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Eppure

Vilhelm Hammershøi, Interno con donna di spalle (1898; olio su tela, 51,5 x 46 cm; Stoccolma, Nationalmuseum)

Ciao. Sì, ciao.

Così comincia e così finisce.

Sono una pazza, mi dico e me lo dico pensando a quant’altro ho perso. Non ho idea del lasciato, non voglio tenerne conto, so che è perso.

Eppure.

Una relazione quotidiana sul filo del ci sono-ci sei e ingordo il mio sguardo a frugare, mai pago. I soliti gesti, ormai, va da sé, solo talvolta più celeri.

Di quale soddisfazione si stia parlando non lo so più. L’andarmene ogni volta. Il suo stare. Il suono felpato delle mie scarpe da ginnastica, mai diverso, costantemente risolutivo a ogni incontro.

Chiara la luce, per non confondere, per non giocare con percezioni errate, per essere certa di quanto accade, e sempre buono il profumo. Da amare.

Eppure.

Di giorno in giorno m’interrogo: se potessi fare a meno di ciò che ha il sapore di un rito? Ma quale rito, è così e basta. Talvolta è la prova, la prova che cerco, intima, di riuscire a uscirne e cerco due occhi diversi, due mani migliori.

Legati.

Attimi sempre legati, al bisogno. E osservare il bisogno a pupille cattive, sviscerare il motivo fino al cuore: della dipendenza. Per scuotere ogni volta il capo, arresa. Che io scuoto il capo, lì ci sono le ragioni, lì i torti.

Oggi.

Rieccomi, con le solite vecchie speranze e il timore. Sempre presente. Rieccomi, con la lingua sulle labbra, ancora. E lo spazio chiaro. E una supplica: “Ciao, due mantovanine, grazie”.

161 risposte su “Eppure”

Integralista… della forneria!
(te l’ho detto di quella che tiene… ehm, teneva: coprifuoco… aperto al venerdì sera e sfornava focacce “fresce”, ma bollenti? No? Beh, è in un comune del bresciano!) 🤪

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sai che non so niente di criceti? l’unica volta che ci ho avuto a che fare, una bimba, figlia di amici ha liberato il suo sul pavimento; felice e senza scarpe (che i genitori così volevano in casa loro) è scivolata e PATAPAM! l’ha schiacciato… ho dovuto farmi del male fisico per non ridere di fronte alla tragedia umana e animale.

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anche, qualcuno 😀 comunque c’è stato un periodo in cui impazzava la carne, la pelle, le piume, insomma avevamo i nostri bravi allevamenti 😀

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ah, ok, qui si fa sul serio… la pasticceria, per quanto io sia salata, è da frequentarsi sempre e solo fuori dagli orari di scodellamento dolci: è una tortura altrimenti 😀 🤩

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Ah ah mi hai fregato, pezzo stupendo! 🤣 “E osservare il bisogno a pupille cattive” meraviglioso. Data l’ora e la lettura ho una fame pazzesca, mi accontento dei grissini rubatà… Magari con qualche quadretto di cioccolato, qui ne fanno di buono. 😉🤗

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Oh poetella, tu sostieni le ragioni della dipendenza e io ti do quotidianamente ragione andando cerimoniosa a trovarla, scrutando i prodotti sul bancone. 😉 (Azz, 25 euro, fa anche piccola gastronomia?)

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Yes… dei supplì da brivido… e parmigiana di melanzane… e pizzettine salate con pezzetti di cioccolata fondente… e focaccette con verdure varie… e centomila tipi di pane e di pizza farcita… me fanno morì! Quasi come l’amore mio 😉

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Ahah, ho visto le foto… Sembrano buone! 🤣🤣 Per fortuna che per me il cibo con glutine è ormai non cibo (ho iniziato la dieta a 6 anni) e non muoio di invidia… Anzi mi piace annusare le cose proibite! 😍
Sono anche intollerante ai latticini, ma lì sì, invidio la mozzarella di bufala 😱

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💖 più che altro il pre diagnosi, poi ormai negli anni ho imparato a cucinare in modo adatto a me… faccio piadine e torte veg che dichiaro vendibili! 😍😂
È una scocciatura fuori casa, ma è solo uno dei tanti motivi per cui esco poco 😅

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Lungi da me un simile ferale auspicio! Anche perchè non sapendo nulla di te, non potrei portarti nemmeno le classiche arance, in galera. Ma, visto che non saresti nelle possibilità di fare fronte a relativa ammenda, lasciamo perdere e ricominciamo dall’inizio…

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da noi si chiama anche Sìgola e una notissima canzone della tradizione ne narra le vicende in una relazione amorosa (sì, sarà quella lì, quante ce ne sono in giro?)

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sì… la tengo nel quadernetto delle lingue, in parte al quadernetto del cipiglio (hanno familiarizzato, prima si buttavano giù dalla libreria l’un con l’altro!)

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