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Il Ticinese a Milano

David Castello-Lopes – Sono ticinese (Je suis pauvre mais je suis sexy)

Lo amo già. È stato più forte di me. Dapprima gli ho resistito, ma poi è stata fatta e così sono diventata una grandissima fan di una nuova figura mitologica: il Ticinese a Milano.

Spiego. Il Ticinese a Milano è un diversamente italiano che per vari motivi stanzia provvisoriamente sul territorio del nostro bel Paese.

Uso diversamente italiano poiché il termine straniero sarà presto rimosso dal vocabolario-politicamente-corretto. La tendenza si muove in questo senso e lo si evince dalla massiccia sostituzione del lemma.

Qualche esempio. Lo straniero è connotato come:

  • clandestino (quando dimostra di non avere i requisiti per entrare nella UE);
  • immigrato (quando, quando, quando? Il concetto di migrazione parla di uno spostamento; con le sue varianti immigrazione ed emigrazione chiede che si specifichino i luoghi di partenza e approdo);
  • forza lavoro (magari a buon mercato);
  • nuovo italiano (se di seconda generazione e in attesa del conferimento della cittadinanza, perciò, fino a quel momento, sostanzialmente apolide);
  • contribuente (eh sì, anche lo straniero paga le tasse e le pensioni di chi ne fruisce… lo straniero passa, stanzia e paga);
  • turista (per soli due mesi, ma di pacchia per chi lo accoglie);
  • investitore (altra figura mitologica).

Ma torniamo al Ticinese a Milano, perché appassionarsene?

1) Perché ne sono affascinata. Ogni volta che dal macro passo al micro mi appassiono alle storie personali.
2) Perché mi serve. Lui, il Ticinese a Milano, mi aiuta a capire qualcosa che non è di facile comprensione e lo fa come solo uno svizzero può, ponendo domande precise e pretendendo risposte precise.

Quindi!

Ecco a voi l’articolo del CORRIERE DEL TICINO! Buona lettura.


Autrice: Valentina Coda

Super green pass in Italia, come fare con turisti, privacy e controlli?

27 novembre 2021 , 06:00 – Mondo

LE IPOTESI  
L’introduzione della certificazione verde rinforzata dal 6 dicembre solleva parecchie domande sulla compatibilità con il pass europeo, il trattamento dei dati sensibili e le modalità di controllo – La normativa europea è chiara, ma il paradosso potrebbe essere dietro l’angolo – L’app Verifica C19 verso l’aggiornamento

Super green pass in Italia, come fare con turisti, privacy e controlli?
© Shutterstock

Il via libera al super green pass da parte del Consiglio dei ministri sta creando confusione tra i turisti che intendono recarsi in Italia dopo il 6 dicembre. Il nuovo decreto, infatti, fa acqua da più parti, soprattutto per quanto riguarda la compatibilità tra la certificazione verde rinforzata e il pass europeo, il trattamento dei dati sensibili le modalità di controllo.

Italiani no, turisti sì?
Anche il quotidiano italiano «Il Sole 24Ore» si è interrogato sul nodo della compatibilità e sul possibile paradosso che potrebbe verificarsi con l’introduzione della certificazione verde rinforzata. In buona sostanza, lo scenario che si potrebbe palesare sarebbe quello in cui il cittadino italiano, non vaccinato o guarito, potrebbe sì vedersi chiudere le porte in faccia di un ristorante o un di cinema, ma la stessa sorte non toccherebbe a un turista svizzero oppure a uno francese perché esonerati da qualsiasi restrizione alla libera circolazione. Una matassa da sbrogliare non di poco conto per il Governo capitanato da Mario Draghi visto anche l’avvicinarsi del periodo natalizio. La normativa europea in materia di certificazione sanitaria non lascia spazio a libere interpretazioni e stabilisce che il pass UE – ottenibile con certificato di vaccinazione, guarigione o con tampone negativo – venga accettato da tutti gli Stati membri. Inoltre, si legge sul sito dell’UE, «gli Stati membri dovranno astenersi dall’imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di un certificato Covid digitale dell’UE, a meno che esse non siano necessarie e proporzionate per tutela della salute pubblica» e, in tal caso, gli Stati devono «informare la Commissione e tutti gli altri membri e giustificare tale decisione». Fonti di governo riferiscono tuttavia che, per i turisti stranieri, varranno le medesime regole che dovranno rispettare gli italiani. Tradotto: chi non è vaccinato potrà sì entrare in Italia e soggiornare in albergo con il tampone, ma non potrà andare al cinema, a teatro e nemmeno a mangiare nei ristoranti al chiuso.

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Risposte in questo senso non sono ancora arrivate dal Governo italiano, proviamo quindi a sollevare qualche domanda sul procedimento di verifica che dovrebbe avvenire per quanto riguarda il super green pass e i certificati sanitari adottati dagli altri Stati membri UE. Premessa: ricordiamo che dal 6 dicembre fino al 15 gennaio i vaccinati o i guariti potranno accedere a ristoranti, locali, eventi e manifestazioni culturali e sportive, mentre con il tampone negativo ci si potrà unicamente recare al lavoro e utilizzare i mezzi pubblici. Detto questo, ipotizziamo che un ticinese munito di tampone negativo si rechi in treno a Milano il 7 dicembre e, dopo essere arrivato in stazione Centrale, decida di prendere la metropolitana incappando in un controllo. L’app di verifica del controllore è diversa da quella del ristoratore? Teoricamente, dovrebbe dare luce verde sulla metropolitana e luce rossa all’entrata del ristorante. La domanda in questo caso allora è lecita: l’applicazione come fa a distinguere dove si trova il ticinese? Al momento non ci sono risposte chiare sul procedimento.

La questione della privacy
Il problema della compatibilità tra il super green pass e il pass europeo è collegato inevitabilmente alla questione della tutela dei dati sensibili. Le criticità non sono di poco conto, visto che in Italia nessuno avrebbe diritto – a parte le autorità – di chiedere se una persona è vaccinata o meno. Ecco, il problema nasce proprio qui. Pare evidente, dal punto di vista tecnico, che con due tipi di permesso (super green pass e green pass base, ndr) occorrerà distinguere anche il documento che comprova l’avvenuta vaccinazione o il tampone. I ristoratori, ad esempio, dovranno avere la possibilità di distinguere chi può entrare e chi no. Parecchi grattacapi, quindi, per il Garante della privacy.

A tal proposito, appare chiaro che non ci sarà una nuova applicazione per eseguire i controlli. Verifica C19, oramai consolidata fra gli esercenti, sarà «semplicemente» aggiornata. I dettagli sono ancora da definire, ma secondo fonti di governo all’interno della stessa app vi saranno due funzioni distinte: la verifica del super green pass e quella del green pass di base. L’esercente, promettono sempre le fonti governative, non verrebbe a conoscenza dello stato vaccinale del cliente: la privacy, insomma, verrebbe salvaguardata. Ma, appunto, per il momento siamo ancora nel campo delle ipotesi. Pasquale Stanzione, il garante, ha ribadito più volte che vanno assolutamente evitate «discriminazioni in base alle scelte vaccinali» oltre alla necessità di garantire sempre «la riservatezza» in merito alle «scelte da ciascuno compiute in ordine alla profilassi vaccinale»

Controlli sui mezzi pubblici? «Impossibile»
L’obbligo del green pass base sui mezzi pubblici si prospetta come un flop clamoroso. I dubbi sulla reale fattibilità aumentano ora dopo ora e i controlli sembrano fare acqua da tutte le parti, senza contare il caos e i rallentamenti nelle corse. Secondo diversi media italiani, tra le ipotesi al vaglio del Governo ci sarebbero l’utilizzo dell’esercito e l’allungamento dei turni del personale, anche se l’idea ventilata sta facendo storcere il naso ai sindacati. Al Ministero dell’Interno, però, l’unica cosa chiara di questa disposizione pare essere l’impossibilità di controllare ogni persona che sale su un treno regionale o prende la metropolitana. L’Azienda dei Trasporti Milanesi, da noi contattata, fa sapere che attualmente non è giunta nessuna comunicazione da parte del Governo, nonostante stia circolando la bozza di un documento (non ancora firmato dalle autorità) in cui non si esclude la possibilità di limitare ai soli treni regionali l’obbligo del green pass.


Musalogia…

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