per una moderna enunciazione:
La musa è un veicolo per. Un forma che attira. Un abitacolo quando. Un motore se. Un’autoscuola, in ogni caso. La voglia in movimento. L’ispirazione. Ma mai, dico mai, una destinazione!
endorsum
LA MUSA È
VEICOLO: la musa è un veicolo per. Andare da qui a lì in un tempo limitato. È, per così dire, il modo più agevole e veloce per mettersi su una strada che porta a. Dove porta? In infiniti luoghi, spesso tutti interni all’artista. Talvolta esterni come una mostra, una pubblicazione, un concerto, in ogni caso porta all’ammirazione di un pubblico più vasto.
FORMA: una forma che attira. Ebbene sì, la musa è una forma della quale poco si indaga il contenuto. Riluce e attira, poiché lucida e riflettente. Riflette ciò che vi si proietta addosso. È uno specchio traslato. Solo uno specchio? Sì, solo uno specchio utile alla conoscenza dell’artista stesso. Egli si conosce, ignorandovi totalmente. È un paradosso. Non importa con quanta dovizia di particolari descriva la piega del vostro sorriso, l’artista indaga unicamente le proprie capacità descrittive ed espressive e la gioia che ne deriva.
ABITACOLO: un abitacolo quando. Quando la vita è triste e cupa, piena di solitudini e frustrazioni, ecco che la musa è il contenitore perfetto per abitare: è il sogno da alimentare e dal quale essere alimentati: un utero. Un utero? Certamente, l’esperienzia primigenia, il luogo caldo e accogliente nel quale percepirsi esseri al sicuro. Che lo si voglia o meno, si è il dolce porto nel quale attendere il passaggio della tempesta, per poi ripartire più gagliardi e pimpanti che pria.
MOTORE: un motore se. Se il proprio motore è spompato, con all’attivo troppi chilometri macinati e vien meno la spinta propulsiva originale, ecco che la musa rappresenta il motore ausiliario . Cioè? Cioè l’artista ha la rara capacità di funzionare in modalità ibrida: quando il motore a benzina è a secco, parte quello elettrico, cerebrale, sinaptico, innescato dalla curiosità di provarsi su un nuovo oggetto di gioco: voi.
AUTOSCUOLA: un’autoscuola, in ogni caso. Dire nave scuola pareva brutto e inappropriato, dato l’uso dell’immagine di un veicolo a 4 ruote, ma il concetto resta. Fatevene una ragione, in questi luoghi internettiani ameni la musa è una palestra. Una palestra? Ovvio che sì, un luogo nel quale esercitarsi in prossimità di una sfida vera e concreta nella quale tutte le abilità messe in campo dovranno essere utilizzate al loro meglio.
VOGLIA: la voglia in movimento. Oh, sempre sia benedetta una voglia che si sveglia dai torpori del quotidiano! Benché nascosta sotto strati e strati di arte bene o mal creata, la voglia fa capolino e certifica l’esistenza in vita dell’artista. Una voglia sconcia? Sempre! Ma non c’è nulla di male in questo, è alla radice della vita, della conoscenza e carburante corrisposto della curiosità esistenziale.
ISPIRAZIONE: l’ispirazione. Ovvero la scintilla creativa, quell’essere divinità creatrice che si esplica non solo nel dar seguito a una progenie, ma nel generare “oggetti” nuovi e personali, talvolta baciati dall’anelito universale. Per merito mio? Per merito dell’interazione che l’artista ha con l’idea di te, oh musa. Di idee si parla. E di interazione con esse.
MAI LA DESTINAZIONE: mai, dico mai, la destinazione! E qui siamo al vero nodo dolente. La musa non è destinataria di amore, ne è solo la scusa per riscoprirlo. L’artista si accalora, eccita, accende e tanto basta. Come sarebbe a dire? Sentirsi vivo è tutto ciò che cerca, la musa è un mezzo, non la destinazione.
E L’AMORE? QUELLO CHE VIVIFICA E CURA? QUELLO CHE ACCOGLIE E PROTEGGE? QUELLO CHE CONDIVIDE E PROGETTA? QUELLO DELLA FIDUCIA E DELL’ESTREMO SACRIFICIO (TANTO OSANNATO)?
… AHAHAHAHAHAHAHAHAH!
C) Il piccolo compendio di sopravvivenza.
1) “Mi ha dedicato un racconto: bruttissimo.” L’ABUSO DI BUONA CREANZA: sì, diciamolo, non tutto ciò che ispiriamo esce col buco e sì, diciamolo, a forza di compiacere l’artista si incorre in indicibili malori. La vostra buona creanza è un problema. Florida e bella, polposa come un frutto maturo, la buona creanza si presterà a essere fraintesa e violata, continuamente violata, in una parola: abusata. Per quanto possa costare, non siate troppo entusiaste di fronte a un’arte brutta, è diseducativo per l’artista e non lo aiuterà a raggiungere le vette dell’Arte. Lo fate per l’Arte, l’Artista e per il vostro stato psico-fisico. Dite che è brutto!
2) “Una poesia, bella era bella, ma non ho capito nulla.” LA MANCATA COMPRENSIONE DELL’OPERA: oh, talvolta le parole, come le forme e le note, sono messe insieme con una logica molto personale. Sì, è come pensate… alla cazzo! La comprensione fugge, con il senso; sono di fatto una bella coppia e quando scappano lo fanno alla grande, lasciandovi interdette. Non abbiate timori, non siete voi a essere ignoranti e stupide e non coltivate pudori inutili, ditelo: non ho capito.
3) “Sono finita in un quadro astratto e non mi sono trovata.” “Continua a rappresentarmi bionda: sono castana.” MANCATA COINCIDENZA DI ATTRIBUTI FISICI E MORALI: duole, fa male, sì, non è sbagliato sentire le urla del vostro piccolo Narciso interiore, ha tutte le ragioni del mondo. Quando l’Artista esagera e vi proietta addosso un’immagine ideale troppo lontana, il dubbio è lecito e va esplicitato: hai cambiato musa?
4) “Continua a dedicarmi liriche chiamandomi con il nome della ex-moglie.” IL NOME ERRATO: Santissimo Ragazzo, ma, ma, ma! Non si sorride davanti al nome errato, non si nicchia, non si sorvola perché solo voi sapete quanta acidità di stomaco provoca, quindi, prevenire l’ulcera è prioritario. La Musa qui non può lasciar correre. È indispensabile una strigliata con la spazzola dai denti di ferro. Pretendete di essere chiamate per nome ogni volta che vi rivolge la parola. L’alternativa è l’uso della succinta frase, terribile da sentirsi porre, “come mi chiamo io?” spruzzata a pioggia sulle conversazioni.
5) “Mi ha dedicato una canzone riciclando un vecchio testo.” IL RICICLO: qui, Signore mie, è utile la prova. Le sensazioni non contano, è indispensabile la flagranza di reato. Certo, l’Artista avrà un bel dire che il suo linguaggio artistico è composto da quei cinque elementi lì, ma plagiare se stesso a fronte di differenti Muse è un’onta più per lui che per voi. Perciò non esitate, siate magnanime nella sottolineatura e, permettendovi anche di sbottare, affermate il vero: ma l’hai riciclato!
6) È SERIALE L’essere polimusico di un Artista non è in assoluto un tratto disdicevole. Lo diventa quando si dichiara innamorato. Perdutamente innamorato. Poichè la condizione del perdutamente innamorato comporta un notevolissimo consumo di energie psico-fisiche, è chiaro che il moltiplicarsi in analoghe dichiarazioni ad altre Muse nasconde una forma menzognera, atta a mantenerevi in compiacenza. La responsabilità non è delle colleghe, bensì della leggerezza con la quale l’Artista dichiara il suo perduto amore. Ecco, siate il suo amore perduto e permettetevi un sonante e liberatorio ma vaffanculo!
7) “Ha iniziato a chiedermi di mandargli immagini di parti del mio corpo per aiutare l’ispirazione.” L’IMMAGINE: che dire, va a gusti. Alla Musa può piacere essere un po’ esibizionista, sia pur protetta dall’immancabile promessa “tengo l’immagine per me, ma se vuoi la cancello all’istante”. Attente a cosa mandate però, oh Muse, potreste pentirvene amaramente ritrovando la vostra patonza a grandezza innaturale sbattuta sui muri della vostra città, o usata in promiscui giri d’affari che non vi riguardano, ma che esistono. L’immagine è tante cose: un trofeo di guerra (e va esposto come ogni buon trofeo, se no che trofeo è?), una stimolazione immaginifico-ghiandolare, un feticcio, un oggetto contro il quale scaricare ire, un simulacro, uno strumento ricattatorio; perciò pensate e valutate con attenzione, uscite per un attimo dallo stato confusional-narcisistico e riflettete sulle conseguenze. E la fiducia? …AHAHAHAHAHAHAHAH! Quindi che foto mando? Il gomito! Un ottimo consiglio, qualora le richieste fossero incessanti e fastidiose, lo fornisce Biagina Danieli(nel commento del : “N.7 uhhhhhh….una volta, ma tempo fa, ho inviato foto di un Pisellone enorme, ha smesso di rompere” Per spirito di servizio, segnalo un luogo in cui poter trovare qualche pezzo d’arte che ben si presta alla situazione (grazie A TE per arricchire ogni giorno il nostro triste immaginario): cazzi fantastici e dove trovarli – prima parte cazzi fantastici e dove trovarli – seconda parte
8) “Non vuole che risponda ad altri maschi.” LA GELOSIA: l’artista polimusico (con più Muse) è, con ogni probabilità, anche un ottimo esternatore di gelosia. E annessi. Il fatto di dedicare le proprie attenzioni a più Muse lo induce a credere che tutti siano poli-qualcosa e ciò lo porta a simpatiche forme di: stizza, muso, aggressività verbale, dispettucci, sputtanamento, provocazione di senso di colpa, sminuimento, bullismo, sarcasmo, offese in pubblico e in privato, stalking informatico, violazione della privacy. Se le cose dovessero farsi pesanti, oltre a limitare le forme di accesso alle vostre pagine, è una denuncia ciò che ci vuole: Cyberstalking (sito informativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni)
9) “Ho finito i complimenti, ne vuole sempre di nuovi o si offende.“ DELL’INSAZIABILE: lo sapete in molte, si parte da un “che carino” e si arriva a “hai sconvolto la mia concezione di eurismo, costringendomi continuamente (ma continuamente continuamente) a trovare significati nuovi e, seppur non volendo, a trovare (ancora trovare e continuamente trovare) inedite suggestioni a O-G-N-I SINGOLA parola (suono, forma, quello che è…).” Fermate subito la progressione! Non sapete dove potrà infilarvi, anche a rate mensili, se non siete in grado di dire di no! Preparetevi, i capricci non mancheranno, quindi addestratevi tramite qualche seduta con piccoli despoti figli di parenti o amici (la vostra figliolanza è sconsigliata, poiché è necessario un ambito in cui il distacco risulti fin da subito elemento salutarissimo). Appena pronte, regalatevi uno stop, un passo indietro e sì, rischiate tutto, di nuovo, su ciò che davverò sentite per l’opera: che carino!
10) “Mi ha detto un mucchio di bugie.” BUGIE IN ENRATA: diciamolo, sono tante. Del tutto comprensibile, sia chiaro, cosa non farebbe l’Artista per avvicinarsi all’immagine ideale che ci ha acchiappate? Di tutto. Sì. Anche qualcosa di più. Ah, umana debolezza! La tentazione è fortissima ed è semplice mettere in atto il castello di parole e fantasie. La casistica continuamente offre le più belle e immaginifiche trasfigurazioni; sarebbe facile ingentilire il testo riportandone alcune, ma no, ognuna pensi alla propria esperienza, c’è di sicuro ottimo materiale per ridere diversi minuti. Ovvio, non c’è riso se la situazione è in corso (permane un simpatico misto di sconforto e incazzatura rivolto alternativamente a sé o all’Artista.). Quindi, Signore, abituatevi ad applicare la TARA! Non incolpatelo ripetutamente, è inutile. Vi ha detto di essere un figo pazzesco? TARA! Di essere solo? TARA! Di amare unicamente voi? TARA! Di essere ricchissimo? TARA! La tara è indispensabile, ma non risolve, soprattutto nel caso in cui lui vi abbia davvero sommerse di balle, così tante da rendere impossibile il denudarsi di fronte ai vostri complici occhi. E quindi? E quindi il rischio sostituzione di persona è dietro l’angolo. Terribile, lo so, ma Cyrano è un classico sempre attuale. Esiste un’alternativa? La buona notizia è che l’alternativa esiste e si chiama spoglia la cipolla. Sì, si piange e non si sa dove si va a finire a forza di togliere e pulire, ma… non eravate interessate al suo cuore?
11) “Gli ho detto un mucchio di bugie.” BUGIE IN USCITA: diciamolo, sono tante. Del tutto comprensibile, sia chiaro, cosa non fareste per avvicinarvi all’immagine ideale in chi avete acchiappato? Di tutto. Sì. Anche qualcosa di più. Ah, umana debolezza! La tentazione è fortissima ed è semplice mettere in atto il castello di parole e fantasie. (Questo incipit è praticamente identico a quello del punto precedente: è vero, non ho fatto distinzioni.) E adesso? Adesso sono “cazzi amari” (ringraziamo, per il prestito del modo di dire, il M.R.D.F.M.R. o Movimento di Riconoscimento Dignità alle Frasi dalla Miglior Resa). Ben dice chi sostiene che la verità paghi sempre: è una bugia anche questa. La verità paga in casi eccezionali e non subito, ma a 30/60/90 giorni, come foste una fattura. Sono sicura di essere il caso eccezionale, tutto sommato sono addirittura piacente. Attenzione! Non sottovalutate mai la vostra peggiore antagonista: voi, nella sua testa! Nei mesi son successe cose, vi ha attribuito vezzi, gesti, modi d’essere e di fare… ABITI! Ok, anche mugolii, abilità amatorie, frasario e di sicuro non ha visualizzato la cellulite. Per lui sarà comunque dura. E quindi? E quindi lo si prepara. E poi, è il caso di ricordarglielo, non aveva chiuso con il passato? Ecco, fategli includere anche il vostro passato prossimo.
IL CONSIGLIO IN PIÙ
Quando il giorno verrà, regalatevi reciprocamente l’elenco delle balle profuse. Vi hanno detto che non si fa? Che guai ad ammettere? Ok, mi contraddico, ebbene mi contraddico: la verità paga, più o meno, sempre.
12) “Ho scoperto che altre donne sono certissime che l’opera sia stata dedicata a loro.” L’OPERA POLIVALENTE: è quell’opera ispirata che, guarda un po’, ha valore per più persone. Ora, non parliamo di una semplice immedesimazione, un sentire universale, la capacità dell’opera di parlare a molti cuori, no, qui si parla di una rete a strascico. Cos’è una rete a strascico? La rete a strascico è l’opera, creata da un abile Artista, composta da riferimenti a più Muse. Ciascuna coglierà il riferimento unico e univoco e considererà l’opera a sé dedicata, felice. È indubbiamente una tecnica che implica cura e attenzione, ma il suo rapporto impegno/benefici la rende in assoluto la più economica. Quando le Muse hanno occasione di confrontarsi sull’arte che hanno ispirato, capita che la costernazione si presenti di fronte a quell’unico prodotto comune a tutte. Non mancano esclamazioni tipo: “la rosa è il mio fiore, io sono la rosa dai petali vellutati e dal profumo intensissimo!”; “il mare è la metafora del suo sentimento da quando ha iniziato a dedicarmi opere!”; “la luna, cazzo, sono sempre stata la sua luna!”. Ebbene sì, l’opera polivalente ha dentro tutto. Ma indaghiamola con attenzione, per riconoscerla. CARATTERISTICHE DELL’OPERA POLIVALENTE: 1) Presenza di più immagini simboliche (che una Musa si complimenta per l’uscita dal conseueto codice amoroso, credendo d’ispirare, di tanto in tanto, un soffio di eccentrica novità!); 2) Vaghezza (l’occhio è di fuoco, dolce, luminoso, i capelli son di seta, morbidi, sul viso, tra le dita, il seno è… il capezzolo è un bocciolo turgido, i fianchi morbidi, le mani bellissime; scordatevi colorazioni, forme effettive, tutto ciò che identifica, scordatevi soprattutto il nome!); 3) Richiesta (sì, perché c’è chi ha dato e chi deve dare; chi ha dato che si replichi, chi deve dare cosa sta aspettando ancora?); 4) Collocazione a-temporale (vaghezza + metafora; l’attimo è inevitabilmente elevato e prende le sembianze di un immaterico vissuto, sia pur carnale, impossibile da piazzare qui o lì nel tempo, nello spazio, nella situazione reale.). Che fare quando ci si accorge della polivalenza dell’opera? Una cosa faticosissima: cercare le altre Muse e parlarsi. Ma questo farà sparire l’Artista! Oh, sì, capisco. Come si fa a sapere se un’opera è genuina e dedicata solo a me? Il metodo più sicuro? L’opera non pubblica, bensì privata. Certo, l’Artista seriale lo è anche in questo e invierà molteplici opere personalissime tutte uguali, ma che fatica! Comunque non rischierete che quella nata per voi serva smaccatamente e pubblicamente da esca per altre Muse… sempre antipatico, no?
13) “Mi corteggia in modo serrato e non so come arginare la cosa.” LO STOP: lo so, è brutto, è la morte della Musa interiore, ma quando la cosa vi asfissia è arrivato il momento di prendere aria. Quanta aria, vedete un po’ voi. Di vero c’è solo una cosa: se vi sentite a disagio, c’è qualcosa di sbagliato, da indagare: FATELO!
IL CONSIGLIO IN PIÙ
Le altre Muse sono risorse importanti. Non lasciatevi mettere in competizione e aiutatevi, perché il momento della sostituzione, che piaccia o meno, arriva per tutte.
14) “Da quando ho accettato la videochiamata non mi dedica più nulla.” DELLA GRADEVOLEZZA: oh, questo è un problema, non si corrisponde all’immagine idealizzata. Non c’è soluzione. L’aver dato indicazioni precise, o meno, conta poco. Un rifiuto è sempre duro da accettare, ma va fatto. Regalatevi una coccola speciale e voltate pagina, non siete in assoluto sbagliate, semplicemente non siete giuste per l’Artista, capita anche alle migliori e il video è lì a dichiararlo, quindi, si ritorni all’antico e potente vecchio adagio: chi non vi ama non vi merita!
15) “Da quando ci siamo incontrati non mi dedica più nulla.” DELLA SPIACEVOLEZZA: spiace, ma non è scattata la scintilla. Magari la gradevolezza c’era, ma la compatibilità a pelle non è stata invitata all’appuntamento, e ve ne siete accorte. In qualche modo ne siete anche rimaste sollevate e non avete fatto nulla, nulla, nulla, per far funzionare l’incontro. In certe occasioni si ha addirittura voglia di scappare. Ecco, la prossima volta osate: scappate!
16) “Da quando glie l’ho data non mi dedica più nulla.” LA SINDROME DA TROFEO: sì, bellissimo, ambito, agognato trofeo. Qual è il posto di un trofeo? Sulla mensola (a prender polvere). TIMOR PANICO: esiste e vive in mezzo a noi. Il panico è un animaletto poco docile che usa saltar fuori quando meno ci si aspetta e l’Artista può esserne vittima al pari degli altri. Troppo coinvolgimento duole a chi si teme in amore. Scordatevi d’essere la terapia! INCASTRI: eh, niente, non ha gradito la vostra particolare mossa dell’aragosta. Qualche domanda potete pur porvela: che non vada bene per tutti? che non vada bene proprio con nessuno? è ora di rinnovare il parco posizioni magiche? Le domande sane non guastano, ma con cautela, siete Muse.
17) “Da quando non ho accettato di dargliela, mi dedica cose terribili.” IL CAMPANELLO D’ALLARME: c’è un solo modo per dirlo: ARIA!!!
18) “Da quando non gliel’ho data mi dedica cose bellissime. (Camelia Nina)“ L’ETERNO VIRGINEO: ecco, la situazione è assai confortevole e appagante per il piccolo e amato Ego… ma la carne?
19) “Continua a dedicarmi canzoni di Gigi D’Alessio. (Centoquarantadue)“ DELL’ESTRANEITÀ: c’è qualcosa, qualcosa che non capite, non vi spiegate quella sensazione di estraneità che coglie a un tratto, il dubbio sonoro di un equivoco, il fastidio fisico, la nausea mattutina, un senso di stanchezza… siete incinte!E non è la notizia peggiore: il padre è lui! Gli amanti di Giggino hanno lo spermatozoo veloce, è ora che lo sappiate.
20) “Son stanca de esser corteggiata dalli defunti vaginae!“ LO SEGAIOLO STOLTO: esso appare se la Divina Musa è provvista sopratutto di mammella procace, e per levarsi dalle caviglie siffatto sfrangiator d’organi altrui, ella allontanerà dalla sottana – anco per non esser accusata di pulcredine o impudicizia – a colpi di cilicio lo molesto impestatore spacciatosi per principe dell’arte. (by Adriano)
I VOSTRI CONSIGLI
unallegropessimista Dice: Comunque dipende per chi si fa la musa. A pittori la devi dare. Marta Marzotto il culo di Renato Gottuso. Amanda Lear Savator Dalì Ai poeti assolutamente non devi dargliela, continueranno a scrivere poesie. Petrarca e Laura, Dante e Beatrice. I cantanti vi dedicheranno canzoni all’inizio e alla fine della storia. Ramazzotti Hunziker, Ligabue e Donatella Missori. Gli scrittori al massimo un libro. Quindi come vedi dipende per chi diventi musa. In ogni caso se vuoi essere eterna musa non devi dargliela mai.
zipgong Dice: ritorniamo alla lectio magistralis. Primo. Non dargliela. Secondo. Non dargliela ma con il contorno. Terzo. Il dolce alla fine ci vuole. Dai, dagliela.
andream2016 Dice: Ok! Dialogo: Musato: “oh mia musa ecco un quadro a te ispirato” Musa: “fa schifo!” Musato: “ma è un’ode alla tua bellezza!!” Musa: “te lo dico io che fare, prendi la tua «ode» arrotolala e ficcatela su per il deretano! E se insisti ti denuncio per stalking!!” Della serie « i musati sono bestie anco loro, muse, non feriteli »
D) Varie ed eventuali.
Se c’è un’indicazione che vorrei restasse è questa: in caso di attenzioni moleste, furti (o uso improprio) di materiale personale, ricatti, non esitate a rivolgervi qui: Cyberstalking(sito informativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni).
Bene, il breve corso termina qui. È però in preparazione una giornata di corso avanzato, un aggiornamento vero e proprio. Resto a disposizione per dubbi, suggerimenti e scambio di opinioni: endorsement@virgilio.it
È con estremo piacere che annuncio la nascita di SAM, lo Sportello Aiuto Muse!
SAM si attiva su richiesta (endorsement@virgilio.it) o si sveglia quando si accorge che c’è un motivo d’allerta.
Oggi SAM nasce ed è sveglio, poiché nell’aria c’è…
L’opera polivalente!
Ebbene sì, l’Osservatorio Permanente Muse ha individuato la presenza di alcune opere destinate a più Muse in contemporanea. Per imparare a riconoscerle, ecco un istruttivo punto del Piccolo Compendio di Sopravvivenza, tratto dal Breve Corso di Sopravvivenza per Muse. Buona lettura!
L’OPERA POLIVALENTE: è quell’opera ispirata che, guarda un po’, ha valore per più persone. Ora, non parliamo di una semplice immedesimazione, un sentire universale, la capacità dell’opera di parlare a molti cuori, no, qui si parla di una rete a strascico.
Cos’è una rete a strascico? La rete a strascico è l’opera, creata da un abile Artista, composta da riferimenti a più Muse. Ciascuna coglierà il riferimento unico e univoco e considererà l’opera a sé dedicata, felice. È indubbiamente una tecnica che implica cura e attenzione, ma il suo rapporto impegno/benefici la rende in assoluto la più economica. Quando le Muse hanno occasione di confrontarsi sull’arte che hanno ispirato, capita che la costernazione si presenti di fronte a quell’unico prodotto comune a tutte. Non mancano esclamazioni tipo: “la rosa è il mio fiore, io sono la rosa dai petali vellutati e dal profumo intensissimo!”; “il mare è la metafora del suo sentimento da quando ha iniziato a dedicarmi opere!”; “la luna, cazzo, sono sempre stata la sua luna!”. Ebbene sì, l’opera polivalente ha dentro tutto. Ma indaghiamola con attenzione, per riconoscerla.
CARATTERISTICHE DELL’OPERA POLIVALENTE: 1) Presenza di più immagini simboliche: la Musa si complimenta per l’uscita dal conseueto codice amoroso, credendo d’ispirare, di tanto in tanto, un soffio di eccentrica novità! 2) Vaghezza: l’occhio è di fuoco, dolce, luminoso, i capelli son di seta, morbidi, sul viso, tra le dita, il seno è… il capezzolo è un bocciolo turgido, i fianchi morbidi, le mani bellissime; scordatevi colorazioni, forme effettive, tutto ciò che identifica, scordatevi soprattutto il nome! 3) Richiesta: sì, perché c’è chi ha dato e chi deve dare; chi ha dato che si replichi, chi deve dare cosa sta aspettando ancora? 4) Collocazione a-temporale: vaghezza + metafora; l’attimo è inevitabilmente elevato e prende le sembianze di un immaterico vissuto, sia pur carnale, impossibile da piazzare qui o lì nel tempo, nello spazio, nella situazione reale.
Che fare quando ci si accorge della polivalenza dell’opera? Una cosa faticosissima: cercare le altre Muse e parlarsi.
Ma questo farà sparire l’Artista! Oh, sì, capisco.
Come si fa a sapere se un’opera è genuina e dedicata solo a me? Il metodo più sicuro? L’opera non pubblica, bensì privata. Certo, l’Artista seriale lo è anche in questo e invierà molteplici opere personalissime tutte uguali, ma che fatica! Comunque non rischierete che quella nata per voi serva smaccatamente e pubblicamente da esca per altre Muse… sempre antipatico, no?
Max Gazzè – L’uomo più furbo L’uomo più furbo del mondo Conquistatore instancabile e attento Ha avuto donne di tutti i paesi Donne che aspettano il ritorno L’unica donna che ha tanto amato Gli ha voltato lo sguardo Un incontro all’ultimo bacio Con lei non poteva rifarlo Negli occhi di tutte le donne del mondo Quando le accarezza Cerca lei Che non vuole più l’uomo più furbo L’uomo più furbo L’uomo più furbo del mondo Fuma tre pacchi di sigari al giorno Gli bruciano gli occhi dal fumo e dal pianto Come il pianto che non scenderà mai Per lei con cui non può più stare Per lei con cui non può parlare Perché lei uccisa dal rancore Gli ha negato per sempre l’amore Negli occhi di tutte le donne del mondo Quando le accarezza Cerca lei Negli occhi di tutte le donne del mondo Quando le accarezza Cerca lei… L’uomo più furbo del mondo Può avere tre o quattro donne al secondo Quella sera torna a casa da solo Scaccia gli sguardi come scaccia le zanzare E rinuncia al suo amore di sempre Che non potrà mai scordare Negli occhi di tutte le donne del mondo Quando le accarezza Cerca lei Che non vuole più l’uomo più furbo L’uomo più furbo L’uomo più furbo L’uomo più furbo L’uomo più furbo L’uomo più furbo Fonte: Musixmatch
ESEMPIO DI MUSO IN QUADRUPLICE COPIA Geoff Castellucci – SIXTEEN TONS | Low Bass Singer Cover
Il video è un gentile omaggio proveniente dalla Galassia dei Musi. Grazie Ragazzi!
E) Chiusura dei lavori, ringraziamenti e saluti.
8 SFUMATURE DI MUSA. Ma perché 8? 8 sono gli elementi dell’enunciazione, o meglio, grazie a una metafora automobilistica, una Musa è così descrivibile: veicolo, forma, abitacolo, motore, autoscuola, voglia, ispirazione, destinazione (ebbene sì, ho utilizzato la classica associazione Donna = Automobile. L’ho fatto.). La scelta del numero e degli elementi è puramente arbitraria; andando dritta al punto direi che mi piaceva così… l’8 ha una linea così femminile!
BREVE CORSO DI SOPRAVVIVENZA PER MUSE. Era davvero indispensabile? No! In più, quanto scritto non cambierà nulla nelle pratiche di ciascuna. So che ammettere l’inutilità di un corso di sopravvivenza è inusuale, ma è generalmente veritiero. Quale utilità allora? Dunque, direi che abbiamo riso, pensato, cazzeggiato. Se c’è un’indicazione che vorrei restasse è questa: in caso di attenzioni moleste, furti (o uso improprio) di materiale personale, ricatti, non esitate a rivolgervi qui: Cyberstalking(sito informativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni).
Bene, il breve corso termina qui. È però in preparazione una giornata di corso avanzato, un aggiornamento vero e proprio. Resto a disposizione per dubbi, suggerimenti e scambio di opinioni: endorsement@virgilio.it
Che dire ancora? I dolci che avete portato e che abbiamo “spazzolato” insieme in pausa caffè erano favolosi, grazie. Grazie anche per i numeri di telefono di arigiani, massaggiatori, parrucchieri, meccanici, cuochi, sarti, guide e per la fondamentale individuazione di canneti. Grazie a tutte e a tutti per l’attenzione e i preziosissimi contributi, in particolare (in rigoroso ordine di apparizione)Camelia Nina, Centoquarantadue, BD, unallegropessimista, zipgong, andream2016, Nonna Pitilla, Adriano! Alla prossima!
Вера Брежнева – “Мамочка” (Vera Brezhneva – Mamochka) (consiglio a ogni musa la visione per intero del video, fortemente attinente all’argomento! ok, il video è ironico…) Vorrei ascoltarti – Siediti più vicino e dammi un buon consiglio – Da quando ha preso la mia anima? – Non lo so, ma il tuo amuleto non mi salverà – (RIT.)Mamma, mi chiedo di lui con la margherita – Mi ama – non mi ama – Mamma, è tranquillo, come un grande fiume – E io sono come una barca in quel fiume – Non si può spiegare cosa c’è in lui – Non è negli altri, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso – È incomprensibile per i miei amici – È diverso, lo so, lui è unico Mamma, mi chiedo di lui con la margherita Mi ama – non mi ama Mamma, è tranquillo, come un grande fiume E io sono come una barca dentro quel fiume.(rit. 3 volte).
14) “Da quando ho accettato la videochiamata non mi dedica più nulla.” DELLA GRADEVOLEZZA: oh, questo è un problema, non si corrisponde all’immagine idealizzata. Non c’è soluzione. L’aver dato indicazioni precise, o meno, conta poco. Un rifiuto è sempre duro da accettare, ma va fatto. Regalatevi una coccola speciale e voltate pagina, non siete in assoluto sbagliate, semplicemente non siete giuste per l’Artista, capita anche alle migliori e il video è lì a dichiararlo, quindi, si ritorni all’antico e potente vecchio adagio: chi non vi ama non vi merita!
15) “Da quando ci siamo incontrati non mi dedica più nulla.” DELLA SPIACEVOLEZZA: spiace, ma non è scattata la scintilla. Magari la gradevolezza c’era, ma la compatibilità a pelle non è stata invitata all’appuntamento, e ve ne siete accorte. In qualche modo ne siete anche rimaste sollevate e non avete fatto nulla, nulla, nulla, per far funzionare l’incontro. In certe occasioni si ha addirittura voglia di scappare. Ecco, la prossima volta osate: scappate!
16) “Da quando glie l’ho data non mi dedica più nulla.” LA SINDROME DA TROFEO: sì, bellissimo, ambito, agognato trofeo. Qual è il posto di un trofeo? Sulla mensola (a prender polvere). TIMOR PANICO: esiste e vive in mezzo a noi. Il panico è un animaletto poco docile che usa saltar fuori quando meno ci si aspetta e l’Artista può esserne vittima al pari degli altri. Troppo coinvolgimento duole a chi si teme in amore. Scordatevi d’essere la terapia! INCASTRI: eh, niente, non ha gradito la vostra particolare mossa dell’aragosta. Qualche domanda potete pur porvela: che non vada bene per tutti? che non vada bene proprio con nessuno? è ora di rinnovare il parco posizioni magiche? Le domande sane non guastano, ma con cautela, siete Muse.
17) “Da quando non ho accettato di dargliela, mi dedica cose terribili.” IL CAMPANELLO D’ALLARME: c’è un solo modo per dirlo: ARIA!!!
18) “Da quando non gliel’ho data mi dedica cose bellissime. (Camelia Nina)“ L’ETERNO VIRGINEO: ecco, la situazione è assai confortevole e appagante per il piccolo e amato Ego… ma la carne?
19) “Continua a dedicarmi canzoni di Gigi D’Alessio. (Centoquarantadue)“ DELL’ESTRANEITÀ: c’è qualcosa, qualcosa che non capite, non vi spiegate quella sensazione di estraneità che coglie a un tratto, il dubbio sonoro di un equivoco, il fastidio fisico, la nausea mattutina, un senso di stanchezza… siete incinte!E non è la notizia peggiore: il padre è lui! Gli amanti di Giggino hanno lo spermatozoo veloce, è ora che lo sappiate.
20) “Son stanca de esser corteggiata dalli defunti vaginae!“ LO SEGAIOLO STOLTO: esso appare se la Divina Musa è provvista sopratutto di mammella procace, e per levarsi dalle caviglie siffatto sfrangiator d’organi altrui, ella allontanerà dalla sottana – anco per non esser accusata di pulcredine o impudicizia – a colpi di cilicio lo molesto impestatore spacciatosi per principe dell’arte. (by Adriano)
I VOSTRI CONSIGLI
unallegropessimista Dice: Comunque dipende per chi si fa la musa. A pittori la devi dare. Marta Marzotto il culo di Renato Gottuso. Amanda Lear Savator Dalì Ai poeti assolutamente non devi dargliela, continueranno a scrivere poesie. Petrarca e Laura, Dante e Beatrice. I cantanti vi dedicheranno canzoni all’inizio e alla fine della storia. Ramazzotti Hunziker, Ligabue e Donatella Missori. Gli scrittori al massimo un libro. Quindi come vedi dipende per chi diventi musa. In ogni caso se vuoi essere eterna musa non devi dargliela mai.
zipgong Dice: ritorniamo alla lectio magistralis. Primo. Non dargliela. Secondo. Non dargliela ma con il contorno. Terzo. Il dolce alla fine ci vuole. Dai, dagliela.
andream2016 Dice: Ok! Dialogo: Musato: “oh mia musa ecco un quadro a te ispirato” Musa: “fa schifo!” Musato: “ma è un’ode alla tua bellezza!!” Musa: “te lo dico io che fare, prendi la tua «ode» arrotolala e ficcatela su per il deretano! E se insisti ti denuncio per stalking!!” Della serie « i musati sono bestie anco loro, muse, non feriteli »
Dopo la lettura del piccolo manuale di sopravvivenza per Muse scritto egregiamente da Endy (e che potete trovare qui), ho pensato che in questi tempi di lotte per il conseguimento della parità, anche gli uomini meritano un occhio di particolare premura e considerazione.
Perché certe cose accadono a tutti. Indistintamente!
NB Questo articolo nasce come speCulare a quello di Endy, come già detto, ma gode di una sua esistenza autonoma e individuale. Per cui non so se e quando seguiranno. approfondimenti.
Buona lettura.
UOMI! INUTILE GIRARCI ATTORNO, A QUALCUNO CAPITA, IN QUESTI LUOGHI INTERNETTIANI AMENI ANCHE A PIÙ DI QUALCUNO: SI DIVENTA “MUSI: I SPIRATI”. ADDENTRIAMOCI QUINDI NELLA MATERIA, ABBEVERIAMOCI ALLA CHIARA FONTE DELLA CONSAPEVOLEZZA E IMPARIAMO A VIVERE TALE FELICE STATO IN SERENA LEGGEREZZA. INIZIA OGGI IL BREVE CORSO DI SOPRAVVIVENZA PER MUSI.
“Cantami o Divo Di quel peloso Muso L’irta barbetta che infiniti addusse lutti ai Clitoridei. Molte (donne n.d.r.), anzi tempo all’Orco, generose inflataron (anglicismo) negli oboi, O erano cani? O augelli? Orrido e infasto lor pelo rasò (così per Giove! l’alto consiglio anche sulla tempia), da quando primamente disgiunse aspra contesa Tra il Prurito, l’ Artrite e il sivo (arcaico per sporco) a mille.“
Il muso è un veicolo per. Un forma che attira. Un abitacolo quando. Un motore se. Un’autoscuola, in ogni caso. La voglia in movimento. L’ispirazione. Ma mai, dico mai, una destinazione!
1) VEICOLO: il muso è un veicolo per. Portare in giro denti e lingua, nonché saliva (saliva indica proprio che è un nesso di trasporto!) in un tempo limitato. È, per così dire, il modo più agevole e veloce per.
2) FORMA: una forma che attira. Ebbene sì, il muso è una forma della quale poco si indaga il contenuto. Riluce e attira, poiché lucido e riflettente. Riflette ciò che vi si proietta addosso. È uno specchio traslato. Come quello del cesso che denuncia sempre un wc in bella mostra.
3) ABITACOLO: un abitacolo quando. Quando la vita è triste e cupa, piena di solitudini e frustrazioni, ecco che il muso diventa la giusta e perfetta espressione dell’esistenza.
4) MOTORE: un motore se. Se il proprio motore è spompato, con all’attivo troppi chilometri macinati e vien meno la spinta propulsiva originale, ecco che il muso rappresenta l’ausiliario del traffico.
5) AUTOSCUOLA: un’autoscuola, in ogni caso. Dire navescuola pareva brutto e inappropriato, ma il concetto quello resta.
6) VOGLIA: la voglia in movimento. Oh, sempre sia benedetta una voglia che si sveglia dai torpori del quotidiano!
7) ISPIRAZIONE: l’ispirazione. Ovvero la scintilla crativa, quell’essere divinità cratrice che si esplica non solo nel dar seguito a una progenie, ma nel generare “oggetti” nuovi e personali, talvolta baciati dall’anelito universale.
8) MAI LA DESTINAZIONE: mai, dico mai, la destinazione! E qui siamo al vero nodo dolente. Il muso non è destinatario di amore, ne è solo la scusa per riscoprirlo. Ma per ora, copriamolo.
CORRISPONDENZE TRA LE CARATTERISTICHE SUCCITATE, I MUSI E LE ARTI CUI SOVRINTENDONO
I musi
1) Musumeci —》 geografia 2) Aculodigallina —》geometria sacrale 3) Musone —》tragedia 4) Mustang —》 arti meccaniche 5) Duro —》 lirica accorata 6) Mousse (dialettale) —》 g-astronomia 7) Musetto —》 poesia amorosa, musica neomelodica e lirica meroliana 8) Museruola —》 commedia2019 o abbreviato c-19
OK, È UN PO’ FORTINA, MA COME NEGARLO? DI SEGUITO L’ILLUMINANTE POST SUL NUOVO FARO DELLA CULTURA ITALIANA! (GRAZIE DEBBY PER IL REGALONE, MA I MIEI POST SONO TUTTI GODIBILISSIMI 😛 )
In coda al suo ormai leggendario “Manuale di sopravvivenza per muse” le pagine letterarie dei più letti quotidiani m o n d i a l i s’accendono di riscontri e prese di posizione ….. finalmente è DIBBBBATTITO!!!!!! 😀 😀 😛 😛
Musa a chi? Storie di donne rimaste nell’ombra
di Lara Crinò
Proserpina, di Dante Gabriele Rossetti, raffigura Lizzie Seddal, compagna e musa dell’artista
Da Lou Andreas-Salomé, che ispirò Rilke e Nietzsche, alla fidanzata di Kerouac, Alene Lee. In un’antologia intitolata ironicamente “Musa e getta”, sedici scrittrici italiane ripercorrono l’esistenza di signore “indimenticabili ma a volte dimenticate”. Per riportarle al centro della scena, come qui spiegano le curatrici del progetto.
tratto da “La Repubblica” online del 1° marzo 2021
12) “Ho scoperto che altre donne sono certissime che l’opera sia stata dedicata a loro.” L’OPERA POLIVALENTE: è quell’opera ispirata che, guarda un po’, ha valore per più persone. Ora, non parliamo di una semplice immedesimazione, un sentire universale, la capacità dell’opera di parlare a molti cuori, no, qui si parla di una rete a strascico. Cos’è una rete a strascico? La rete a strascico è l’opera, creata da un abile Artista, composta da riferimenti a più Muse. Ciascuna coglierà il riferimento unico e univoco e considererà l’opera a sé dedicata, felice. È indubbiamente una tecnica che implica cura e attenzione, ma il suo rapporto impegno/benefici la rende in assoluto la più economica. Quando le Muse hanno occasione di confrontarsi sull’arte che hanno ispirato, capita che la costernazione si presenti di fronte a quell’unico prodotto comune a tutte. Non mancano esclamazioni tipo: “la rosa è il mio fiore, io sono la rosa dai petali vellutati e dal profumo intensissimo!”; “il mare è la metafora del suo sentimento da quando ha iniziato a dedicarmi opere!”; “la luna, cazzo, sono sempre stata la sua luna!”. Ebbene sì, l’opera polivalente ha dentro tutto. Ma indaghiamola con attenzione, per riconoscerla. CARATTERISTICHE DELL’OPERA POLIVALENTE: 1) Presenza di più immagini simboliche (che una Musa si complimenta per l’uscita dal conseueto codice amoroso, credendo d’ispirare, di tanto in tanto, un soffio di eccentrica novità!); 2) Vaghezza (l’occhio è di fuoco, dolce, luminoso, i capelli son di seta, morbidi, sul viso, tra le dita, il seno è… il capezzolo è un bocciolo turgido, i fianchi morbidi, le mani bellissime; scordatevi colorazioni, forme effettive, tutto ciò che identifica, scordatevi soprattutto il nome!); 3) Richiesta (sì, perché c’è chi ha dato e chi deve dare; chi ha dato che si replichi, chi deve dare cosa sta aspettando ancora?); 4) Collocazione a-temporale (vaghezza + metafora; l’attimo è inevitabilmente elevato e prende le sembianze di un immaterico vissuto, sia pur carnale, impossibile da piazzare qui o lì nel tempo, nello spazio, nella situazione reale.). Che fare quando ci si accorge della polivalenza dell’opera? Una cosa faticosissima: cercare le altre Muse e parlarsi. Ma questo farà sparire l’Artista! Oh, sì, capisco. Come si fa a sapere se un’opera è genuina e dedicata solo a me? Il metodo più sicuro? L’opera non pubblica, bensì privata. Certo, l’Artista seriale lo è anche in questo e invierà molteplici opere personalissime tutte uguali, ma che fatica! Comunque non rischierete che quella nata per voi serva smaccatamente e pubblicamente da esca per altre Muse… sempre antipatico, no?
13) “Mi corteggia in modo serrato e non so come arginare la cosa.” LO STOP: lo so, è brutto, è la morte della Musa interiore, ma quando la cosa vi asfissia è arrivato il momento di prendere aria. Quanta aria, vedete un po’ voi. Di vero c’è solo una cosa: se vi sentite a disagio, c’è qualcosa di sbagliato, da indagare: FATELO!
IL CONSIGLIO IN PIÙ
Le altre Muse sono risorse importanti. Non lasciatevi mettere in competizione e aiutatevi, perché il momento della sostituzione, che piaccia o meno, arriva per tutte.
10) “Mi ha detto un mucchio di bugie.” BUGIE IN ENRATA: diciamolo, sono tante. Del tutto comprensibile, sia chiaro, cosa non farebbe l’Artista per avvicinarsi all’immagine ideale che ci ha acchiappate? Di tutto. Sì. Anche qualcosa di più. Ah, umana debolezza! La tentazione è fortissima ed è semplice mettere in atto il castello di parole e fantasie. La casistica continuamente offre le più belle e immaginifiche trasfigurazioni; sarebbe facile ingentilire il testo riportandone alcune, ma no, ognuna pensi alla propria esperienza, c’è di sicuro ottimo materiale per ridere diversi minuti. Ovvio, non c’è riso se la situazione è in corso (permane un simpatico misto di sconforto e incazzatura rivolto alternativamente a sé o all’Artista.). Quindi, Signore, abituatevi ad applicare la TARA! Non incolpatelo ripetutamente, è inutile. Vi ha detto di essere un figo pazzesco? TARA! Di essere solo? TARA! Di amare unicamente voi? TARA! Di essere ricchissimo? TARA! La tara è indispensabile, ma non risolve, soprattutto nel caso in cui lui vi abbia davvero sommerse di balle, così tante da rendere impossibile il denudarsi di fronte ai vostri complici occhi. E quindi? E quindi il rischio sostituzione di persona è dietro l’angolo. Terribile, lo so, ma Cyrano è un classico sempre attuale. Esiste un’alternativa? La buona notizia è che l’alternativa esiste e si chiama spoglia la cipolla. Sì, si piange e non si sa dove si va a finire a forza di togliere e pulire, ma… non eravate interessate al suo cuore?
11) “Gli ho detto un mucchio di bugie.” BUGIE IN USCITA: diciamolo, sono tante. Del tutto comprensibile, sia chiaro, cosa non fareste per avvicinarvi all’immagine ideale in chi avete acchiappato? Di tutto. Sì. Anche qualcosa di più. Ah, umana debolezza! La tentazione è fortissima ed è semplice mettere in atto il castello di parole e fantasie. (Questo incipit è praticamente identico a quello del punto precedente: è vero, non ho fatto distinzioni.) E adesso? Adesso sono “cazzi amari” (ringraziamo, per il prestito del modo di dire, il M.R.D.F.M.R. o Movimento di Riconoscimento Dignità alle Frasi dalla Miglior Resa). Ben dice chi sostiene che la verità paghi sempre: è una bugia anche questa. La verità paga in casi eccezionali e non subito, ma a 30/60/90 giorni, come foste una fattura. Sono sicura di essere il caso eccezionale, tutto sommato sono addirittura piacente. Attenzione! Non sottovalutate mai la vostra peggiore antagonista: voi, nella sua testa! Nei mesi son successe cose, vi ha attribuito vezzi, gesti, modi d’essere e di fare… ABITI! Ok, anche mugolii, abilità amatorie, frasario e di sicuro non ha visualizzato la cellulite. Per lui sarà comunque dura. E quindi? E quindi lo si prepara. E poi, è il caso di ricordarglielo, non aveva chiuso con il passato? Ecco, fategli includere anche il vostro passato prossimo.
IL CONSIGLIO IN PIÙ
Quando il giorno verrà, regalatevi reciprocamente l’elenco delle balle profuse. Vi hanno detto che non si fa? Che guai ad ammettere? Ok, mi contraddico, ebbene mi contraddico: la verità paga, più o meno, sempre.
7) “Ha iniziato a chiedermi di mandargli immagini di parti del mio corpo per aiutare l’ispirazione.” L’IMMAGINE: che dire, va a gusti. Alla Musa può piacere essere un po’ esibizionista, sia pur protetta dall’immancabile promessa “tengo l’immagine per me, ma se vuoi la cancello all’istante”. Attente a cosa mandate però, oh Muse, potreste pentirvene amaramente ritrovando la vostra patonza a grandezza innaturale sbattuta sui muri della vostra città, o usata in promiscui giri d’affari che non vi riguardano, ma che esistono. L’immagine è tante cose: un trofeo di guerra (e va esposto come ogni buon trofeo, se no che trofeo è?), una stimolazione immaginifico-ghiandolare, un feticcio, un oggetto contro il quale scaricare ire, un simulacro, uno strumento ricattatorio; perciò pensate e valutate con attenzione, uscite per un attimo dallo stato confusional-narcisistico e riflettete sulle conseguenze. E la fiducia? …AHAHAHAHAHAHAHAH! Quindi che foto mando? Il gomito! Un ottimo consiglio, qualora le richieste fossero incessanti e fastidiose, lo fornisce Biagina Danieli(nel commento del : “N.7 uhhhhhh….una volta, ma tempo fa, ho inviato foto di un Pisellone enorme, ha smesso di rompere” Per spirito di servizio, segnalo un luogo in cui poter trovare qualche pezzo d’arte che ben si presta alla situazione (grazie Andream per arricchire ogni giorno il nostro triste immaginario): cazzi fantastici e dove trovarli – prima parte cazzi fantastici e dove trovarli – seconda parte
8) “Non vuole che risponda ad altri maschi.” LA GELOSIA: l’artista polimusico (con più Muse) è, con ogni probabilità, anche un ottimo esternatore di gelosia. E annessi. Il fatto di dedicare le proprie attenzioni a più Muse lo induce a credere che tutti siano poli-qualcosa e ciò lo porta a simpatiche forme di: stizza, muso, aggressività verbale, dispettucci, sputtanamento, provocazione di senso di colpa, sminuimento, bullismo, sarcasmo, offese in pubblico e in privato, stalking informatico, violazione della privacy. Se le cose dovessero farsi pesanti, oltre a limitare le forme di accesso alle vostre pagine, è una denuncia ciò che ci vuole: Cyberstalking (sito informativo della Polizia Postale e delle Comunicazioni)
9) “Ho finito i complimenti, ne vuole sempre di nuovi o si offende.“ DELL’INSAZIABILE: lo sapete in molte, si parte da un “che carino” e si arriva a “hai sconvolto la mia concezione di eurismo, costringendomi continuamente (ma continuamente continuamente) a trovare significati nuovi e, seppur non volendo, a trovare (ancora trovare e continuamente trovare) inedite suggestioni a O-G-N-I SINGOLA parola (suono, forma, quello che è…).” Fermate subito la progressione! Non sapete dove potrà infilarvi, anche a rate mensili, se non siete in grado di dire di no! Preparetevi, i capicci non mancheranno, quindi addestratevi tramite qualche seduta con piccoli despoti figli di parenti o amici (la vostra figliolanza è sconsigliata, poiché è necessario un ambito in cui il distacco risulti fin da subito elemento salutarissimo). Appena pronte, regalatevi uno stop, un passo indietro e sì, rischiate tutto, di nuovo, su ciò che davverò sentite per l’opera: che carino!
All’inizio ho gradito, ma con il tempo si sono presentati problemi pratici, esistenziali e addirittura emotivi!
Musa in un momento di sconforto
Ecco allora alcuni pratici consigli per affrontare al meglio l’evenienza.
D) Il piccolo compendio di sopravvivenza.
1) “Mi ha dedicato un racconto: bruttissimo.” L’ABUSO DI BUONA CREANZA: sì, diciamolo, non tutto ciò che ispiriamo esce col buco e sì, diciamolo, a forza di compiacere l’artista si incorre in indicibili malori. La vostra buona creanza è un problema. Florida e bella, polposa come un frutto maturo, la buona creanza si presterà a essere fraintesa e violata, continuamente violata, in una parola: abusata. Per quanto possa costare, non siate troppo entusiaste di fronte a un’arte brutta, è diseducativo per l’artista e non lo aiuterà a raggiungere le vette dell’Arte. Lo fate per l’Arte, l’Artista e per il vostro stato psico-fisico. Dite che è brutto!
2) “Una poesia, bella era bella, ma non ho capito nulla.” LA MANCATA COMPRENSIONE DELL’OPERA: oh, talvolta le parole, come le forme e le note, sono messe insieme con una logica molto personale. Sì, è come pensate… alla cazzo! La comprensione fugge, con il senso; sono di fatto una bella coppia e quando scappano lo fanno alla grande, lasciandovi interdette. Non abbiate timori, non siete voi a essere ignoranti e stupide e non coltivate pudori inutili, ditelo: non ho capito.
3) “Sono finita in un quadro astratto e non mi sono trovata.” “Continua a rappresentarmi bionda: sono castana.” MANCATA COINCIDENZA DI ATTRIBUTI FISICI E MORALI: duole, fa male, sì, non è sbagliato sentire le urla del vostro piccolo Narciso interiore, ha tutte le ragioni del mondo. Quando l’Artista esagera e vi proietta addosso un’immagine ideale troppo lontana, il dubbio è lecito e va esplicitato: hai cambiato musa?
4) “Continua a dedicarmi liriche chiamandomi con il nome della ex-moglie.” IL NOME ERRATO: Santissimo Ragazzo, ma, ma, ma! Non si sorride davanti al nome errato, non si nicchia, non si sorvola perché solo voi sapete quanta acidità di stomaco provoca, quindi, prevenire l’ulcera è prioritario. La Musa qui non può lasciar correre. È indispensabile una strigliata con la spazzola dai denti di ferro. Pretendete di essere chiamate per nome ogni volta che vi rivolge la parola. L’alternativa è l’uso della succinta frase, terribile da sentirsi porre, “come mi chiamo io?” spruzzata a pioggia sulle conversazioni.
5) “Mi ha dedicato una canzone riciclando un vecchio testo.” IL RICICLO: qui, Signore mie, è utile la prova. Le sensazioni non contano, è indispensabile la flagranza di reato. Certo, l’Artista avrà un bel dire che il suo linguaggio artistico è composto da quei cinque elementi lì, ma plagiare se stesso a fronte di differenti Muse è un’onta più per lui che per voi. Perciò non esitate, siate magnanime nella sottolineatura e, permettendovi anche di sbottare, affermate il vero: ma l’hai riciclato!
6) È SERIALE L’essere polimusico di un Artista non è in assoluto un tratto disdicevole. Lo diventa quando si dichiara innamorato. Perdutamente innamorato. Poichè la condizione del perdutamente innamorato comporta un notevolissimo consumo di energie psico-fisiche, è chiaro che il moltiplicarsi in analoghe dichiarazioni ad altre Muse nasconde una forma menzognera, atta a mantenerevi in compiacenza. La responsabilità non è delle colleghe, bensì della leggerezza con la quale l’Artista dichiara il suo perduto amore. Ecco, siate il suo amore perduto e permettetevi un sonante e liberatorio ma vaffanculo!
Musa – vista da terga, con scogli e mare. (immagine da qui)
DONNE! Inutile girarci attorno, a qualcuna capita, in questi luoghi internettiani ameni anche a più di qualcuna: si diventa muse ispiratrici. Addentriamoci quindi nella materia, abbeveriamoci alla chiara fonte della consapevolezza e impariamo a vivere tale felice stato in serena leggerezza. INIZIA OGGI IL BREVE CORSO DI SOPRAVVIVENZA PER MUSE.
A) L’oggetto del contendere: l’Amore.
Musa (musa) oh mia musa…
artista a caso
Di quell’amore dichiarato, cantato, declarato, inutile dirlo, le tracce sono tutte nell’opera che la musa ispira. E lì resta. Dell’amore purissimo e profondo esiste solo un costrutto linguistico, visivo, sonoro vuoto. D’altro, vuoto. Questo è ciò che la musa deve sapere e tener sempre a mente, poiché ella è mezzo e mai fine.
B) Per una moderna enunciazione:
“La musa è un veicolo per. Un forma che attira. Un abitacolo quando. Un motore se. Un’autoscuola, in ogni caso. La voglia in movimento. L’ispirazione. Ma mai, dico mai, una destinazione!”
endorsum
LA MUSA È
VEICOLO: la musa è un veicolo per. Andare da qui a lì in un tempo limitato. È, per così dire, il modo più agevole e veloce per mettersi su una strada che porta a. Dove porta? In infiniti luoghi, spesso tutti interni all’artista. Talvolta esterni come una mostra, una pubblicazione, un concerto, in ogni caso porta all’ammirazione di un pubblico più vasto.
FORMA: una forma che attira. Ebbene sì, la musa è una forma della quale poco si indaga il contenuto. Riluce e attira, poiché lucida e riflettente. Riflette ciò che vi si proietta addosso. È uno specchio traslato. Solo uno specchio? Sì, solo uno specchio utile alla conoscenza dell’artista stesso. Egli si conosce, ignorandovi totalmente. È un paradosso. Non importa con quanta dovizia di particolari descriva la piega del vostro sorriso, l’artista indaga unicamente le proprie capacità descrittive ed espressive e la gioia che ne deriva.
ABITACOLO: un abitacolo quando. Quando la vita è triste e cupa, piena di solitudini e frustrazioni, ecco che la musa è il contenitore perfetto per abitare: è il sogno da alimentare e dal quale essere alimentati: un utero. Un utero? Certamente, l’esperienzia primigenia, il luogo caldo e accogliente nel quale percepirsi esseri al sicuro. Che lo si voglia o meno, si è il dolce porto nel quale attendere il passaggio della tempesta, per poi ripartire più gagliardi e pimpanti che pria.
MOTORE: un motore se. Se il proprio motore è spompato, con all’attivo troppi chilometri macinati e vien meno la spinta propulsiva originale, ecco che la musa rappresenta il motore ausiliario . Cioè? Cioè l’artista ha la rara capacità di funzionare in modalità ibrida: quando il motore a benzina è a secco, parte quello elettrico, cerebrale, sinaptico, innescato dalla curiosità di provarsi su un nuovo oggetto di gioco: voi.
AUTOSCUOLA: un’autoscuola, in ogni caso. Dire nave scuola pareva brutto e inappropriato, dato l’uso dell’immagine di un veicolo a 4 ruote, ma il concetto resta. Fatevene una ragione, in questi luoghi internettiani ameni la musa è una palestra. Una palestra? Ovvio che sì, un luogo nel quale esercitarsi in prossimità di una sfida vera e concreta nella quale tutte le abilità messe in campo dovranno essere utilizzate al loro meglio.
VOGLIA: la voglia in movimento. Oh, sempre sia benedetta una voglia che si sveglia dai torpori del quotidiano! Benché nascosta sotto strati e strati di arte bene o mal creata, la voglia fa capolino e certifica l’esistenza in vita dell’artista. Una voglia sconcia? Sempre! Ma non c’è nulla di male in questo, è alla radice della vita, della conoscenza e carburante corrisposto della curiosità esistenziale.
ISPIRAZIONE: l’ispirazione. Ovvero la scintilla creativa, quell’essere divinità creatrice che si esplica non solo nel dar seguito a una progenie, ma nel generare “oggetti” nuovi e personali, talvolta baciati dall’anelito universale. Per merito mio? Per merito dell’interazione che l’artista ha con l’idea di te, oh musa. Di idee si parla. E di interazione con esse.
MAI LA DESTINAZIONE: mai, dico mai, la destinazione! E qui siamo al vero nodo dolente. La musa non è destinataria di amore, ne è solo la scusa per riscoprirlo. L’artista si accalora, eccita, accende e tanto basta. Come sarebbe a dire? Sentirsi vivo è tutto ciò che cerca, la musa è un mezzo, non la destinazione.
E L’AMORE? QUELLO CHE VIVIFICA E CURA? QUELLO CHE ACCOGLIE E PROTEGGE? QUELLO CHE CONDIVIDE E PROGETTA? QUELLO DELLA FIDUCIA E DELL’ESTREMO SACRIFICIO (TANTO OSANNATO)?
Dopo la lettura del piccolo manuale di sopravvivenza per Muse scritto egregiamente da Endy (e che potete trovare qui), ho pensato che in questi tempi di lotte per il conseguimento della parità, anche gli uomini meritano un occhio di particolare premura e considerazione.
Perché certe cose accadono a tutti. Indistintamente!
NB Questo articolo nasce come speCulare a quello di Endy, come già detto, ma gode di una sua esistenza autonoma e individuale. Per cui non so se e quando seguiranno. approfondimenti.
Buona lettura.
UOMI! INUTILE GIRARCI ATTORNO, A QUALCUNO CAPITA, IN QUESTI LUOGHI INTERNETTIANI AMENI ANCHE A PIÙ DI QUALCUNO: SI DIVENTA “MUSI: I SPIRATI”. ADDENTRIAMOCI QUINDI NELLA MATERIA, ABBEVERIAMOCI ALLA CHIARA FONTE DELLA CONSAPEVOLEZZA E IMPARIAMO A VIVERE TALE FELICE STATO IN SERENA LEGGEREZZA. INIZIA OGGI IL BREVE CORSO DI SOPRAVVIVENZA PER MUSI.
“Cantami o Divo Di quel peloso Muso L’irta barbetta che infiniti addusse lutti ai Clitoridei. Molte (donne n.d.r.), anzi tempo all’Orco, generose inflataron (anglicismo) negli oboi, O erano cani? O augelli? Orrido e infasto lor pelo rasò (così per Giove! l’alto consiglio anche sulla tempia), da quando primamente disgiunse aspra contesa Tra il Prurito, l’ Artrite e il sivo (arcaico per sporco) a mille.“
Il muso è un veicolo per. Un forma che attira. Un abitacolo quando. Un motore se. Un’autoscuola, in ogni caso. La voglia in movimento. L’ispirazione. Ma mai, dico mai, una destinazione!
1) VEICOLO: il muso è un veicolo per. Portare in giro denti e lingua, nonché saliva (saliva indica proprio che è un nesso di trasporto!) in un tempo limitato. È, per così dire, il modo più agevole e veloce per.
2) FORMA: una forma che attira. Ebbene sì, il muso è una forma della quale poco si indaga il contenuto. Riluce e attira, poiché lucido e riflettente. Riflette ciò che vi si proietta addosso. È uno specchio traslato. Come quello del cesso che denuncia sempre un wc in bella mostra.
3) ABITACOLO: un abitacolo quando. Quando la vita è triste e cupa, piena di solitudini e frustrazioni, ecco che il muso diventa la giusta e perfetta espressione dell’esistenza.
4) MOTORE: un motore se. Se il proprio motore è spompato, con all’attivo troppi chilometri macinati e vien meno la spinta propulsiva originale, ecco che il muso rappresenta l’ausiliario del traffico.
5) AUTOSCUOLA: un’autoscuola, in ogni caso. Dire navescuola pareva brutto e inappropriato, ma il concetto quello resta.
6) VOGLIA: la voglia in movimento. Oh, sempre sia benedetta una voglia che si sveglia dai torpori del quotidiano!
7) ISPIRAZIONE: l’ispirazione. Ovvero la scintilla crativa, quell’essere divinità cratrice che si esplica non solo nel dar seguito a una progenie, ma nel generare “oggetti” nuovi e personali, talvolta baciati dall’anelito universale.
8) MAI LA DESTINAZIONE: mai, dico mai, la destinazione! E qui siamo al vero nodo dolente. Il muso non è destinatario di amore, ne è solo la scusa per riscoprirlo. Ma per ora, copriamolo.
CORRISPONDENZE TRA LE CARATTERISTICHE SUCCITATE, I MUSI E LE ARTI CUI SOVRINTENDONO
I musi
1) Musumeci —》 geografia 2) Aculodigallina —》geometria sacrale 3) Musone —》tragedia 4) Mustang —》 arti meccaniche 5) Duro —》 lirica accorata 6) Mousse (dialettale) —》 g-astronomia 7) Musetto —》 poesia amorosa, musica neomelodica e lirica meroliana 8) Museruola —》 commedia2019 o abbreviato c-19